L'alchemilla è una pianta che cura numerose patologie, grazie a proprietà antinfiammatorie conosciute fin dall’antichità: scopri come utilizzarla
L'alchemilla cresce soprattutto nel nord Europa, dove da sempre è considerata una pianta magica, utilissima per curare numerose malattie: ulcere, piaghe, ferite che fanno fatica a cicatrizzarsi, bruciori urogenitali, ma anche mal di testa, dissenteria, insufficienza epatica, anemia ed emorragie. Le donne scandinave un tempo usavano il succo verde e astringente di alchemilla per sbiancare la pelle e schiarire le efelidi, e ne bevevano il decotto per attenuare i dolori mestruali. Oggi in fitoterapia si utilizzano soprattutto i fusti e le foglie dal margine pieghettato a ventaglio, ricche di tannini, resine, saponine, acido palmitico, stearico e salicilico: una meravigliosa sinergia di principi attivi che fanno dell’alchemilla un potente antinfiammatorio naturale.
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L’alchemilla ha grandi proprietà digestive, tanto che il suo infuso è ottimo da bere a fine (caldo o tiepido) pasto per prevenire pesantezza, acidità, mal di stomaco e meteorismo. Lo stesso infuso, una volta raffreddato, si usa come collutorio per gli sciacqui, da ripetere 2 volte al giorno: combatte ascessi, raucedine e cali di voce.
Con le foglie essiccate di alchemilla si prepara un infuso ad azione calmante e antinfiammatoria: in un litro d’acqua bollente si aggiungono 40 g di foglie, si lascia in infusione 5-10 minuti e se ne bevono 4 tazze al giorno, prima dei pasti. È un toccasana per le donne che hanno un ciclo irregolare e per quelle che si avvicinano alla menopausa e accusano i tipici malesseri legati al cambiamento dell’assetto ormonale.
Le foglie fresche di alchemilla si possono usare anche per preparare insalate e risotti: tritate con timo e maggiorana si frullano con un vasetto di yogurt naturale, una punta di senape, sale, pepe nero e olio d’oliva. Si ottiene così una salsina in cui intingere le verdure crude o da spalmare sul pane nero.