Diffidente a oltranza? Così ne esci
Ansia

Diffidente a oltranza? Così ne esci

Chi 
è sulla difensiva a oltranza vive sempre all’erta e non si rilassa mai, vittima di un’ansia da controllo 
che può sciogliere

Se non esistesse la diffidenza, non solo l’umanità ma anche la maggior parte delle specie animali si sarebbero estinte da tempo. Vista come istinto naturale, la diffidenza è quell’opzione che spinge a non fidarsi subito delle situazioni nuove e sconosciute, a non esporsi e a non mettersi in pericolo. Come ogni opzione della nostra mente, se diventa un atteggiamento costante rischia di creare molti più danni che benefici e di aprire la porte all’ansia. Il diffidente si comporta come se vivesse nella giungla, governata da leggi feroci di sopravvivenza e da pericoli continui. Certo, esistono i manipolatori, gli imbroglioni, i fasulli e, più in generale, esistono “gli altri” con le loro caratteristiche di imprevedibilità, che non sempre sono in sintonia con i nostri bisogni. Ebbene, il diffidente mette tutto sullo stesso piano e affronta tutto allo stesso modo. Cioè, innanzitutto, non fidandosi e finendo col divenire vittima di un’ansia che ha creato con le proprie mani.

Quando il passato pesa troppo

“Sono già stato scottato”: è uno dei motivi ufficiali che più spesso il diffidente adduce per giustificare il suo atteggiamento. Una o più storie d’amore e d’amicizia sono andate male e lui - lungi dal pensare di poter aver dato il proprio contributo alla loro fine - non ha trovato altro modo che quello di non fidarsi più, di tirarsi indietro. O meglio, in realtà non si tira indietro: cerca ugualmente la relazione ma vuole essere convinto, chiede continue conferme e prove di fedeltà, mettendo l’altro in una condizione difficile. “Questo qui mi vuole raggirare, quest’altro mi vuole fregare” è il pensiero istintivo quando il diffidente si trova davanti a persone che non conosce o a situazione nuove. E la diffidenza può essere “applicata” anche ai familiari, ad esempio il partner, da cui si teme costantemente di essere presi in giro. Qui la persona, senza accorgersene, mette in atto un meccanismo psicologico inconscio, chiamato proiezione, per il quale attribuisce all’altro ciò che invece appartiene a se stessa.

Libertà di scegliere

Chi soffre di questo, che non è altro che una forma di ansia da controllo vede il possibile raggiro ben prima di poter sapere se realmente ci sia, magari perché cresciuto in un ambiente impregnato della cultura del sospetto e della manipolazione, a partire da genitori e parenti, ed ha quindi appreso che non ci si può fidare di nessuno. Qualunque sia la causa della diffidenza esasperata, il risultato è sempre negativo: per tenersi lontani dai pericoli si evitano anche tantissime situazioni che potrebbero essere piacevoli o vantaggiose; quegli stessi pericoli potrebbero del resto quasi sempre essere visti e prevenuti anche con un normale atteggiamento di sana cautela o di semplice attenzione. Questa diffidenza tout court impedisce dunque di ricevere, ci conoscere, di farsi conoscere, di farsi curare, di evolvere. Perciò è necessario, per chi ne sente il bisogno, cambiare qualcosa. E la prima cosa è comprendere che diffidare non implica tirarsi indietro, ma semplicemente aver bisogno di conoscere più a fondo la realtà che si deve o che si vuole incontrare. Perché se non si conosce, non si è liberi di scegliere e si resta ottime dell’ansia.                                                   

Cosa si perde chi ha sempre paura di rimanere "fregato"

  • Perde occasioni di incontro, di scambio e di arricchimento.
  • Rallenta lo sviluppo psichico e le naturali trasformazioni dell’Io.
  • Diventa ostico da frequentare e allontana le persone.
  • Blocca qualsiasi novità nel tentativo di gestire e controllare tutto.

Cosa fare

Passare dal corpo

L’eccesso di diffidenza implica sempre l’ansia da controllo. Per scioglierla è utile passare dal corpo invece che dalla mente. Con l’aiuto di un esperto dedicati a tecniche corporee che ti aiutino a lasciarti andare, ad affidarti a chi ti fa il trattamento, a non voler “guidare” quel che accade. In tal modo si crea una reale disponibilità ad aver fiducia.

Giocare di più

Diffidare, controllare, anticipare, stare allerta: la vita così è priva di vero piacere. È troppo che non ti svaghi, ma soprattutto che non giochi. Giocare in gruppo - da un’attività sportiva a un gioco di società - è un ottimo modo per oltrepassare l’istintiva diffidenza e rendere più fluide e spontanee le relazioni. Perdersi nel divertimento aiuta ad abbassare le difese.

Imparare ad approfondire

L’atteggiamento diffidente ti impedisce una reale conoscenza della realtà che ti trovi di fronte. È necessario trasformarlo in qualcosa di più attivo e di più utile. Invece di irrigidirti, impara ad approfondire la conoscenza di chi hai davanti, ad acquisire più elementi. Solo così potrai sapere se è il caso di stare sul chi va là oppure lasciarsi andare.

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