L'ansia di non esser normale
Ansia

L'ansia di non esser normale

Può accadere che la mente - sotto la spinta di frustrazioni molto forti - reagisca cedendo a pensieri bizzarri che provocano ansia: come possiamo reagire

Un’ansia che fa paura

 

“A volte mi capita di pensare che non mi importa nulla di tutto quello che sto vivendo: famiglia, lavoro, amici. E mi spavento, non è una cosa normale e mi sale l’ansia”. E ancora: “Ogni tanto mi sorprendo a fissare le persone e a immaginarle nell’intimità della loro vita. Questo mi agita e mi manda in ansia: forse è da malati”. Oppure: “È normale che a ventitré anni non abbia ancora avuto un rapporto sessuale? C’è qualcosa di sbagliato in me!”. Ecco tre esempi di un paradosso del nostro tempo: mentre da un lato si cerca l’originalità a tutti i costi, l’unicità, l’essere speciali, dall’altro si fa strada la paura di non essere normali, di non rientrare in un modo di essere “comune a tutti” che testimonierebbe la nostra salute mentale, la nostra “non pazzia”.

 

Cosa significa davvero “essere normali”

“Dottore, ma è normale che io...?”  è oggi una delle domande più frequenti in psicoterapia ed esprime un disagio dilagante che mischia insieme problemi di identità (essere se stessi) e al contempo di autocontrollo (essere “in” se stessi). Questa paura è tanto più frequente in chi persegue senza saperlo ideali estranei alla propria natura: risultati, titoli di studio, professione, dogmi spirituali, stato sociale, partner: ci si ritrova in una vita totalmente aliena senza accorgercene. È a questo punto che il cervello - in modo sano - produce un pensiero, una fantasia o un comportamento che tenta di spezzare l’identificazione. Il problema è che lo fa nel suo linguaggio, che è simbolico, analogico, talora anche in modo estremo (ad esempio nelle fantasie di fuga), e viene perciò giudicato anormale, strano e folle, e mette molta ansia. Ma uscirne si può, spostando la domanda: invece di chiederci se siamo normali, chiediamoci se la vita che stiamo conducendo è davvero la nostra. Spesso il cervello è sano, ma è la vita che è “malata”.  

Che cosa spaventa di più

- Pensieri e gesti “strani” che prima non erano presenti.

- Comportamenti rituali di cui non si riesce a fare a meno.

- Fantasie di fuga, di sparizione, di vendetta.

- Sentimenti di odio o di aggressività verso chi si ama.

- Istanti sporadici in cui si pensa a gesti autolesivi.

I dubbi che creano ansia

- Ho un sintomo psichiatrico? Sono matto?

- Forse non ho pieno possesso delle mie facoltà.

- Potrei trasformare i miei pensieri “strani” in gesti reali?

- Tornerò normale come ero prima?

- Forse ho qualcosa che non va.

 

Cosa rivelano

 

- Scarsa conoscenza di sé per mancanza di introspezione.

- Conduzione di una vita lontana dalla propria vera natura.

- Insicurezza nei propri mezzi psichici e mentali.

- Senso di precarietà compensato da un eccesso di autocontrollo.

- Bisogno di punti di riferimento interni ed esterni.

- Assenza o eccesso di spiritualità.

 

I consigli: archivia le tue abitudini

Cambia orari

 

A volte la scaletta della giornata e della settimana sono talmente “anormali”, cioè stressanti e innaturali, da essere terreno fertile per pensieri anomali. Nel possibile, prova a cambiare orari e smuovere abitudini.

Cambia contesto

 

Osserva se i pensieri “non normali” e la conseguente ansia sono causali o nascono solo in contesti e momenti particolari. Se è così, ciò la dice lunga sul fatto che lì c’è qualcosa che non ti va bene.

Chiedi un consulto

 

Se temi di poter fare gesti sconsiderati, consulta con fiducia uno specialista; se ti senti solo un po’ “strano” in alcuni momenti, orientati su uno psicoterapeuta del profondo. Spiega tutti i tuoi dubbi e timori, senza tralasciarne nessuno. Andrà tutto bene.

Distilla il messaggio

È la cosa fondamentale: dopo esserti tranquillizzato sulla tua normalità, trasforma i pensieri che ti mettono in ansia nei veri suggerimenti che il tuo cervello ti sta dando per modificare la tua vita.

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