Se il piccolo balbetta, niente paura
Crescita e sviluppo

Se il piccolo balbetta, niente paura

Il problema scompare quasi sempre dopo i tre anni: nell'attesa, non parlate al piccolo velocemente, non finite le parole per lui, non interrompetelo…

Secondo la comunità scientifica, solo al terzo anno di vita del bambino è possibile individuare con certezza i disturbi del linguaggio. Prima, l’aspetto più importante da individuare è la capacità comunicativa del bambino verso l’adulto. Purtroppo troppo spesso cerchiamo di capire come si deve parlare al bambino, non come ascoltarlo. Occorre ricordare che le basi della comunicazione vengono poste fin dai primi giorni di vita: se ascoltato con attenzione, ogni il bambino sa far capire che è in grado di distinguere tra suoni a lui utili da altri inutili.

La balbuzie è normale a 2-3 anni

Nella sfera dei problemi del linguaggio più comuni esiste un fenomeno che preoccupa molto i genitori: la balbuzie. In realtà non possiamo considerarla un vero e proprio problema di linguaggio ma di scioltezza o fluidità della parola. La balbuzie è quasi normale tra i due e i tre anni d’età, ma raramente si mantiene nel tempo, fino all’età adulta. In questi casi la causa è principalmente attribuibile a fattori di ansia, tensione o stress e diventa fondamentale un trattamento precoce di tipo multidisciplinare ovvero con l’intervento di specialisti diversi (psicologi, foniatri e logopedisti) che può essere di grande aiuto.

Colpisce di più i maschi

La balbuzie del bambino piccolo (si tratta di un disturbo più diffuso fra i maschietti) ha caratteristiche diverse da quella dell’adolescente e dell’adulto e ha un carattere quasi sempre transitorio. Molti bambini di due e tre anni balbettano perché non sanno coordinare la velocità con cui la loro vivace funzione intellettiva fa arrivare alla loro bocca le parole, che affollandosi escono “urtandosi fra loro”, come una folla costretta a passare attraverso una strettoia obbligata. È un po’ la stessa cosa che succede quando il bambino comincia a camminare: spesso lo fa a una velocità superiore alle sue possibilità. Il problema si risolve con la crescita e lo sviluppo del Linguaggio.

Che cosa non fare

È certamente sbagliato continuare a rimarcare la balbuzie, anche se a volte può essere un gioco divertente: correggerla aumenta nel bambino il senso di frustrazione per una funzione attesa dai genitori, e che lui non è capace di compiere.

Cosa fare per aiutarlo a parlare

  • La raccomandazione principale, come per tutte le acquisizioni del bambino, è di lasciarlo libero di scegliere i modi e i tempi per realizzare le sue conquiste, senza opprimerlo. È umano che i genitori si sentano investiti del compito di “dovere stimolare” il bambino, ma purtroppo dimenticano quali sono i tempi adatti ai piccoli, usando involontariamente  quelli degli adulti.
  • Limitiamo gli interventi correttivi: se ogni volta che il piccolo dice qualcosa di  non perfettamente giusto, non riusciamo a resistere alla nostra vanità di “docenti” naturali e la ripetiamo corretta, il nostro intervento può assumere l’aspetto e la portata di una pressione, e può trasformare banali e temporanee difficoltà in problemi cronici.
  • Ricordiamoci di gratificare il piccolo ogni volta che pronuncia una parola o una frase in modo fluente!
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