Essere sempre connessi è oggi spesso necessario, ma lo stress è in agguato: per questo, durante le ferie, concediti il lusso di staccare la spina...
Siamo iper connessi e lo saremo sempre di più. Un bene? Un male? Forse non è questa la domanda giusta da farsi, ma un'altra: quando è giusto dire alt e recuperare una propria dimensione fuori dal mondo della connessione permanente? Sembra paradossale leggere queste parole da un tablet, uno smartphone o dal desktop di un computer, ma un fatto è certo: tra mail, whatsapp, post e sms ci siamo ormai assuefatti a una ritmo davvero accelerato. Se provassimo a contare il numero di stimoli a cui sottoponiamo costantemente fisico e cervello, tra messaggi inviati e ricevuti, video virali e informazioni promozionali, ci accorgeremmo dell’enorme quantità di tempo che dedichiamo ogni giorno alla comunicazione "virtuale". Eppure, se è vero che il progresso non può essere arrestato e che è il lavoro, in molti casi, a imporre una sorta di onnipresenza digitale, è altrettanto vero che la vacanza può essere l'occasione per liberarsi da quell’eccesso di stimoli che invece di arricchirci contribuisce a stressarci, affaticando il cervello fino a esaurire progressivamente le nostre energie.
Il termine vacanza deriva dal latino “vacans”, ossia vacante, inteso come libero, disimpegnato, sgombro. Una condizione indispensabile per ricaricare le pile e rimettersi in contatto con la propria interiorità. Diversamente, quando l’attenzione è proiettata principalmente all’esterno, presi come siamo a rispondere in tempo zero, diventa impossibile rigenerare la mente, offrendole, al contempo, l’occasione di seguire nuove strade, nuove idee, nuove opportunità. Allo stesso modo, le immagini dell’anima, figlie di una mente sgombra da pensieri e preoccupazioni, non possono fiorire se il terreno dove crescere non è stato prima bonificato dall’eccesso di tossine che le interferenze esterne continuano a produrre. Lo scopo della vacanza dovrebbe essere proprio quello di prendere le distanze dalle modalità consolidate per fare spazio al nuovo, all’imprevisto, alla possibilità di seguire nuovi schemi e priorità, di non fare progetti; una volta si diceva di abbandonare agende ed orologi, oggi dovremmo dire di mette da parte i nostri splendidi smartphone, almeno per qualche ora al giorno...
Al di là dei disagi che uno stato di perenne connessione comporta su un piano spirituale, non sono da sottovalutare neppure i tanti inconvenienti che ne derivano a livello fisico e relazionale. Prima di tutto, l’eccesso di onde elettromagnetiche danneggia tessuti ed articolazioni, impedisce un rilassamento profondo essendo sempre attivi e pronti a rispondere, altera qualità e durata del sonno, compromettendo i momenti di riposo che, almeno in vacanza, non dovrebbero mancare. Al tempo stesso, a farne le spese, sono i momenti vissuti e le relazioni personali che si ritrovano sacrificati dalla necessità di non perdere mai il filo. In questo modo, ogni esperienza viene apprezzata solo in parte; invece di dedicarsi a un unico presente se ne coltivano altri venti, secondo una modalità intermittente che ha molto a che fare con la parcellizzazione della vita moderna: devo essere qui ma anche lì, là, su e giù, col risultato di irritare chi si ha vicino senza riuscire a godere davvero di niente. Ma niente paura: basta, ogni tanto staccare. Il resto verrà da sé.
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