Raffaele Morelli: "Così ho vinto la paura della folla"
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: "Così ho vinto la paura della folla"

Non pianificare, non giudicare i propri stati d'animo, affidarsi alle energie interne: sono queste le chiavi per ritrovare la fiducia in se stesse.

Ma quante e-mail mi avete mandato questo mese! Alcune sono magiche, perché raccontano che star bene non è una chimera, che il nostro benessere interiore dipende dal nostro atteggiamento mentale. Comincio con l’e-mail di Sandra, che chiarisce bene cosa intendo con stare con se stessi.

«Dottor Morelli, a me basta ascoltarla e guardarla per rilassarmi. Lei è in grado di innescare in me una moltitudine di stati diversi che mi fanno bene. Ho tutti i suoi libri e ogni mese leggo la sua rivista Riza psicosomatica. Per me è come se fosse una pietra preziosa: guai a chi me la tocca prima che l’abbia letta io. Con i libri, le riviste e le vostre parole sono molto migliorata: non pianifico più nulla, non giudico e accolgo tutti gli stati d’animo. Ho 51 anni e, grazie a lei, ho iniziato ad andare ai concerti vincendo la fobia della folla e dando ampio spazio agli imprevisti. Grazie!».

A volte abbiamo bisogno di una figura guida che ci faccia ritrovare ciò che c’è dentro di noi e che abbiamo dimenticato. Spesso ci perdiamo nel pensiero comune degli altri: fondamentalmente è questo che ci fa ammalare. A volte un libro, un video, ci richiamano alla nostra essenza, unica, irripetibile: per questo dobbiamo cercare spesso nella giornata il Vuoto, perché i pensieri sono un’energia che ci blocca, e ancora di più il passato, i ricordi, ma anche i progetti.

Quindi non sono la mia voce o la mia immagine a rilassare Sandra, ma il rievocare attraverso le mie parole le immagini che sono nascoste dentro di lei e che cercano di portarla verso il suo percorso. Come una pianta che fiorisce, con i “suoi” fiori e non con quelli degli altri. Per questo ha vinto la fobia della folla.

raffaele morelli

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Ritrova l'immagine interiore

Ecco poi la bellissima e-mail di Bianca.

«Le scrivo poche righe per manifestare il mio apprezzamento per le sue teorie sperando che avrà un minuto da dedicarmi. Mi è bastato leggere due dei testi che ha pubblicato - “Nessuna ferita è per sempre” e “La vera cura sei tu” - per ricominciare a vivere. Sono una donna di 53 anni e per lunghissimo tempo ho rimuginato su errori e dispiaceri del passato (una villa in costruzione da circa 20 anni e mai ultimata, una famiglia d’origine agitatissima e disgregata per interessi economici, un incarico di coordinatore revocato da un giorno all’altro e non per demerito) senza mai riuscire ad affrancarmi da esso. Dopo aver letto i suoi libri ho magicamente ricominciato a vivere senza più pensare al passato, ricercando il vuoto, il nulla di fronte alle avversità per poi ripartire dalle immagini e dai profumi della natura alla ricerca della gioia di vivere. Infinitamente grazie con immensa stima».

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Sei la traccia di un profumo

Cosa fare quando arriva un ricordo spiacevole? Bisogna ripetersi queste parole: «Non ho nessun commento da fare, niente da dire», e poi volgere lo sguardo altrove. Su una penna, un libro, un vestito e immaginare una “scena amica”. Una scena in cui ci troviamo a nostro agio: per qualcuno sarà una passeggiata tra i fiori, per qualcun altro un abito da indossare e così via. E ogni tanto nella giornata cercare il Vuoto, il Nulla e imparare via via a non dirsi Niente, a non criticarsi.

Bianca parla di profumi: io amo molto la contemplazione che consiste nel perdere lo sguardo osservando i fiori nei vasi, nell’annusarli fino a sentire il profumo che pervade la mente. Bisogna capire una volta per tutte che non siamo il frutto del passato, ma una presenza profonda, nascosta, invisibile. È lei che guida la nostra vita. Pensare e ripensare ai problemi, a ciò che è accaduto, distoglie la nostra essenza dalla sua azione nitida, semplice, che porta ognuno di noi verso il suo destino.

Affida i problemi al Vuoto

Aida invece contesta il mio modo di intervenire su se stessi, affidandosi al Vuoto, al Nulla.

«Caro dottor Morelli, ho letto diversi suoi interventi sull’amore e sulla felicità… La cosa che dice quasi sempre a riguardo è: “Bisogna vivere senza aspettarsi niente dal futuro, non bisogna fare progetti, bisogna vivere nel presente...”. Ma come si fa a vivere una vita senza progetti? Sia in ambito lavorativo che privato? Lasciarsi trasportare dalle cose che succedono? Cercare di non aspettarsi nulla e di non avere desideri sul futuro? Così facendo la vita di un uomo o una donna, senza prospettive e linee da seguire non è lasciata al caso? Non so se sono riuscita a spiegare le mie perplessità».

Assentarsi da sé, cercare il vuoto non vuol dire affidarsi al caso, ma uscire dall’identità, cioè da quel personaggio che credo di essere e che in realtà altro non è che una serie di convenzioni sociali acquisite.

Così è il nostro Io, pieno di progetti, di ricordi, di ragionamenti, di conflitti interiori che non portano a nulla. Non mi affido al caso, ma alla radice profonda che crea l’essere che sono. Lascio a lei dirigere la mia vita e lei non sbaglia, come l’albero non sbaglia a fare il suo frutto. Per questo dobbiamo accogliere i disagi, non spiegarli e affidarli al Vuoto. Al resto ci penserà il nostro Sé: questo è quanto dicono i pensatori antichi d’Oriente e d’Occidente.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a raffaele.morelli@riza.it

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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