Bambini: addio paura dell'acqua
Crescita e sviluppo

Bambini: addio paura dell'acqua

Mantenere da subito la familiarità con l'acqua è il modo migliore per fare di loro dei pesciolini: per questo i bambini devono iniziare a nuotare già da piccoli

Se ci si pensa, per un neonato l'ambiente acquatico dovrebbe essere molto più familiare della vita "all'asciutto": è nel liquido amniotico che ha trascorso nove mesi di vita intrauterina, è qui che ha sviluppato i suoi sensi e si è esercitato nei primi movimenti. Non stupisce, quindi, che i bambini appena nati abbiano con l'acqua una confidenza assoluta. E vadano in apnea senza timori. Compito dei genitori è solo aiutarli a mantenere questa confidenza con l'acqua, fin dalle prime esperienze: in piscina come a casa.

Mettilo presto in acqua: già a 3 mesi in piscina

"Quando più precoce è il contatto con l'acqua tanto più si riduce il rischio che il bambino sviluppi la paura: in pratica, prima incomincia, meglio è" spiega Carlo Bonfanti, pediatra e neonatologo. "Certo, un corso di acquaticità per piccolissimi non serve per ‘imparare a nuotare', ma può invece essere utilissimo per acquisire un'ottima confidenza con l'ambiente liquido in modo da non farsi spaventare in seguito da schizzi, immersioni o ‘bevute' impreviste". Si può incominciare già a partire dai tre mesi di età, quando ancora il bambino non ha paura di immergersi, così da permettergli di abituarsi rapidamente. Mamma o papà sorreggono il piccolo durante l'immersione stabilendo un contatto di profonda intimità.

Le prime prove con il bagnetto

I primi contatti del bambino con l'acqua si svolgono al momento del bagnetto: è qui che vengono gettate le basi per un buon rapporto del bebè con l'ambiente liquido.

  1. La temperatura dell'acqua è importantissima: possono bastare pochi gradi in più o in meno per provocargli un rifiuto che può "riemergere" nel tempo.
  2. Schizzi o rivoletti di sapone possono irritare gli occhi, facendogli collegare il ricordo del bagnetto a una sensazione dolorosa o comunque non così piacevole.
  3. Mostrati sicura e rilassata, facendo sentire la tua presenza rassicurante e sostenendo il bambino saldamente, ma senza tensione.
  4. Parla, canta, gioca durante il bagnetto: questo confermerà nel bambino l'idea che si tratta di un momento normale, anzi di più: piacevole, rilassante e divertente.

Incoraggialo con delicatezza

Insistere troppo o addirittura spingere fisicamente il bambino nell'acqua non può che provocare la reazione opposta. Tantomeno bisogna cercare di far leva sul suo senso di orgoglio o di emulazione ("guarda tutti gli altri bambini come si divertono!"): si rischierebbe solo di colpevolizzarlo inutilmente.

Procedere con gradualità

Se il bambino si mostra molto spaventato, è bene proporre un avvicinamento progressivo e rassicurante: all'inizio ci si può limitare a sedersi sul bagnasciuga o sul bordo della piscina, distraendo il bambino con giochi o racconti e proponendogli poi, poco alla volta, di immergere i piedi o le mani.

Bagnargli le mani

La prima cosa da fare è abituare il bambino a sentire l'acqua sulle mani (una zona molto sensibile, perché ricca di terminazioni nervose). Quindi, partendo da una condizione in cui lui si sente sicuro, al mare, dove tocca, proviamo a mettergli le mani dentro l'acqua. Per stimolarlo, facciamolo pasticciare un po' con l'acqua. Questo passaggio è fondamentale.

Evitare schizzi e scherzi

Anche se possono sembrare innocui, giochi troppo esuberanti possono scatenare ulteriore paura nel bambino già spaventato.

Iniziare in ambiti "racchiusi"

Molte volte a provocare la sensazione di paura non è solo l'acqua in sé, ma anche il disorientamento creato da un eccessivo spazio intorno, soprattutto al mare, con le onde. Per questo può essere utile incominciare a fargli prendere confidenza con l'acqua usando per esempio una piccola piscina gonfiabile, che può fornire al bambino l'impressione di tenere le cose "sotto controllo". Poi si può passare a una piscina vera e propria e infine provare con il mare.

La paura dell'acqua arriva dopo l'anno di vita, ma poi scompare

Se è vero che l'affinità con l'elemento liquido è innata nel neonato, è altrettanto vero che non è sempre così per tutti. Ogni bambino è un caso a sé: dai "pesciolini" che passerebbero la vita a sguazzare a chi già a pochi mesi di età inizia a rifiutare il contatto con l'acqua. Un rifiuto che a volte rende difficile non solo godersi appieno un soggiorno al mare, ma addirittura  eseguire normali pratiche quotidiane come quelle del bagnetto o della doccia. Di norma, questo tipo di paura incomincia a manifestarsi solo dopo il primo anno di vita, si fa più frequente con la crescita (intorno ai 6/7 anni è la fase più delicata) per poi venire piano piano superata verso i 12 anni, con l'inizio dell'adolescenza.

Spesso non c'è una causa

La paura dell'acqua, quasi certamente è una reazione legata a un'esperienza traumatica vissuta dal bebè: esperienza che, sul momento, può anche passare inosservata (può bastare uno schizzo fastidioso o una piccola sorsata ingerita inaspettatamente), ma che può ingenerare nel bambino una forma di rifiuto e di chiusura. A volte invece non c'è una causa precisa. Ciascun bambino ha i suoi ritmi e i suoi tempi che vanno rispettati. L'anima è imprevedibile: oggi teme l'acqua, domani magari diventerà un pesciolino. Per questo è importante non drammatizzare, tenendo presente che qualsiasi forzatura eccessiva non può che irrigidire il bambino sulle sue posizioni. Anche perché quasi sempre il problema si risolve spontaneamente con il tempo. Basta aspettare e avere pazienza!

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