Il primo ricostituente della mente? Il vuoto
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Il primo ricostituente della mente? Il vuoto

Il vuoto mentale è un vero antidoto allo stress e a molti malesseri della vita di tutti i giorni: scopri perché fa così bene e come si fa

Il vuotoè un concetto affascinante che ha dato origine a molti dibattiti fra filosofi, religiosi, scienziati: non tutti sanno ad esempio che una delle scoperte più sorprendenti della fisica del XX secolo è che la stragrande maggioranza di ciò che esiste (il 99%!) è formato da spazio...vuoto! Il vuoto ha dunque un'enorme importanza eppure, per il senso comune, la parola vuoto evoca qualcosa di negativo: "Mi sento vuoto", "ho il vuoto dentro", "Che persona vuota ho conosciuto...": frasi che danno a questo termine una connotazione sgradevole.

Con il vuoto ti liberi di ossessioni e giudizi

La psicologia contemporanea, specialmente quella di orientamento junghiano, sa bene quanto benessere possa derivare dalla ricerca del vuoto mentale. Raggiungere questo stato psichico è molto salutare: lascia fluire via, fuor di noi, idee ossessive, preoccupazioni, ragionamenti inutili e, soprattutto giudizi. Creare il vuoto (attraverso diverse tecniche, che in genere si basano sul respiro e sulla chiusura degli occhi per un tempo più o meno lungo) vuol dire creare le condizioni mentali indispensabili per guardare la realtà che ci circonda così come è, depurata dalle proiezioni, dalle speranze, dai rimpianti. Questo senso di vuoto fa molto bene alla psiche, la rende pronta ad accogliere gli imprevisti e le novità in modo costruttivo, sciogliendo naturalmente i disagi. Insomma, è un vero balsamo ricostituente.

Vuoto: la via dell'autentica sapienza

Del resto, tutta la saggezza di Oriente e Occidente si è ampiamente occupata del vuoto: si tratta di un concetto fondamentale sia nel buddismo che nel taoismo, condizione preliminare essenziale per accedere alla meditazione, alla pace interiore, alla serenità autentica, "medicine" indispensabili per la vita contemporanea. Per il pensiero taoista, in particolare, pieno e vuoto sono due aspetti complementari del Tutto (Olos): niente di totalmente pieno esiste, niente di totalmente vuoto esiste.

Tutto nell'Universo conduce al suo contrario: “La Via del Cielo, quanto è simile all’atto di tendere un arco! Quel ch'è alto viene abbassato, quel ch'è basso viene innalzato, quello che eccede viene ridotto, quel che difetta viene accresciuto. La Via del Cielo è di diminuire a chi ha in eccedenza e di aggiungere a chi non ha a sufficienza." Così, la persona che vuole seguire la via naturale, che vuole essere in armonia col Tao, deve riprodurre in sé quest’alternanza. Se il pieno e il vuoto fossero esattamente equivalenti, se lo yin e lo yang fossero identicamente ripartiti, saremmo in una condizione statica, come morti. Perché sia possibile la differenziazione, la vita, ci deve essere uno squilibrio che metta in moto le cose, squilibrio che ci fa evolvere e mutare incessantemente. Per paradosso, dalla tensione, dallo squilibrio, deriva l’armonia dell’Universo: dal caos si genera l'ordine, e viceversa!

Un'esistenza troppo piena appesantisce l'anima

Nella vita quotidiana, noi tendiamo a essere sempre pieni: lo siamo esternamente (le nostre case sono piene di vestiti, scarpe, mobili, utensili domestici e mille altre cose) e lo siamo internamente: opinioni, preconcetti, conoscenze (per la maggior parte statiche: non molti sono disposti a mettere in discussione ciò che già sanno), preferenze... tutto ciò che abbiamo accumulato nel corso della nostra vita. Se questo accumulo è eccessivo, diventiamo statici e stiamo male, è inevitabile.

Cerca il vuoto e apri le porte al nuovo

Solo facendo spazio al vuoto nella nostra vita si crea la possibilità che qualcosa di nuovo si presenti. L’atteggiamento conservatore genera la stagnazione, l’assenza di movimento che rende la vita pesante. Per comprenderlo appieno, ecco un antico racconto Zen. Uno studioso va a trovare il saggio e gli chiede di istruirlo; per prima cosa il maestro zen fa accomodare l’ospite e gli serve del tè. Gli pone la tazza di fronte e inizia a versare la bevanda; la tazza si riempie, e lui continua a versare. Alle rimostranze dello studioso, replica: "Tu sei come questa tazza: pieno. Se prima non ti svuoti, come posso io insegnarti qualcosa?". 
 

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