Pizza, pane ma anche birra e dadi da brodo possono scatenare disturbi debilitanti e la causa può essere l’intolleranza al lievito: così la previeni...
Tra i disturbi classici dell’intolleranza al lievito (di birra o di pane) c’è la disbiosi intestinale, un disturbo che causa stitichezza (e a volte, all’opposto, diarrea), meteorismo, gonfiore e intestino irritabile. In tutti questi casi il rischio che si corre è quello del cattivo assorbimento dei nutrienti introdotti col cibo, con conseguenti squilibri metabolici, debolezza e perdita di peso.
Anche in questo caso il metodo più sicuro per individuare le intolleranze alimentari è la dieta di eliminazione: occorre eliminare i cibi “sospetti” per 15 giorni, reintrodurli gradualmente e verificare se i sintomi ricompaiono.
Tra i cibi che contengono lievito da evitare ci sono pasta da pane, pane, pizza, brioches, pasticcini, torte. Vietati anche a birra, sidro, vino spumante e formaggi fermentati (gorgonzola, emmenthal, taleggio), panna acida, salsa di soia, aceto, frutta secca, malto, glutammato monosodico, pastiglie di vitamine del gruppo B, acido citrico, funghi.
Chi soffre di intolleranza ai lieviti deve disinfiammare la mucosa intestinale e potenziare le difese. Ecco come.
Il Lactobacillus acidophilus (e i fermenti lattici in genere) rendono l'ambiente intestinale ostile ai batteri nocivi, dei quali inibiscono la proliferazione, e favoriscono l'assimilazione dei nutrienti. Assumere una pastiglia di Acidophilus la mattina a digiuno per 1-2 mesi.
Dalle radici di Echinacea si ricava un estratto che ha la capacità di rinforzare le difese immunitarie e di rendere l’organismo meno “sensibile” alle intolleranze. È anche altamente depurativa. Basta una capsula di estratto secco al giorno la mattina a digiuno per 1-2 mesi.
Apparentemente noci, mandorle, nocciole, noci brasiliane, anacardi e arachidi sono poco usate nella dieta quotidiana. Occorre tuttavia considerare che essi sono presenti in numerosi prodotti industriali, per esempio gelati, cioccolato, merendine, sugo al pesto. Quando si consumano prodotti industriali, è quindi importante leggere con attenzione le etichette. In particolare per la soia, che crea problemi di intolleranza per la componente proteica, va detto che l’allergia è molto comune tra i bambini e nei soggetti già allergici alle proteine de latte, e può dar luogo a dermatite atopica e, meno di frequente, all’asma. Di qui il consiglio di evitare il latte di soia e preferire latti di riso o ad alta digeribilità.
L’eliminazione dei cibi a base di frutta secca e soia è indispensabile. Utile anche una terapia a base di gemmoderivati, come il macerato glicerico del noce (Juglans regia): assumere 70 gocce (per i bimbi dai 2 anni in su, 20 gocce) del macerato in un po’ d’acqua 10 minuti prima dei pasti principali per almeno 2-4 mesi.