Se sei in guerra con te stessa, fai così
Coppia e amore

Se sei in guerra con te stessa, fai così

Le lotte intestine fanno sprecare energia impedendoti di vivere in modo autentico: per "smontare" il tribunale interiore, accogli tutto quel che provi

Sabrina scrive una e mail alla redazione di Riza psicosomatica: "Ho 32 anni e da qualche mese sono in conflitto con me stessa. Mi sveglio al mattino con l'ansia e la paura di non meritare la vita che ho. Mi colpevolizzo per tutto, eppure fino a qualche mese fa mi sentivo sempre bene, irrequieta a volte, agitata altre, ma piena di vita e mai in conflitto con me stessa. Ma un evento mi ha destabilizzato, ha fatto nascere in me sensi di colpa profondi, mi ha resa ai miei stessi occhi una persona orribile, cattiva e irrecuperabile: ho provato attrazione per un altro uomo. Per un errore, una scelta sbagliata adesso non vedo più la felicità, io che riuscivo a trovarla in tutto... Proprio io.

Sono anche stata in psicoterapia ma non ha aiutato, anzi mi ha addirittura fatto mettere in discussione la relazione con mio marito, che invece amo e con cui sto benissimo. Ho creato un trauma nella mia mente ed ora vorrei solo dimenticare e tornare a vivere bene. Ci provo ogni giorno, ma non so cosa mi blocca, sento che qualcosa non mi fa andare avanti come prima. Vorrei avere dei figli, comprare una casa ma questi desideri ora sembrano i sogni di qualcun altro, lontani, non merito di realizzarli, perché prima o poi, arriverà la punizione che merito per aver sbagliato..."

Quando siamo prigionieri di un'identità troppo statica e rigida, può accadere che eventi in apparenza poco importanti inneschino sconvolgimenti psicologici di ampia portata, come accade a Sabrina. Quando succede, significa che qualcosa di profondo si è messo in moto dentro di noi. Approfittando di un evento superficiale, l'anima scende in campo per farci evolvere e andare oltre il personaggio che stiamo mostrando al mondo e a noi stessi. Basta leggere l'email di Sabrina per rendersi conto di quanto fosse grande la sua identificazione con una visione unilaterale di sé: "Prima mi sentivo sempre bene... mai in conflitto con me stessa". Poi, d'improvviso, un specie di terremoto psichico la destabilizza, facendola sentire "orribile, cattiva e irrecuperabile".

Comprendere il linguaggio dell'anima

Da cosa sarebbe scaturito tutto questo? Dall'aver provato attrazione per un altro uomo. Un fatto naturale, che capita a chiunque nella vita, diventa l'inizio di un calvario, una discesa agli inferi, alla quale è Sabrina stessa ad autocondannarsi. Davvero è possibile che qualcosa di tanto quotidiano scateni una simile reazione? Ragionando con gli occhi della superficie, risponderemmo di no, e cercheremmo, come forse ha fatto lo psicoterapeuta cui si è rivolta, delle cause "esterne", per esempio una crisi coniugale che si ha timore di aprire. Se invece adottiamo uno sguardo più ampio, possiamo vedere le cose in altro modo: qualcosa di profondo, che prima o poi doveva emergere, ha "usato" quell'attrazione per uscire allo scoperto.

Quel "qualcosa" appartiene al mondo inconscio di Sabrina e non viene alla luce perché che lei si martirizzi e si colpevolizzi come fa. Al contrario, si è manifestato per portarle un messaggio molto importante: crescere, evolvere significa smetterla di indossare i panni della persona perfetta, sempre felice, dispensatrice di buoni consigli e animata solo da nobili sentimenti. In lei c'è altro, c'è ad esempio un essere desiderante al di là dei cliché, degli obblighi morali e delle rigidità dell'io cosciente che ammette un solo modo di comportarsi e si riconosce unicamente in quello.

Se resisti, il dolore può solo aumentare

Per tornare a stare bene, Sabrina deve fare spazio anche alle sensazioni meno piacevoli, ai desideri che giudica proibiti, a quel lato Ombra che la abita e che chiede di essere riconosciuto. Il fatto stesso che Sabrina ne sia sconvolta dimostra quanta resistenza c'è in lei ad accettare questo volto sconosciuto di sé. Provare attrazione per un altro uomo non significa che lei non ami più o non desideri suo marito, ma che, come chiunque, vive emozioni contrastanti, contraddittorie, che vanno integrate, non rimosse. Rifiutarle le demonizza rendendole insopportabili. Inoltre, non esiste una vita "di prima" cui tornare, come non c'è modo di impedire a un'emozione di presentarsi al nostro cospetto.

Sabrina non ha fatto una scelta sbagliata, come pensa, poiché le sensazioni non si scelgono, si vivono. La sua anima le sta dicendo: non sei solo quella che credevi di essere, sei anche altro e telo "dimostro", facendoti incontrare questa emozione. Poteva essere una rabbia improvvisa o un attacco di gelosia, oppure un'invidia inaspettata, non importa. Sabrina crede di essere in lotta con se stessa o meglio con questo lato di Sé, ma le cose sono assai diverse: la sua è la sofferenza di chi deve rinnovarsi e rifiuta di farlo...

Cedere per evolvere

In casi come questo, la parola d'ordine è resa: occorre cedere, arrendersi, ammettere di non poter far nulla e attendere. Attendere cosa? Che si compia il parto della donna che verrà, più matura, consapevole, meno idealistica, più reale. Allora e solo allora potranno prendere forma quei progetti esistenziali (come ad esempio i figli) che lei ora vede lontani o per i quali si sente indegna. Non si proteggono le nostre relazioni, le nostre aspirazioni e speranze chiudendole in teche immaginarie separate dal mondo. Lo si fa avendo consapevolezza che tutto può cambiare, trasformarsi, a volte finire. E che noi stessi cambiamo, evolviamo e non siamo destinati a essere sempre gli stessi. Quel che capita a Sabrina è il segno di un'evoluzione in atto nella sua psiche: il suo compito ora è accogliere e sospendere ogni giudizio. Allora quell'attrazione per un altro uomo diverrà pura "attrazione", desiderio, senza l'oggetto, che è del tutto secondario. Sarà quel lato desiderante a indicarle la strada giusta da percorrere...

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Riza Psicosomatica
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È il mensile di psicologia che aiuta a occuparsi di sé per vivere bene e migliorare la qualità delle nostre relazioni.

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