La felicità accade solo quando siamo nel silenzio e nella contemplazione e ci allontaniamo dai ragionamenti e dall’idea che per ottenerla non ci sia che fatica e sforzo: la via è opposta.
Nel nuovo numero di Riza Psicosomatica che trovate in edicola viene affrontato il tema della felicità e degli sforzi (inutili) che mettiamo in campo per averla.
Inizialmente sulla terra vi erano solo pietre, successivamente è nato il mondo vegetale. Il fiore che vedi, il suo profumo ha impiegato milioni di anni per nascere, senza alcuno sforzo.
Quando siamo gioiosi stiamo fiorendo esattamente come quel fiore. Il fiore ha difficoltà a profumare? No, quindi perché noi dovremmo averla per essere felici? La felicità non si conquista; è proporzionale e intesa quanto più è presente l’assenza di sforzo.
Nel nuovo numero di Riza Psicosomatica vengono insegnate le tecniche più adatte per non affaticarsi, per imparare a stare con le cose come sono e le cose da fare quando arrivano i dolori. Intorno a noi accadono cose che ci riguardano ma che spesso non vediamo.
Come il fiore emette il suo profumo, noi abbiamo, avrebbero detto gli antichi, come un’aura che ci fa entrare in contatto con ciò che ci è più affine.
Un signore in pensione racconta che un giorno, contro voglia, andò in un maneggio dove la figlia faceva equitazione. Quel giorno si avvicinò a un cavallo e comincio ad accarezzarlo. Un uomo, a dire di molti, freddo, insensibile, distante. Per lui come per tutti, ciò che ci capita è ciò che ci riguarda e di cui abbiamo bisogno in quel momento.
Quest’uomo duro ha provato affinità verso un cavallo e questo gli è servito per fargli trovare o ritrovare la dolcezza e la tenerezza perdute. Racconta anche che questo animale, che vede quotidianamente, gli ha permesso di allontanarsi dal bar in cui passava le giornate e che lo stava portando verso la distruzione.
Questa persona nel concreto non ha fatto nulla, ma qualcosa intorno a lui, tramite il cavallo, ha preparato l’apertura di canali dentro di sé, quelli dell’affettività e della gentilezza che erano chiusi o che non aveva ancora incontrato e che volevano e dovevano emergere.
Quando non stiamo bene la domanda da farsi è: quali forze vogliono entrare in contatto con me? Non bisogna fare nulla ma guardare. Guarda intorno a te che amici hai, che fiori ti chiamano, quali piante, per quali animali hai affinità.
Noi non siamo felici quando perdiamo il mistero; quando ragioniamo e ripensiamo al futuro o ancora peggio al passato dimenticandoci che dentro di noi esiste un fragranza, nascosta, chiamata da tutti i popoli il Sé che ci prepara a viaggi e incontri sotto forme non percepibili dalla coscienza ordinaria dell’Io ma da chi si affida; da chi, senza sforzo, si dice che il suo compito non è cambiare le cose ma che sa guardare cosa accade senza dirsi nulla.
Questo guardare senza dirsi nulla apre le porte al regno del nulla che è la via della felicità. Svuota la mente, solo così arriva la gioia.
Buona lettura!
È il mensile di psicologia che aiuta a occuparsi di sé per vivere bene e migliorare la qualità delle nostre relazioni.