'Vorrei lasciarlo, ma il senso di colpa mi blocca'. Che fare?
Coppia e amore

'Vorrei lasciarlo, ma il senso di colpa mi blocca'. Che fare?

Non è la paura della sofferenza altrui a frenarti, ma il timore di scoprire altri volti di te, che devi incontrare per evolvere: ecco come agire

Quando una storia d'amore giunge al termine, spesso abbiamo paura di chiuderla definitivamente e crediamo di agire così per timore che l’altro possa stare troppo male. Così, il senso di colpa crea uno stallo che aumenta la sofferenza di entrambi. Ecco cosa racconta Maria:

“Ho 37 anni e sento che la storia con il mio compagno che credevo perfetta e che dura da anni sia ormai finita. L’ho tradito e questo mi ha fatto capire che con lui non stavo più bene; mi sono resa conto che non mi sentivo più desiderata e amata. E di non amarlo più. Glielo ho confessato, lui mi ha perdonato, ma io gli ho chiesto ugualmente di andarsene. L'ha fatto ma continuiamo a sentirci. Il problema è che sono piena di sensi di colpa per la sofferenza che gli ho provocato, lui vorrebbe tornare con me e io non riesco a chiudere definitivamente. Peraltro, l'avventura con l’altro è terminata subito. Penso di essere io il problema: sono una donna sensibile, empatica, altruista, ma anche insicura, ansiosa e dipendente. Come devo comportarmi?"

Indice dell'articolo

Sei in crisi per evolvere

La vita di coppia, quella di tutti, si svolge su due livelli: uno è profondo e riguarda le alchimie misteriose che tengono insieme due persone. Questo piano sfugge al nostro controllo cosciente ma è anche quello dove "risiede" il senso autentico di ogni storia d'amore. L'altro è superficiale e concerne i progetti, le speranze, le delusioni, ma soprattutto l'identità dei membri che compongono la coppia. Se questi due piani sono troppo distanti, andiamo in crisi e ci sentiamo dilaniati.

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Non definirti

Maria crede di sapere il motivo del senso di colpa che prova ma quel sentimento, che in superficie ha a che vedere con il dolore del compagno, nel profondo riguarda solo lei. Quel malessere evidenzia una lotta interiore in atto, fra una Maria nuova, più evoluta che sta nascendo e una vecchia che deve tramontare. Quest'ultima è quella che con la quale lei si è identificata a lungo e corrisponde all'immagine abituale che lei usa per definirsi, dandosi peraltro la colpa di quanto sta accadendo: "Il problema sono io perché sono sensibile, empatica, altruista, insicura, ansiosa". Si tratta di una convinzione, tanto radicata quanto fuorviante. In lei c’è altro rispetto alla brava persona tutta dedita agli altri, dipendente e insicura. Un volto inedito di Maria si è mostrato quando non è fuggita dall’attrazione per l’altro, cosa che peraltro le ha dato modo di comprendere come i sentimenti verso il suo compagno fossero mutati. Non perché il tradimento sia sempre prova di crisi: lo è in questo caso. Inoltre, nonostante l'insicurezza di cui si crede vittima, è stata ben capace di parlare apertamente al suo partner circa i suoi sentimenti; una Maria coraggiosa e indipendente esiste già!

Accogli l’opposto che vive in te

È facile riconoscersi nella persona sensibile che non fa mai soffrire nessuno, ma se ci identifichiamo solo in quest'immagine di noi stessi, diventeremo fasulli, artificiali. Quando proviamo il senso di colpa, fermiamoci un attimo a riflettere sul fatto che, comprensibilmente, vorremmo evitare di svolgere il compito sgradevole di chi mette la parola fine a una storia, anche se in cuor nostro sappiamo bene come stanno le cose. La verità è che dentro ogni persona vivono sentimenti opposti e molte contraddizioni: tu puoi essere quella "buona e sensibile", ma sei anche il contrario ed è sano così. Se nel profondo senti che una relazione è al tramonto e non chiudi, manterrai la storia in un limbo perenne che aumenterà non solo il suo disagio, ma anche il tuo.

Prendi atto e poi agisci

Lasciare una persona cui si è voluto molto bene è doloroso, ma è peggio tenere in vita un rapporto logoro per paura delle conseguenze. Lui soffrirà? Sicuramente, ma le pene del cuore non sono fatte per durare; la loro funzione naturale prevede lutto e poi rinascita. Che fare? In casi come questo, bisogna stare con i sentimenti dolorosi che si provano senza fuggirli ma senza nemmeno assecondarli. Bisogna contemplare bene cosa accade dentro di noi e tenere l'altro, il presunto protagonista del senso di colpa, sullo sfondo. Solo così può crearsi internamente quella spinta necessaria a condurci dove dobbiamo andare e a fare quel che già sappiamo va fatto.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
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