Se piange senza un motivo forse ha le coliche
Salute

Se piange senza un motivo forse ha le coliche

Nostro figlio cresce bene, mangia, scoppia di salute, ma a un certo punto scalcia, urla e sembra star molto male: è il segnale dell’arrivo di una colica gassosa

La scena è questa: il nostro bambino sembra voler gridare sempre più forte, quasi per fare dispetto o si compiacesse di piangere, agita braccia e gambe che sono flesse sull’addome, stringe e agita i pugni, in faccia è rosso paonazzo, alterna movimenti di suzione a rifiuto del succhiotto, spesso accetta il pasto, altre volte lo rifiuta. È un quadro apparentemente drammatico che si distingue dal pianto motivato, proprio perché in questo caso apparentemente mancano le cause, che invece ci sono: è arrivata una colica.

Quanto sono diffuse le coliche?
L’incidenza delle coliche nei bambini si aggira intorno al 15%-20% (con una tendenza all’aumento riscontrata negli ultimi anni). Nel 70% dei casi, l’ora di comparsa è compresa tra le 18 e le 24. L’epoca di inizio delle coliche si colloca nelle prime 6 settimane di vita e tendono a scomparire verso i tre, quattro mesi, perché il sistema psicoemotivo del bimbo matura. Purtroppo in alcuni casi, in verità molto raramente, possono durare anche di più. Il periodo di massima intensità si verifica tra l’8ª e la 12ª settimana. 

Perché vengono?
Alcuni esperti sostengono l’origine organica delle coliche che sarebbero causate da problemi gastroenterici che determinano un eccesso di fermentazione intestinale e produzione di aria; altri attribuiscono la causa ad allergie alimentari, soprattutto al latte vaccino, altri ancora a cause psicologiche. In realtà le cause organiche e allergiche, pur essendo talvolta presenti, intervengono in una minima parte dei casi, mentre una grande importanza riveste la relazione psico-affettiva tra madre e figlio. Molti psicologi infantili sostengono che queste coliche siano la manifestazione di un non corretto equilibrio nell’ambiente in cui il bambino vive. Infatti, questi disturbi sono più frequenti nei primogeniti, colpiscono di più i bimbi di classi sociali elevate, scompaiono quasi sempre quando cambia qualcosa intorno al bebè. Il disagio che il piccolo avverte gli provoca un eccesso di tensione: le crisi servono per scaricarla e cercare di riorganizzare il suo equilibrio, ancora fragile e instabile.

Sdrammatizzare, ma non sottovalutare
Se la causa è organica, oltre al pianto, devono essere presenti altri sintomi quali feci mal digerite, rigurgiti, talvolta scarsa crescita; in questo caso bisogna correggere l’alimentazione ed eventualmente somministrare dei farmaci, in accordo col pediatra. Negli altri casi il fatto che il bambino goda di ottima salute e cresca regolarmente, e la sicurezza che le coliche scompaiono quasi sempre verso il 3°-4° mese, in genere inducono il pediatra a minimizzare la situazione; il che potrebbe essere un errore. Il pediatra ha il compito di sdrammatizzare, ma non di sottovalutare, perché molte volte la situazione familiare può raggiungere livelli tali di tensione e di preoccupazione da rendere difficile il rapporto tra i genitori e il figlio. Quindi il medico non dovrebbe liquidare frettolosamente il problema, ma spiegare con sincerità i “misteri” delle coliche.

Qualche consiglio, aspettando che passino da sole

- Cercare di attirare l’attenzione del bambino e distrarlo, per esempio con un giro in auto, o dondolandolo, in modo a volte anche piuttosto deciso.

- Massaggiare l’addome delicatamente, cambiargli posizione, mettendolo a pancia in giù. L’eventuale successo induce a credere che il pianto sia motivato dal “mal di pancia”: non è così! Il risultato nasce dall’aver modificato la situazione!

- Creare rumori diversi da quelli consueti, diffondere una musica.

 -Pressoché inutile il “piccolo clistere”: è un provvedimento generico che ha una probabilità di successo, nel migliore dei casi, non superiore al 50%.

- Un errore da non commettere è “lasciare che il bambino pianga”.

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