Raffaele Morelli: I disagi? Sono tappe del tuo viaggio
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: I disagi? Sono tappe del tuo viaggio

Se guardi solo in una direzione la vita si pietrifica: cosa fare? Accogli i disagi come momenti del tuo percorso, passaggi necessari della tua ininterrotta metamorfosi

La cosa difficile da capire è che noi siamo una continua metamorfosi, un’incessante evoluzione. Insomma siamo in viaggio, mentre crediamo di essere fermi e di doverci dedicare a risolvere i nostri problemi. Ma i nostri problemi sono “cose esterne”, mentre il nostro sviluppo sta procedendo dall’interno. La tua anima è in movimento e non può perdere tempo a risolvere le questioni che ti sei messo in mente, perché è già andata oltre. Non le interessa se hai un rapporto sbagliato, se hai avuto dei fallimenti, se credi di non aver trovato la tua strada.

Ogni dolore è come un parto

«A 25 anni - mi scrive Elena - mi sono innamorata di un uomo sbagliato, forte, dittatoriale. Ora ne ho 45 e sono ancora lì con lui. Lo detesto ma non riesco a staccarmi». È necessario sapere che la Elena dei 25 anni non c’è più e non esisterà mai più! Come può avere a 45 anni gli stessi problemi, se nel frattempo è cambiata tante volte? Elena guarda in una sola direzione, si è “pietrificata” su quello che per lei è il problema fondamentale: un marito sbagliato.

Vorrei dire una volta per tutte che quello che ciascuno di noi chiama il suo “problema principale”, è un’illusione. Ogni dolore psichico viene perché stai cambiando “stato”, perché stai maturando un’altra fase della tua vita: non c’entrano nulla quelle che noi chiamiamo cause. Ma se ti convinci, ti pietrifichi: credi di essere solo la persona che ha fatto un matrimonio sbagliato, mentre il tuo Sé sta producendo tantissimi cambiamenti che però tu non vedi, perché credi che il problema sia solo lui.

Mi sembrano appropriate in questo senso le parole di Marie-Louise von Franz:

«Al giorno d’oggi appena qualcosa va un po’ male, immediatamente ci prepariamo a “fare qualcosa”, senza renderci conto che più ci affanniamo per correggere ciò che non va, più accumuliamo l’oscurità e il male dall’altra parte. Invece, dovremmo sempre chiederci: “È un male che probabilmente, se tollerato, si equilibrerà da solo dopo un po’?”. Perché in questo caso non si dovrebbe fare nulla a riguardo».

raffaele morelli

Vuoi ricevere in anteprima gli articoli del dott. Morelli?

Iscriviti alla newsletter di Raffaele Morelli: ogni venerdì riceverai un articolo del dott. Morelli, da leggere comodamente nel corso del weekend.

ISCRIVITI ORA

Ogni dolore è come un parto e dura poco se porti la mente altrove, se non ci ragioni su, se non ti convinci che ciò che ti è successo è la causa di tutti i tuoi mali. Dedicare tutto il tempo mentale ad allontanare le preoccupazioni è la cosa peggiore che possiamo fare, perché impedisce all’energia psichica di circolare e quindi di portarci nuovi frutti. Non è mai una causa esterna a farci stare male, ma il fatto che la psiche si sta fissando su quello che credi sia il problema e non si accorge neppure che, spesso, i disagi sono la voce di un’energia che sta nascendo.

Ha perfettamente ragione Jung:

«Siamo incompiuti: cresciamo e cambiamo. Eppure quella futura personalità che sarà la nostra fra un anno esiste già, ancora immersa nell’ombra. L’Io è come la sequenza dei fotogrammi in un film. La persona futura non è ancora visibile, ma si sta avvicinando e tra poco apparirà. Naturalmente queste potenzialità appartengono al lato oscuro dell’Io. Siamo ben consapevoli di quello che siamo stati, ma non sappiamo che cosa diverremo».

Parole come: «Non mi va bene il mio carattere impetuoso», oppure: «Ho fallito le cose importanti della vita», bloccano la metamorfosi e lo sviluppo della nostra personalità.

Il libro di Raffaele Morelli Mai ragionare sui tuoi disagi

Interrogarsi sulle cause dei nostri malesseri non è la strada giusta: scopri la via della felicità in Mai ragionare suoi tuoi disagi di Raffaele Morelli, disponibile sul nostro store online.

ACQUISTA ORA

Fai come il giardiniere

Cosa fare? Trattare se stessi come un’opera d’arte. Sheldon B. Kopp ha ben chiaro il lavoro da fare su se stessi:

«Ciascuno deve dunque imparare a vivere come lavora l’artigiano finito, con destrezza e con grazia, senza bisogno di fermarsi a pensare ogni momento che cosa deve fare. Ognuno deve iniziare col diventare quello che è. Ogni creatura possiede certi particolari talenti. “Un buon cavallo può percorrere cento miglia in un giorno, ma non riuscirà mai ad acchiappare un topo”».

Forse il tema dello stare con se stessi è rappresentato ancora meglio dal grande artista Joan Mirò:

«Nella mia pittura c’è una specie di sistema circolatorio. Se anche una sola forma è fuori posto, la circolazione si interrompe; l’equilibrio è spezzato. Quando un quadro non mi soddisfa, mi sento fisicamente a disagio, come se mi sentissi male, come se il mio cuore non stesse lavorando come si deve, non riuscissi più a respirare, stessi soffocando».

Soffriamo non per gli sbagli che abbiamo fatto, ma perché blocchiamo ciò che siamo nel profondo. La percezione che ci fa dire: «Io ho un problema» è sbagliata: è molto più corretto dire: «In me arriva un dolore, non c’è niente che lo causa, se non la mia metamorfosi». Dove ci porteranno queste parole non lo sappiamo, ma ci avvicinano alla nostra essenza, alla nostra Sorgente e soprattutto fanno circolare l’energia psichica.

Sentite ancora Mirò:

«Io penso al mio studio come a un orto. Qui ci sono carciofi. Laggiù, patate. Le foglie devono essere tagliate in modo che le verdure possano crescere. A un certo momento devi sfoltire. Lavoro come un giardiniere o un vignaiolo. Ogni cosa ha bisogno di tempo. Il mio vocabolario di forme, ad esempio, non è venuto tutto in una volta. Si è formulato quasi nonostante me. Le cose seguono il loro corso naturale. Esse crescono, maturano nel mio animo».

Pensare a se stessi come a un giardiniere alle prese col proprio giardino è la chiave della felicità. Mai spiegare, cercare di capire, ragionare sui disagi, ma percepire la presenza di volta in volta senza dirsi nulla. Allora scopriremo nuove nascite del nostro essere, perché noi siamo un’ininterrotta embriogenesi:

«L’uomo si preoccupa tanto di essere una cosa aziché un’altra, o di essere in un posto anziché in un altro. E così gran parte di ciò che un uomo è va perduta nel fare inutili distinzioni, mentre non abbiamo nessun bisogno di farci inquietare dal mutamento, dato che è proprio il mutamento a liberare l’uomo permettendogli di perdersi nel Tao, proprio come avviene al pesce, che ha bisogno di perdersi nell’acqua».

A questo serve la psicoterapia: a regalarti lo stupore, a scoprire che non soffri per qualcosa, ma perché sta nascendo un’altra tappa del tuo destino. Qui abitano i giorni felici.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a raffaele.morelli@riza.it

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
TAG
VMRIZANATIVESPONSORED
APPROFONDISCI
Come affrontare le nostre paure - Incontro in diretta online con Raffaele Morelli
Come affrontare le nostre paure - Incontro in diretta online con Raffaele Morelli

Il nuovo incontro con Raffaele Morelli, IN DIRETTA ONLINE, per apprendere le tecniche per superare le paure.

VIDEO
VIDEO La felicità arriva senza lottare
Iscriviti alla newsletter RIZA e ricevi notizie e suggerimenti per prenderti cura di te!
Test della settimana
Test della settimana
Quanto sei ansioso?