Spendo sempre troppo: paura di crescere?
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Spendo sempre troppo: paura di crescere?

A volte la difficile gestione dei soldi non dipende da oggettive difficoltà economiche ma dal timore dell’indipendenza e dei suoi costi: perché accade e come uscirne

Pietro ci scrive dopo essersi reso conto di avere un problema. “Ho 26 anni e da poco sono tornato  a vivere a casa di miei genitori perché da solo non riuscivo più a fare fronte alle spese. Il problema è proprio qui, la gestione dei miei soldi, ho un lavoro e percepisco un buono stipendio che dovrebbe permettermi di arrivare a fine mese togliendomi anche qualche sfizio. Ma forse me ne tolgo qualcuno di troppo visto che per un motivo o per un altro mi trovo sempre a fine mese con l’acqua alla gola.

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Ogni mese faccio una fatica incredibile a vivere la mia situazione finanziaria in maniera rilassata e responsabile, come se mi auto sabotassi ricreando sempre le stesse situazioni. Io credo che una parte di me continui a portarmi verso la solita difficoltà economica che non dovrebbe esserci, insomma i soldi dovrebbero bastare, poi puntualmente faccio qualcosa per cui poi mi trovo in difficoltà, è più forte di me. Forse c'è davvero un inconscio che mi porta a compiere azioni di cui non ho il controllo. Perché mi accade? Certo, ora che sono dai miei posso permettermi di vivere alla grande come prima di andare a vivere da solo, ma chiaramente loro non sono contenti e nemmeno io vorrei vivere così. Cosa devo fare?”

Una vita senza responsabilità è una vita sprecata

Quando non ci sono situazioni di difficoltà oggettive, il problema della gestione dei soldi è spesso intimamente legato a quello della maturità, della responsabilità, dell’autonomia. Lo ammette lo stesso Pietro: ha uno stipendio che gli dovrebbe consentire di mantenersi senza particolari problemi e invece non ci riesce. Cosa lo sta boicottando? In apparenza nulla: semplicemente spende di più di quel che guadagna e quindi conduce una vita che non si può permettere. Un fatto è certo: specie di questi tempi, iniziare un percorso di autonomia significa apportare dei cambiamenti significativi al proprio stile di vita. Pietro è molto giovane e dalle sue parole sembra che sia sempre stato abituato a vivere senza particolari preoccupazioni economiche, godendo una vita piuttosto agita. Ora le cose sono cambiate ma qualcosa dentro di lui non lo sta accettando e rivorrebbe la spensieratezza di quando, mantenuto dai genitori, poteva non occuparsi di tutte le incombenze che caratterizzano una vita davvero autonoma.

I sacrifici necessari per una vera autonomia

Il suo è un problema che caratterizza oggi tanti giovani dell’età di Pietro: una volta si sarebbe detto che “vogliono la botte piena e la moglie ubriaca”. Così Pietro ha optato per la scelta apparentemente più semplice: tornare dai genitori. Così facendo però, si sta tarpando le ali da solo e per fortuna se ne sta accorgendo. Il suo inconscio non lo stava boicottando perché tornasse indietro, ma perché aprisse gli occhi sul fatto che la vita spensierata da tardo adolescente per fortuna a un certo punto deve volgere al termine, e che se vuole davvero crescere ed evolvere, deve smettere di rimpiangere una vita priva di responsabilità e chiedersi: quanto vale la mia libertà? Quanto vale per la mia autostima sapermi gestire da solo? Saranno davvero così mortificanti alcune rinunce o lo è molto di più tornare nel nido e vivere inevitabilmente questo ritorno come una sconfitta?

Potrai fare e avere meno cose, ma saranno TUE

Non esiste alcun sabotatore interno in Pietro; a noi pare che in lui ci sia solo un ultimo tentativo di “controffensiva” da parte di una fase della sua vita che deve tramontare. Il giovanilismo esasperato che caratterizza la contemporaneità in questo senso è un nemico insidioso: certo ora Pietro può vivere - parole sue -, alla grande, ma il prezzo è di perpetuare illusoriamente un periodo divertente e spensierato ma che alla lunga rischia di diventare grottesco. Nessuna pianta rimane sempre giovane, ogni essere vivente evolve verso la sua piena maturità per poter dare frutti. Il boicottaggio dell’inconscio va letto in tal senso: è tempo di crescere, uscire dall’adolescenza prolungata per entrare nella piena giovinezza, l’età delle grandi scelte della vita, quelle che davvero caratterizzano quello che una persona è destinata a diventare. Così facendo, si accorgerà di poter avere le soddisfazioni esistenziali dell’età matura, che certamente non sta ancora assaporando.

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