Se l'orologio diventa padrone delle nostre giornate, si entra in una fase d'ansia che crea forti disagi interiori, ostacola i rapporti con gli altri e spegne ogni energia creativa: cosa fare per combatterla
La psichiatria non le dà un nome preciso perché, giustamente, non considera quest'ansia una patologia vera e propria e in effetti anche chi ne soffre fa fatica ad accorgersi di esserne vittima. È una forma d'ansia insidiosa, che entra silenziosamente a far parte della vita quotidiana e finisce per condizionarla pesantemente: sentiamo il tempo come un nemico che ci insegue in ogni cosa che facciamo, come se non ce ne fosse mai abbastanza. È più di una semplice fretta sporadica: è una modalità costante di affrontare ogni giornata, sia lavorativa che di festa.
Chi vive questo tipo di ansia guarda l'orologio decine di volte al giorno, in modo compulsivo, e ha come "obiettivo automatico" quello di fare tante cose in un tempo chiaramente insufficiente. Ma perché il tempo diventa un nemico? Spesso tutto nasce da un periodo di grande impegno, che viene però affrontato male: si distribuisce in modo sbilanciato l'attenzione alle singole attività, si organizza male la giornata, si vuole fare tutto e subito, si fa fatica a delegare o a chiedere un aiuto. E anche quando non si rinuncia a piccole "concessioni" di piacere, queste vengono relegate in un tempo misero e vissute con senso di colpa e ulteriore aumento della frenesia. Un problema più "tecnico" che psicologico, dunque, ma che agisce fortemente sulla psiche e sul corpo, defraudandoli di tante energie e peggiorando la vita di relazione.