Alla ricerca di una mente silenziosa

Esiste in ognuno uno “spazio interiore” che dobbiamo percepire bene, anche quando siamo presi dalle cose quotidiane: è il luogo della nostra autentica fioritura

Oggi voglio parlarvi del silenzio, il silenzio interiore. Molte persone pensano – sbagliando - di rifugiarsi in uno spazio segreto dove chiudersi in se stessi. Allo stesso modo mi fanno sorridere quelli che vanno a fare le meditazioni in gruppo o da soli e che si isolano per ritrovare se stessi. Una delle cose che sento spesso ripetere ai gruppi del giovedì che conduco presso lo Centro Riza di Milano è:  “Sono venuta da lei per ritrovare me stesso”.  Ma quale te stesso? Quello che hai in mente tu: quello non è il “te stesso” che intendo io.  Una mente silenziosa non è una mente che si chiude nel silenzio ma è una mente che in mezzo agli altri ascolta il silenzio. “Sto parlando con Rossana ma io voglio sentire che in me  c’è, da qualche parte nel corpo, uno spazio silenzioso”. Sto facendo l’amore? Anche mentre sono coinvolto, mentre sono preso da qualche cosa, voglio sentire il silenzio. Mentre sto mangiando voglio sentire il silenzio, mentre sto leggendo...

I pensieri, primo nemico del silenzio interiore
Vi potete accorgere facilmente che il silenzio è prigioniero, preso, catturato da un’energia molto forte: quella dei pensieri. Una pessima abitudine ad esempio è quella di guidare ascoltando la musica o la radio. Fatelo per qualche minuto ma ogni tanto staccate e sentite in silenzio voi che guidate, portando l’attenzione sui gesti e dicendovi:  “Sono abbastanza rilassato?”.  Anzi, chiedete al silenzio di rilassarvi: “Silenzio, silenzio, rilassami tu”.  Non si riflette mai abbastanza sul fatto che tutte le reazioni del nostro corpo avvengono in modo del tutto silenzioso. L’unico rumore che sentiamo se gli prestiamo attenzione è quello del cuore. Magari sentiamo dei gorgoglii, dei brontolii dell’intestino o dello stomaco ma il nostro corpo è fondamentalmente silenzioso oppure emette suoni così sottili e inudibili che non li riusciamo a percepire.

Percepire bene il silenzio nel corpo
Nel silenzio il nostro corpo produce lo sguardo, produce la saliva, produce l’eccitazione erotica, produce le mestruazioni, produce il seme. E se il silenzio fosse un modo che il corpo ha, che la coscienza ha, di produrre meglio il nostro destino? Sono a cena con Giovanna, sono a cena con Roberto, sono a cena con amici. È una cena chiassosa, divertente ma anche in quel divertimento voglio sentire il silenzio. Vi accorgerete che il silenzio non è uniforme. A volte il silenzio è più distribuito sulla fronte, sul petto o sulla pancia. Provate a fare questo esercizio:  dov’è che lo sento più forte il silenzio? Scoprirete che avete un’affinità col silenzio più in alcune parti del corpo che in altre.

Fra un pensiero e l’altro, il silenzio è presente
Un “buon silenzio” accade quando i pensieri non lo invadono più di tanto senza che questo sia uno sforzo. Non mi devo sforzare a non avere pensieri. Devo percepire la presenza dei miei pensieri nel silenzio. Oggi non c’è luogo nel quale non ci sia la radio o la televisione accesa. Le immagini continuano a invaderci, a inquinarci… e così i suoni. Nel silenzio totale il seme fa il fiore e quindi “fa” la pianta. Perché tu possa fiorire c’è bisogno che la mente si abitui, in mezzo agli altri, in mezzo a tutto, a un lato silenzioso. Lato silenzioso vuol dire che cominci a diventare custode di segreti. Un giorno una signora mi diceva: “Dottore, perché devo vivere ora che sono morti tutti i miei cari?”. I suoi cari sono morti ma dentro di lei sono immagini, sono ricordi. Se non li custodisce lei segretamente dentro di sé, cosa ne sarà di loro? Chi non c’è più, i nostri morti, si sono trasformati in immagine dentro di noi: il viso di mio padre, di mia madre, di mia nonna. E quando mi innamoro di un uomo o di una donna, non sono io che mi innamoro di lei. Sono io con tutte le immagini che porto con me. Quando mi innamoro anche loro si innamorano…

Vivere per custodire immagini
C’era una vecchia abitudine che ancora c’è ma che i giovani hanno perso, quella di custodire le immagini dei morti sui comodini delle stanze. Gli antichi romani ricostruivano con i disegni le immagini degli antenati. Avevano capito, come i greci e gli egizi, che noi camminiamo nella vita per custodire certi ricordi, pochissimi ricordi e certe immagini. Quella signora vive per custodire le immagini di chi non c’è più. Io aggiungerei che noi viviamo per custodire i segreti: questo è il regno del silenzio. Il regno del silenzio è il regno di un’energia nuova. Vuoi essere nuovo? Custodisci il silenzio. Silenziosamente di notte andiamo a dormire e forse il sonno è il mistero più grande. Nel sonno noi precipitiamo in un’energia che ci rinnova completamente. Il silenzio è l’energia del nuovo. Anziché dire “voglio conoscere me stesso” prova a dirti “voglio che il silenzio mi faccia trovare la mia strada, il percorso che devo fare”. Per questo, quando stai con qualcuno che continua a parlare, allontanati…

Conservare i propri segreti
Ti puoi fidare solo di un uomo o di una donna che hanno una mente silenziosa. Quando si dice che un segreto rivelato è un segreto rivelato a tutti, è vero. Un segreto custodito viene affidato al silenzio.Il silenzio lo custodisce, lo cura.Bisogna sconfiggere l’idea che la psicoterapia sia per forza un luogo dove raccontare i segreti. Che sollievo che hanno le persone che vengono ai gruppi del giovedì quando gli dico di non parlare di se stesse. Non c’è niente che ti responsabilizza come il fatto che tu devi custodire un segreto: una violenza che hai subito, uno schiaffo che ti è rimasto addosso, delle parole tremende che hai detto, degli errori che hai fatto, ma sono tuoi e sono stati tuoi. Custodirli significa dirsi “io sono quello”. Io sono proprio quella persona che ha fatto questo. Amare se stessi vuol dire amare le proprie contraddizioni senza che questo sia uno sforzo. Essere sé stessi non significa essere buoni ma essere nel regno del silenzio dove tutto può accadere, dove ogni giorno è nuovo. Il sole non sorge tutti i giorni come una routine; sorge perché sta ogni giorno ricreando il mondo. E ogni mattina la coscienza risorge perché sta ricreando noi stessi. Insomma, sa più cose il silenzio di quante ne sappia la nostra mente…

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