VIDEO La donna felice

La mente naturale è il cardine della felicità di ogni donna e si esprime anzitutto nella creatività, nelle azioni minime: lì è racchiuso il mistero e il segreto del benessere femminile

Quanti volti vivono in una donna? Quanti mondi? Tanti anni di psicoterapia mi hanno insegnato che il femminile ha capacità profonde, antiche, primordiali e indispensabili per risolvere i disagi.
Se dimentichiamo questa sapienza innata del femminile, i disturbi si cronicizzano, mentre le donne hanno in sé la capacità di superare i traumi, i lutti, le ferite profonde della vita.

A volte questo meccanismo naturale di autocura viene nascosto dal dolore, dal disagio, che sembra l'unico volto che la donna presenta. Quando una donna viene in psicoterapia, io cerco invece di mostrarle i tanti mondi che la abitano. C'è in lei la donna abbandonata, ferita, ma c'è anche la donna creativa.

Quando una donna sta male, non deve soffermarsi sui motivi del disagio, ma pensare che dentro di lei una voce interiore, una donna primordiale (l'anima, il Sé...) sta bussando alla sua porta per ricordarle i lati di sé che non sta vivendo.

Indice dell'articolo:

Madri di se stesse e del mondo

Il libro che vi presento trae origine dal mio lavoro clinico, ma si ispira anche all'opera di alcune grandi psicanaliste. Una di loro è Silvia Vegetti Finzi, che ha scritto pagine memorabili sulla maternità, intesa in senso ampio come capacità di cura che le donne possiedono per se stesse e per gli altri. Il latte delle donne, che nutre i neonati, è simbolicamente nutrimento del mondo. Anche quando una donna cucina, in qualche modo sta nutrendo, allattando il Cosmo...

La donna è poi la Signora delle acque: acqua del bagno, del liquido amniotico, delle secrezioni, del mare, acqua come la vita stessa. Da sempre, anche nei più grandi disagi, il bagno rituale, coi profumi e gli incensi, è un ristoro per l'anima...

Quando una donna sta male, come ho detto, non deve soffermarsi sui motivi del disagio, ma pensare che dentro di lei una voce interiore, una donna primordiale sta bussando alla sua porta per ricordarle i lati di sé che non sta vivendo. Una donna è sempre madre, perché la maternità è l'atto creativo supremo: grazie a questa qualità può entrare in quella dimensione di autocura che è il senso profondo di ogni terapia.

Immaginare per curarsi

In questo libro parlo moltissimo di immagini, di immaginazione. Per star bene le donne devono immaginare, immaginare e immaginare ancora...
E parlo del desiderio: se c'è qualcosa che è stato colpevolizzato dalla cultura patriarcale maschile, questo è il desiderio femminile, tanto che ancora oggi molte donne lo vivono con senso di colpa.

Quel desiderio, quell'eros afrodisiaco che viene alla luce, è un'energia che prepara le tappe successive dell'evoluzione. L'eccitazione serve a questo viaggio.
«Mi sono innamorata di un altro. Devo lasciare il mio partner?» mi chiedono spesso in psicoterapia. Non è questo il tema, ma l'erotismo che arriva per farmi scoprire lati inediti di me. Lo sguardo deve posarsi su questo evento. Solo così la decisione da prendere arriverà spontaneamente e sarà quella giusta.

Signore della naturalezza

Le donne sono le Signore della natura. Ricordo alcune pazienti che, nei momenti più difficili della loro vita, si mettevano a seminare e a curare una pianta. Quando arrivavano i fiori, stavano meglio, senza sforzo. Una donna è dunque una contemporaneità di eventi.

Pensiamo poi alla bellezza, sacra al femminile: ogni donna custodisce un indumento o un oggetto rappresentativo della sua avvenenza. Magari non lo indossa, ma sa che c'è... Le donne sono da sempre le Signore della profezia, perché percepiscono qualcosa che c'è oltre la realtà visibile delle cose. Il femminile cura e si cura con la percezione...

Dopo un grande dolore, quando si riprendono, le donne iniziano nuove attività, nuovi percorsi, nuovi amori e comprendono che quella sofferenza che sembrava insuperabile stava in verità preparando nuove strade.

Cercare la donna antica

Quando una donna si deprime? Quando si trascura, quando non si trucca, non dà importanza ai suoi abiti, quando non vuole essere guardata. Guardiamo il corpo: così come l'utero è il tabernacolo della vita, le donne nascondono dentro di sé i segreti. Le donne si nascondono e sanno che questo consente loro di andare altrove, verso lo sconosciuto.

Le donne sono esseri sognanti: parlano con chi non c'è più e lo fanno vivere dentro di sé. Allo stesso modo, quando trasformano i dolori in immagini, spontaneamente vanno verso la guarigione.

Quando è soffocata, la libertà mentale del femminile diventa malattia. Ma se si libera, come in una danza, trova le soluzioni. Le donne sono le signore della danza, della preghiera, del cambiamento, dell'eternità...

Nel libro parlo anche della menopausa, che la nostra cultura non vede, al contrario di molte Tradizioni, come una seconda primavera, età dell'autentica bellezza, nella quale l'eros si svincola dal tema gravidico e può essere vissuto in modo davvero libero.

In questi anni ho cercato il femminile dentro di me e ho compreso che quel che mi è riuscito facilmente è dipeso da quel lato interno sconosciuto cui mi affidavo.
Bisogna affidarsi alla donna antica, come facevano le antiche Greche che nei loro riti si rivolgevano ad Atena, per avere consigli di saggezza, o ad Afrodite, quando si accorgevano di aver smarrito la capacità di amare, o ad Hera, custode della Tradizione, per parlare dei problemi familiari. Molto tempo dopo, alla Maria dei cattolici...

La contemporaneità di eventi, di volti è la via della donna felice. C'è un detto ebraico che afferma: "Siamo nati per essere felici." Partecipando a una conferenza con il rabbino capo della Comunità ebraica, ho imparato che in quella tradizione i termini per descrivere questo stato d'animo sono circa 145... In verità, dovremmo essere felici per il fatto stesso di essere al mondo e comprendere che anche nel dolore c'è la gioia di vivere, spesso racchiusa nelle cose semplici, banali, quotidiane.

Nelle azioni minime c'è il segreto della felicità

Ho scoperto con molto piacere che all'Istituto dei tumori di Milano è stata recentemente introdotta una tecnica di benessere che potremmo chiamare "ricamoterapia". Si tratta della riproposizione di un rituale antichissimo: non c'è religione che non abbia sacralizzato i gesti, sapendo che la consapevolezza non viene dalla mente indagatrice, ma da atti ad alto valore simbolico.

Esistono gesti terapeutici che solo le donne conoscono; per riscoprirli devono allontanarsi per un po' dalla realtà e dai ruoli sociali ingabbianti. Stanno male quando sono solo madri, solo mogli, solo lavoratrici, quando perdono di vista la moltitudine di volti che le abitano. Un grande scrittore, Pietro Citati, descrivendo la pittura di Jan Vermeer, affermava che la sua grandezza consisteva nell'intuizione di dare luce ai gesti e alle azioni minime, manuali, quotidiane del femminile. Quando sei immersa in un'azione, si forma una luce nel cervello che ti porta a realizzare la tua natura. Lì c'è la salute, lì c'è la felicità.

Buona lettura.

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