La contemplazione tiene lontana l'ansia
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La contemplazione tiene lontana l'ansia

Negli stati di meditazione il cervello attiva sostanze che cambiano l’atmosfera mentale e tengono lontana l’ansia e molti altri disagi interiori

Nella nostra cultura la meditazione (o “contemplazione”, come è stata chiamata per secoli in ambito più religioso) è spesso vista come qualcosa di arduo e complicato, riservato a menti superiori, ai santi o ai filosofi . Ci immaginiamo siano necessari grandi sforzi mentali per raggiungere chissà quali vette di estasi, e questo può spaventarci. In Oriente invece – dove è pratica comune, ad esempio nello yoga o nel tai-chi – è vista in modo molto più semplice: in quelle culture non c’è gran differenza tra una pausa di contemplazione e la normale ginnastica del mattino. Sono pratiche salutari, nulla di meno e nulla di più: come il corpo si giova di una moderata attività sportiva, così la mente diventa più efficiente e resta giovane a lungo grazie alla contemplazione.

Cambia il tuo sguardo sulle cose
I malesseri interiori, l’ansia, la depressione, la disistima, le difficoltà relazionali causate da rabbia repressa o da gelosia e anche molti disturbi come ad esempio insonnia o cefalea, dipendono per lo più dalla mentalità in cui siamo calati, dagli obblighi e dai modelli mentali che ci imponiamo, insomma dal modo in cui trattiamo noi stessi:
chi non ha un buon rapporto con se stesso finisce presto o tardi per sviluppare qualche disagio. Ecco il vero scopo della contemplazione: non è elevarsi, diventare migliori, più puri, più perfetti, più profondi o chissà cosa. Lo scopo è invece cambiare lo sguardo sulle cose e di conseguenza l’atmosfera mentale. La contemplazione allarga il tuo sguardo così da vedere ogni cosa, anche la più piccola, da un punto di vista diverso, più ampio, infinito.

Attiva in te le forze della Natura
Ad esempio: un momento fa ti sei arrabbiata con tuo marito, o con tuo figlio. Invece di far partire la solita giostra mentale fatta di accuse e controaccuse, puoi fare un’altra cosa: puoi contemplare. Osserva bene, a occhi chiusi, la tua rabbia, sentila nel corpo... E poi vai un po’ più in là: togli mentalmente le cause, i protagonisti, togli il marito e il figlio, e infine togli anche te stessa: resta solo la rabbia, un’emozione che ti supera e ti ingloba. Non devi giudicarla o pensare di cambiarla: solo percepirla. In questo modo non ci sei più tu, arrabbiata con tuo marito perché ti dà per scontata, o con tuo figlio perché ti ha risposto male. C’è invece un’emozione che riflette in te una forza naturale, cosmica. La domanda allora non è più: “Chi ha sbagliato? È colpa mia? Cosa devo fare per risolvere il problema? Come faccio a rimettere le cose a posto?”, ma diventa: “Cosa vuole da me la vita? Perché mi manda questa energia naturale? A quale nuovo passo mi sta chiamando?”.

I problemi si chiariscono da soli
Finché sei immerso in una mentalità, trovi le soluzioni di quella mentalità: ti arrabbi, cerchi di far pace, ti dai tutta una serie di spiegazioni sull’accaduto, cerchi di rimediare con gli strumenti che la ragione ti mette a disposizione… In realtà complichi le cose. E se questi litigi volessero liberare un lato di te che ancora non conosci? Intervenire vorrebbe dire guastare tutto. Ma se sai che la Natura stessa sta operando in te, tutto cambia. Vuoi che la Natura non sappia cosa è giusto fare? Le azioni migliori, quelle che cambiano i termini del problema, nascono solo in questo stato di “assenza attiva”, in cui non sei più tu a operare, ma qualcosa di più grande opera attraverso di te. Entrare in questo stato permette di liberare la creatività spontanea della vita, che sa vedere, in ogni evento visibile, una possibilità ancora invisibile.

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