Orsetto, copertina: talismani della felicità
Crescita e sviluppo

Orsetto, copertina: talismani della felicità

Morbidi, soffici, mordicchiati e impregnati di odori inconfondibili, questi amici del cuore indicano che il piccolo ha con la mamma un rapporto forte e ricco

Questa storia riguarda la piccola figlia di una nostra lettrice, ma si tratta di un racconto davvero universale, perché riguarda un modo di comportarsi davvero tipico dei nostri piccoli. La piccola Daniela (14 mesi) dopo aver scoperto per la prima volta la cuffia da piscina e averne subito un fascino irresistibile ha eletto questo oggetto come sua “copertina di Linus”. Sottile, morbida come il velluto, Daniela stende la cuffietta con precisione sul cuscino per posarci sopra la guancia al momento della nanna. Non solo: la piccola usa la cuffia come fazzolettino per farsi i “grattini” sul collo, altre volte ci passa sopra dolcemente i piccoli polpastrelli in uno stato di estasi, altre volte ancora la strizza fra le dita fino a farla diventare una specie di  palla da combattimento. Insomma dovunque vada - con ”ciuccio e cuffia” - si sente la bambina più sicura del mondo, attrezzata per affrontare la giornata e le sue piccole grandi difficoltà.

Compagni di viaggio inseparabili

All’inizio sono semplici sensazioni, tattili, visive, orali (luci, suoni di carillon cui “aggrapparsi”in una sorta di incantamento) o l’angolo ricamato di un lenzuolino da grattare come il famoso lenzuolino di Linus (l’indimenticabile personaggio di Schulz) un ditino da succhiare, poi pezze di stoffa, copertine, sciarpe, maglie morbidose e odorose di  mamma, naturalmente il ciuccio fino al più tradizionale peluche-orsacchiotto. Da sempre questi oggetti sono i compagni di viaggio e di avventura scelti dai bambini tra i 12 mesi e i 3 anni (e a volte anche oltre questa età…).

Lo aiutano ad affrontare i momenti critici

La copertina come l’orsacchiotto sono amici speciali cui ricorrere nei momenti No di stanchezza, solitudine, distacco dal genitore e più in generale qualsiasi situazione di disagio che il bambino vive. Gli consentono di proteggersi dall’angoscia di una rottura che si rende inevitabile, per esempio al momento del sonno o quando il bambino va all’asilo o ancora quando mamma e papà lo lasciano per andare al lavoro.

Gli infondono fiducia e sicurezza

Questi oggetti hanno un vero e proprio potere magico garantendo protezione e sicurezza al bambino, che diventa in grado di riprodurre le condizioni sensoriali e affettive sperimentate a fianco della mamma. In pratica per il bambino è un modo di mantenere il contatto con il corpo materno.

 

Stimolano la sua autonomia

Questi “talismani della felicità” permettono al bambino il passaggio dalla totale dipendenza dalla figura materna a una prima forma di indipendenza, dal me al non me, dal dentro al fuori, dal soggettivo all’oggettivo. Il nome originario è “oggetto transizionale”, coniato da Donald Winnicott, noto psicoanalista infantile, proprio perché si costituiscono come un’area intermedia dove fare l’esperienza dell’essere soli ma in compagnia.

La sua prima dichiarazione di autonomia

I genitori, a volte, si preoccupano di quanto i bambini possano essere legati affettivamente a questi oggetti, sviluppando una sorta di dipendenza che sfiora in alcuni casi una vera e propria passione amorosa. In realtà questi oggetti di attaccamento sono indicativi dell’esistenza di un buon rapporto con la figura materna. Vuol dire che il bambino può contare sul ricordo di momenti piacevoli con lei e sono indizio di autonomia (e non come spesso si pensa di dipendenza!) oltre che di una certa creatività: il bambino trova da sé la soluzione a un problema o a un disagio ricreando da solo quelle piacevoli sensazioni, tattili, sensoriali ma anche emotive, che caratterizzano il suo rapporto con la mamma. Si tratta delle prime tracce dell’attività immaginativa, quell’area neutra di esperienza che alimenterà poi, più avanti, il gioco, la fantasia e la funzione simbolica.

Non è per sempre

Alcuni genitori non vedono di buon occhio questo attaccamento perché lo considerano una dipendenza “interminabile” che ostacola la crescita. In realtà peluche, copertine e via dicendo sono destinati a essere disinvestiti affettivamente, prima o poi, proprio quando la sicurezza e l’autonomia fanno la loro comparsa. Non tanto dimenticati, ma relegati improvvisamente, quando il bambino è pronto, nel limbo dei ricordi, al punto che è facile ritrovarli tra le cose quasi dimenticate nelle camerette come reliquie.

Non si abbia fretta di levarglielo!

Per affrontare i distacchi, per facilitare il sonno e l’uscita di casa, per andare al nido: è un modo per attrezzare il bambino nelle difficoltà quando voi non ci siete o non siete disponibili. Imparate a sentirvi sostituibili e non indispensabili: per il bambino è un gesto di autonomia e creatività. Adatti nei momenti di cambiamento (nido, sonno, viaggi) nei momenti di stanchezza a fine giornata o in qualsiasi tipo di crisi,  sono efficaci strumenti di ricarica, rifornimento e consolazione per il bambino. Pronti a essere lasciati quando le proprie batterie emotive si saranno ricaricate.

Preoccupati solo se...

Solo se l’oggetto transizionale diventa per il bambino motivo di chiusura e ritiro dal mondo, il genitore deve intervenire. Forse c’è bisogno che mamma e papà riprendano il loro posto nella vita affettiva del bambino.

Non allarmarti se improvvisamente torna a chiedertelo

Fasi critiche e di sconforto potrebbero portare il bambino a ricercare l'oggetto transizionale anche dopo che questo è stato abbandonato. Spesso i bambini delle elementari di fronte agli impegni scolastici cercano  di garantirsi il nutrimento di quella parte più infantile di sé con l’attaccamento a un peluche, magari al ritorno da scuola o per addormentarsi. Secondo Winnicott l'esperienza dell'oggetto transizionale può prolungarsi per tutta la vita. In fondo, se ci pensiamo, anche noi adulti abbiamo i nostri oggetti di cui non possiamo fare a meno: dal cellulare al pacchetto di fazzoletti di carta sempre in borsetta, fino alle sigarette...

Tieni in casa un doppione di scorta

Se lo perde il bambino può sentirsi dispiaciuto e in alcuni casi perfino disperato. Meglio quindi tenere in casa una copia dell’oggetto cui il bambino è particolarmente affezionato, ammesso che il bambino lo gradisca. Al tempo stesso bisogna mantenere la calma e tranquillizzare il piccolo che ha bisogno di sentirsi compreso.

L’abbandono non va assolutamente forzato

Quando il bambino si sentirà sufficientemente sicuro emotivamente per poter affrontare gli ambienti e le persone nuove, quando avrà terminato il processo di interiorizzazione delle figure di riferimento e quando aumenterà il suo interesse per gli stimoli sociali e culturali, lascerà spontaneamente i suoi compagni di viaggio. Ogni bambino ha i suoi tempi. Anche fino ai 4 o 5 anni! Non preoccupatevi.

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