I piccoli hanno un apparato psichico ancora immaturo, per questo tendono a sentire “di pelle” e a rispondere “di pancia”: come reagire in modo utile ai bimbi
Non c’è niente di più “psicosomatico” di un bambino: il corpo rappresenta per lui la realtà primaria, una centrale di smistamento di stimoli e messaggi che vanno da dentro verso fuori e viceversa, poiché il suo apparato psichico è ancora immaturo, le emozioni sono elaborate soprattutto a livello inconscio e quindi fisico…Molte delle patologie che sviluppa sono quindi un modo per comunicare ciò che sente, cui non sa dare un nome… Non solo: i suoi disturbi servono anche a richiamare l’attenzione della madre e a inviarle dei messaggi.
Mamma, trova la giusta distanza
Il ruolo della famiglia, e della madre in particolare, è fondamentale nella crescita emotiva del bambino. Negli stesi gesti dell’allattamento, la mamma può trasmetter sentimenti di serenità e partecipazione così come di apprensione o fastidio. Recenti studi condotti dall’Istituto di psicosomatica di Parigi hanno dimostrato che una malattia psicosomatica nell’infanzia può dipendere da un’alterazione nella relazione fra mamma e bambino. Questa “alterazione” può esserci sia nel senso di un distacco emotivo che di una vera e propria superprotezione che la madre rivolge al piccolo, in assenza di problemi che la giustificherebbero. La difficoltà a trovare la giusta distanza sarebbe alla base di molti disagi psicosomatici nei bambini.
Coliche gassose: deve imparare a “digerire le difficoltà”
Le coliche gassose possono comparire fin dai primi giorni di vita e continuare fino ai 6 mesi circa. Si manifestano dopo i pasti e peggiorano verso sera. I fattori psicologici svolgono un ruolo importante: la neomamma, spesso ansiosa e impaziente, scarica inconsapevolmente la propria inquietudine sul bambino che, insieme al latte, manda giù anche le tensioni materne. Pianto e irrequietezza allarmano ulteriormente la mamma che, ancora più ansiosa e impotente, cerca spesso di consolare il bambino offrendo del latte, in questo modo però si sovraccarica l’apparato digerente, generando, in un circolo vizioso, nuove coliche e ansia.
Non è un caso che le coliche più ostinate si plachino spesso in pronto soccorso, senza alcun intervento: l’idea di poter ricevere aiuto, tranquillizza i genitori e, di riflesso, il bambino…
Come si manifestano
Il bambino scoppia a piangere improvvisamente ma le poppate e le coccole non consolano il bambino che presenta il volto paonazzo e alla palpazione presenta il pancino piuttosto testo e dolente, tensione che cerca di ridurre, piegando le cosce sull’addome.
Cosa può fare il genitore: anzitutto, tranquillizzarsi!
Le coliche si possono risolvere facilmente. Basterà che la mamma, via via che fa esperienza e diventa più sicura di sé, impari a sintonizzarsi sui ritmi del bambino trovando tempi e modi di comunicare con lui differenti dall’offerta di cibo; poppate regolari e un ambiente caldo e accogliente, privo di tensioni per la madre e per il bambino sono un grande aiuto.
Dermatite atopica: tante emozioni contrastanti
La pelle è per il bambino il confine che delimita la sua identità: tutto ciò che è dentro la sua pelle è lui, tutto ciò che è fuori è l’altro. Il bambino vive “a pelle” qualsiasi esperienza, contatto o novità, ecco perché qualsiasi disagio che ha nelle relazioni si disegna sulla cute. Dal primo anno di vita in poi è facile che sia la pelle a “tradire” un malessere. Perché? Perchè attraverso la cute il bambino esprime l’ambivalenza di questa età: la spinta all’autonomia si scontra con il bisogno di cure, ma la pelle del bambino registra anche l’ambivalenza della mamma che fa fatica a trovare l’equilibrio tra l’istinto di proteggerlo e quello di dargli fiducia.
Come si manifesta
La pelle appare arrossata, infiammata, si secca, si screpola e prude, il bambino si gratta fino a produrre vere e proprie lesioni che portano al sanguinamento.
Ecco cosa significano i sintomi
Cosa può fare il genitore: con le carezze, non si gratta più
Prendere consapevolezza che nostro figlio ci ispira sentimenti contrastanti e accettarlo senza sentirsi in colpa: succede a tutte le mamme.
Ritagliarsi spazi nei quali coltivare da sola interessi e relazioni.
Trovare dei momenti sereni (durante il bagnetto o il cambio del pannolino) in cui poter fare coccole e massaggi al bambino.
Evitare gli atteggiamenti ambivalenti: ad esempio sbaciucchiarlo e poi allontanarlo bruscamente, “fare i teneri” quando invece si è distratti.