Contro la pandemic fatigue, riscopri la forza della natura
L'aiuto pratico

Contro la pandemic fatigue, riscopri la forza della natura

L’arrivo della primavera porta con sé un messaggio di speranza che può aiutarci a superare la sofferenza mentale che questo periodo inevitabilmente produce

È passato un anno da quando Covid-19 ha messo in pausa le nostre vite. E riavvolgendo indietro il nastro, ricordiamo tutti la scorsa primavera in cui timidamente osservavamo la natura sbocciare dalla finestra. E adesso? Cos’è cambiato? Dopo un’estate, che abbiamo vissuto come la fine di un brutto sogno, siamo di nuovo in preda all’insicurezza, ai timori e a una sottile angoscia. Un sentimento che ci tiene sospesi, legati come marionette ai fili dell’attesa, stufi di aspettare che qualcuno ci liberi e giorno dopo giorno ci sentiamo sempre più fiacchi e sfiduciati. I sintomi a cui abbiamo accennato fanno parte di quella che gli esperti mondiali hanno chiamato pandemic fatigue, ormai da mesi uno dei trend più ricercati online. Una sindrome che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito “una sensazione naturale di stanchezza e sfinimento dovuta a uno stato di crisi prolungato”. Un nuovo modo di essere stanchi, una stanchezza mentale che ci immobilizza e ci consegna alla rassegnazione, come quando vorremo fare una cosa ma poi non la facciamo, non per un problema fisico ma perché non riusciamo a reggerla mentalmente e quindi rinunciamo. Ma cosa possiamo fare ora per superare questa situazione? Oggi, a distanza di un anno, siamo ancora in balia di restrizioni, al momento unica via d’uscita dal virus, e scalciamo nell’attesa dei vaccini. Ma dobbiamo vedere la primavera come un’occasione per eliminare tutti i pesi mentali che affaticano la nostra anima e inebriarci dell’energia della rinascita.

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Pandemic fatigue: come il virus ha “contagiato” la mente

La pandemic fatigue, o stress da pandemia, è una sindrome legata alla seconda ondata di coronavirus: una condizione di stanchezza mentale nel seguire ininterrottamente tutti i comportamenti anti contagio (come il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale e l’uso costante della mascherina) e accettare le restrizioni imposte (come evitare di uscire se non necessario o il coprifuoco), che alla lunga ci fanno sentire spossati e spenti. È una nuova forma di stress, un’assenza di energia mentale che stando alle ultime ricerche ha colpito il 60% della popolazione europea. È come se il virus avesse “contagiato” anche la mente, facendoci sentire apatici, demotivati e incapaci di sostenere il peso della situazione.

Gli effetti psicologici (trascurati) del Covid-19

A lungo trascurati, gli effetti della pandemia sulla salute mentale potrebbero andare incontro a un peggioramento. Sì, perché oltre al numero di vittime, per una larga fetta del popolo italiano, a fare rumore è la crescente percentuale di persone che soffrono di disturbi psichici. Siamo tutti sotto pressione, abbiamo smesso di vederci, abbracciarci, non facciamo più programmi e questo non può che colpire la nostra sfera emotiva. Secondo un’indagine condotta dall’Istituto Piepoli per il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi (Cnop), lo “stressometro” ha segnalato che ad oggi solamente il 16% degli italiani dice di sentirsi poco stressato, gli altri manifestano livelli medi di stress (46%) oppure alti (38%).

Ma non è solo lo stress a preoccupare: i risultati di un questionario online promosso dal Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University, ha mostrato l’impatto che sta avendo Covid-19 sul nostro benessere mentale. In particolare:

  • il 21% degli intervistati è in crisi con il partner o con i figli (13%);
  • il 50% svolge con più fatica e scarsa motivazione la propria attività lavorativa;
  • il 70% degli studenti dichiara un importante calo della concentrazione;
  • il 21% delle persone riporta sintomi gravi d’ansia, mentre il 10% ha avuto almeno un attacco di panico senza averne mai sofferto prima. Un altro 20% sintomi di disturbo post-traumatico da stress e un 28% quelli ossessivo-compulsivi;
  • il 55% soffre d’insonnia.

In parallelo è aumentato il ricorso a farmaci come ansiolitici, sonniferi e antidepressivi: alcune persone ne hanno ampliato il dosaggio e altre hanno iniziato a farne uso adesso. Insomma, stiamo vivendo una situazione di disagio che rischia di evolversi in tragedia. Ci chiediamo solo quanto tempo occorra affinché le istituzioni agiscano in modo preventivo e non aspettino, come spesso accade, che crolli il ponte prima di muoversi per sorreggerlo.

Pandemia e adolescenti: una generazione a rischio

E ai nostri ragazzi chi ci pensa? Abbandonati e impauriti, sono chiusi nelle loro camere con le cuffie nelle orecchie. Si chiedono quando potranno tornare sui banchi di scuola e ridere e giocare con gli amici. Alcuni adolescenti, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, manifestano un atteggiamento morboso con i genitori, altri si allontanano. C’è chi poi non mangia, chi lo fa troppo. A ciò si aggiungono problemi di insonnia, gesti di autolesionismo e disagi psichici in risposta alle sofferenze della pandemia. Sono ferite invisibili agli occhi frettolosi dei più grandi, che si aprono ulteriormente se considerato l’aumento dei tentati suicidi nei reparti di neuropsichiatria infantile italiani. A indicarci ancora una volta che il disagio mentale corre come il contagio. Se è vero che la prima ondata di coronavirus, i ragazzi l’hanno vissuta in parte come una sorta di vacanza estiva anticipata, nel secondo lockdown hanno smesso di immaginare il loro futuro, come riporta Stefano Vicari – professore presso l’Università Cattolica e direttore di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Bambino Gesù di Roma, dove i ricoveri sono cresciuti tra il 20 e il 30%. È una delle tante testimonianze di un malessere silenzioso che sta mettendo radici molto profonde e che il mondo adulto, impegnato ora sul fronte vaccini e lavoro, fatica purtroppo a notare.

Primavera: la stagione della speranza

Dopo la rassegnazione è tempo di primavera, la speranza che ci aiuta a non arrenderci di fronte alle difficoltà e ci fa tornare la voglia di vivere, fondamentale anche in un periodo complicato come questo. Perché alla natura non importa del coronavirus, non si ferma, continua il suo ciclo vitale e ci rallegra con i suoi fiori profumati. Un’esplosione di colori e luci che non solo ci mette di buonumore, ma accende anche le aree più antiche del nostro cervello. Quindi senza che ce ne rendiamo conto la primavera sta fiorendo dentro di noi. In attesa di ritornare alla normalità, sperando che presto tutti possano beneficiare del vaccino, non dobbiamo scordare questa massima dello scrittore francese Victor Hugo.

Finirà anche la notte più buia e sorgerà il sole.
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