Quando si vuole uscire dai disagi, la fretta è il peggior nemico. Per questo non bisogna scoraggiarsi, se non passano subito. Stare bene con se stessi è l’arte della pazienza
Molti vengono in psicoterapia credendo che il loro disturbo se ne andrà in un attimo, o comunque il più presto possibile. Vorrebbero con un balzo venirne fuori. Non sanno che questo atteggiamento, questo voler “estirpare” subito il sintomo, ad esempio l’ansia, lo cronicizza, anziché guarirlo. La guarigione avviene “goccia a goccia”.
L’altra cosa decisiva è smettere di parlare del disagio, non cercare le cause, non guardare più quello che ci disturba e soprattutto smettere di vederlo come unico evento del mondo interiore. “Io non sono solo il pensiero che detesta il sintomo che vive dentro di me, io non sono solo l’ansia”: queste sono le parole da dirsi. E poi chiudere gli occhi e immaginare… il resto viene da sé. Sentite cosa scrive Mirna.
«Dottor Morelli, ho letto il suo libro “Come venirne fuori” e ho seguito il suo video corso sull’ansia... Prima di questo, circa due mesi fa, le ho mandato una mail su alcune situazioni che generavano la mia ansia, raccontandole una storia inutile sul mio passato, sul mio presente, da cui scaturiva l’ansia. Il suo video per me è stato ed è ancora adesso molto d’aiuto, quando sento che l’ansia sta per arrivare. Immagino sempre, chiudendo gli occhi, di essere in mezzo al mare mentre abbraccio un delfino e ci godiamo il tramonto. Immagino di essere in mezzo a un campo di cereali abbracciata a una donna straniera (dell’India) con un velo in testa, di cui non vedo il volto… Queste immagini mi fanno sentire al sicuro, le abbraccio, le sento mie, non voglio che se ne vadano… Esco di casa e osservo case, alberi, oggetti che non avevo mai notato prima e che mi ricordano che c’è altro oltre alla mia ansia e alle mie paure. Spesso passo le giornate, a volte anche a lavoro con le mie colleghe, a cambiare voci, accenti, a fare imitazioni, a travestirmi... cose che mi hanno sempre appassionato nella vita e che ho sempre fatto da piccola, ma che da tempo avevo tralasciato. Il poter creare o solo immaginare di farlo mi rende viva. Questo mi fa capire in modo semplice che la mia natura è questa. La ringrazio infinitamente.
P.s.: nel mentre sono riuscita a lasciare un lavoro svolto per 12 anni, che ormai mi tarpava le ali»
Dicevo “goccia a goccia” perché la svolta avviene quando meno te lo aspetti e soprattutto quando non ci pensi più. Il regno delle immagini, come il delfino, la donna misteriosa, hanno determinato, all’insaputa di Mirna, non solo il miglioramento dei suoi sintomi, ma anche il cambio di lavoro. È avvenuto spontaneamente, senza alcun ragionamento, come una cosa scontata, tanto è vero che ne parla come post scriptum…
Molti mi dicono: «Ho chiuso gli occhi, ho immaginato panorami, animali viaggi misteriosi… ma al risveglio i miei brutti pensieri tornavano. E l’ansia che se ne era andata durante l’immaginata, poi ritornava».
Quando entriamo nel regno delle immagini, del sogno, ci colleghiamo senza saperlo al Senza Tempo che ci abita, dove vive l’Eterno, il quale non ha i tempi del nostro Io che vive di pensieri, di ragionamenti e sempre con l’orologio in mano. Quanto più si pensa di cambiare velocemente una situazione che ci disturba, come una relazione che non funziona, o un lavoro che non ci piace più, o delle amicizie che ci disturbano, tanto meno si raccolgono i risultati.
Cercare di risolvere i nostri problemi con il pensiero è quanto di più deleterio esista per l’anima. Invece distrarsi, immaginare, cambiare lo sguardo, fare le cose che ci hanno sempre appassionato, come è successo a Mirna, apre le porte della guarigione. Solo così l’anima ritrova se stessa, il suo habitat naturale. L’anima ritrova se stessa e poiché è un campo energetico molto più vasto del nostro Io, ci porta dentro la nostra natura e al momento opportuno, l’albero dà i suoi frutti.
Così Mirna ha cambiato lavoro, senza alcuno sforzo. Per questo la prima cosa da imparare è quella di non combattere il sintomo. Bisogna immaginare che l’ansia, quando arriva, è un’energia che sta svolgendo una funzione: viene per correggere l’atteggiamento mentale che soffoca il Sé, le proprie inclinazioni più profonde. Trattarla come un nemico significa creare dentro di noi una battaglia tra i nostri pensieri e quest’energia che viene dal profondo.
Molti perdono un sacco di tempo a collegare la loro nevrosi con i traumi dell’infanzia o con i genitori sbagliati. Perché non vedere in quest’energia qualcosa che vuole portare invece delle novità nella nostra vita psichica? Percepire la presenza dell’ansia quando arriva, accoglierla senza alcun pensiero, significa mettere a contatto questo sintomo con l’energia della consapevolezza, forse il farmaco più importante che possiede il cervello. Mentre il nostro Io non la vuole, cerca inutilmente di spiegarla, di capirla, di ragionarci su, la percezione consegna all’ansia “l’energia luminosa della coscienza”, la quale non funziona di colpo, ma proprio come dicevo all’inizio, “goccia a goccia”.
Vincere l'ansia, il VideoCorso di Raffaele Morelli, è disponibile sul nostro store online.
Guardate cosa scrive Marcello.
«Buon pomeriggio professor Morelli. Le scrivo per ringraziarla di avermi fatto accettare la mia ansia. Ascolto le lezioni del Suo corso on line “vincere l’ansia” e ogni volta comprendo sempre di più come l’ansia in realtà sia un alleato che mi avvisa quando qualcosa non va e che mi caratterizza in maniera positiva come persona. Quando arriva, spesso è come una tempesta. La sento alla pancia, produco molti succhi gastrici, poi stringe il collo, mi fa venire forti emicranie muscolo-tensive e mi prende la cervicale e la spalla sinistra. Sto imparando ad accoglierla senza chiedermi il motivo per cui sia arrivata. Chiudo le finestre di casa mia, mi siedo sul divano, chiudo gli occhi, inizio ad ascoltare le registrazioni del suo corso e cerco di percepirne l’essenza. Mi convinco di parlare con lei. Progressivamente inizia a sciogliersi la tensione alla pancia e poi buona parte del resto. Provo un grande sollievo perché il mio corpo fa fatica a reggere “l’impatto” ansioso. Ho finalmente trovato uno “strumento” che non mi fa aver paura dell’ansia, e per questo la ringrazio».
Sia Mirna che Marcello hanno imparato a vedere nell’ansia una “presenza” dentro di loro: accoglierla è stato come dirle di portare dentro di noi quel lato rimosso dell’inconscio, che spesso i nostri pensieri cercano di scacciare. Come insegnano le loro email, la guarigione dipende sempre da un altro modo di stare con se stessi, dove la fretta è bandita e la pazienza è la regola.
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