Uscire dalla depressione significa cambiare il nostro rapporto con il tempo, saper aspettare, abbandonarsi alle forze interiori e aver fiducia nella vita
Cinzia è una trentacinquenne che lavora al banco informazioni di un ufficio pubblico. Detesta il proprio lavoro e lo svolge controvoglia. È scostante con il pubblico, insoddisfatta di se stessa e si sente in uno stato di profonda depressione. Sognava di lavorare tra i libri e adesso si sente sprecata. Si giudica una fallita, pensa che la sua sia una vita buttata: la depressione la sta spegnendo... La sua insofferenza è cronica, ma un giorno per caso trova su un libro una frase che la colpisce come un pugno: la pazienza non è guardare il muro, è rivolgere altrove l’attenzione aspettando che il proprio seme fiorisca. Rivolgere altrove l’attenzione aiuta a trovare la propria strada? Strano, pensa Cinzia. Lei trascorre il tempo libero a rimpinzarsi di dolciumi davanti ai social e a lamentarsi, come spesso fanno le persone che soffrono di depressione. Smettere di pensare ossessivamente alla propria vita? Magari... Già, perché non provare? Così inizia a fare volontariato con un’associazione di amici, riprende in mano gli amati romanzi, gira molto in bicicletta per la città, attività che ha sempre adorato ma aveva dimenticato, va a visitare mostre e poi pubblica piccole recensioni sul suo blog nuovo di zecca. La depressione comincia a diradarsi, ma non è ancora finita...
Al lavoro le capita di conoscere un professore universitario che è costretto a ritornare più volte nell’ufficio per una pratica complicata. Una parola tira l’altra, lei è stranamente premurosa, lui scopre la passione di lei per i libri e ha un’intuizione: vorrebbe aiutarlo a sistemare la biblioteca del suo dipartimento? È un lavoro gratis, ma Cinzia non ci pensa un secondo e accetta. Non solo, lo fa così bene che viene assunta come bibliotecaria. Appena ha smesso di lamentarsi e di crogiolarsi nella depressione, dedicando il proprio tempo a guardare un altro lato di sé invece che rimuginare sulla sua situazione, le cose si sono messe in moto da sole. Le convinzioni su di sé sono energie bloccate: appena ce ne liberiamo il nostro potenziale esplode e la depressione diviene un ricordo. Smettiamola di girare con invisibili cartelli appesi al collo: “sono un incapace”, “sono una cattiva madre”, “sono un fallito”, “sono un insicuro”. È molto differente dire: "Non sono capace di fare niente» dal dire: "Non sono capace di fare questa cosa, adesso». Forse, come è successo a Cinzia, non è il momento giusto per riuscirci, forse è addirittura la tua salvezza non esserne capace. Ogni maturazione necessita dei propri tempi. Occorrono nove mesi per fare un bambino. Non pretendere di passare dal seme al frutto. La vita è godersi i passaggi, stare nelle cose di volta in volta. Solo così, la depressione ci abbandona...