Se vuoi far conoscere tutto di te, risulterai noioso e infastidirai chi ti ascolta; il rimedio è dire di sé solo il necessario
Chi parla troppo di sé rischia il ridicolo
Si parla tanto della necessità di una maggiore tutela della privacy, e poi spesso siamo proprio noi a infrangere la nostra sfera privata. Non si tratta di logorrea ma del "parlare troppo di sé", in ogni occasione, tipico di persone che proprio non ce la fanno ad arginare il bisogno di far sapere all'altro, chiunque sia, qualcosa della propria vita. Basta una fugace conversazione lavorativa per rivelare un dettaglio della propria salute, una coda dal panettiere per rendere pubblica la laurea di un figlio, o ancora, una serata con gli amici per mettere in piazza tutti i più recenti fatti personali.
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In tal modo la propria privacy viene dissipata come se non contasse nulla, offrendo a un qualsiasi interlocutore tutta una serie di dati su di noi che possono renderci la vita difficile: l'altro, anche senza volerlo, si fa un'idea, costruisce dei pregiudizi, acquisisce un potere. Se ad esempio abbiamo detto a tutti che abbiamo un piccolo problema di salute, poi ci sentiremo chiedere da tutti come stiamo, e dovremo ripetere le stesse cose cento volte, ricevendo cento consigli diversi sul da farsi ed entrando in confusione. Inoltre questo atteggiamento fa perdere mistero: l'altro pensa di conoscerci, noi stessi ci sentiamo meno ricchi di sorprese e di significati, perché li abbiamo già svenduti senza valorizzarli.
E se agli altri il nostro gran parlare di noi non interessasse?
Spesso non consideriamo che a chi abbiamo davanti, ancor più se non è intimo, può non interessare sapere tutte queste cose di noi: lo annoiamo, risultiamo egocentrici e ridicoli, non lo ascoltiamo, gli togliamo spazio nella conversazione. Serve perciò una decisa inversione di rotta: uscire da questo egocentrismo smodato e mascherato da confidenzialità, e disporsi all'ascolto dell'altro, a interessarsi a ciò che ha da dire; parlare poco di sé, scegliendo ciò che è necessario far sapere, e che cosa può realmente interessare chi ci ascolta; sviluppare un maggiore senso della privacy, rispettando la necessaria segretezza dei cosiddetti "fatti propri". Vivere bene questo aspetto della comunicazione eviterà malintesi, frustrazioni, figuracce e migliorerà la qualità della nostra vita mentale.
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