Prova a fare attenzione alle parole che dici: quante volte le hai già dette, proprio nello stesso modo? E quante volte invece sono parole nuove? Attento: riempire la testa di frasi sempre uguali e di automatismi blocca la capacità del cervello di rigenerare la tua vita!
Quando usiamo parole davvero spontanee, che aprono nuovi sguardi sulle cose e su noi stessi, rinnoviamo le nostre giornate e ci predisponiamo al benessere interiore.
Ci sono infatti due tipi di parole: quelle dette tanto per dire, che fanno male al cervello e alla psiche, e quelle che vengono dal silenzio interiore. Quando riusciamo a dire ciò che dobbiamo dire, senza secondi fini, senza intenzioni nascoste, senza quei timori che ci fanno essere diplomatici o calcolatori, significa che quelle parole vengono dal silenzio interiore e arrivano dirette al fine, come una freccia al suo bersaglio.
La domanda da farsi è: “Questa cosa che sto per dire, l’ho già detta?”. Se l’hai già detta, allora è una parola che usi tanto per parlare; se non l’hai detta, invece, è una parola nuova che apre nuovi orizzonti mentali.
Ogni volta che parli, senza saperlo, stai creando te stesso. Ad esempio, quando sei a cena con i tuoi amici, guardali per un istante portando il silenzio dentro di te, quel silenzio che vede e non ha niente da dire; senza saperlo, stai chiedendo al silenzio di farti diventare sempre di più, istante dopo istante, ciò che sei.
Ogni creazione avviene nel silenzio: un seme diventa germoglio, e poi foglie, rami, fiori e frutto nel silenzio. Noi stessi siamo cresciuti nel silenzio del grembo materno, tra suoni quasi inaudibili, lontani. E solo nel silenzio arrivano i sogni della notte.
Durante la giornata, per ritrovare il tuo equilibrio, cerca un po’ di silenzio e soprattutto smetti di farti domande; le cose sono così, non ci sono domande, ci sei tu che nel silenzio di tutti i commenti e i giudizi constati e guardi ciò che accade.
Questo lavoro non produce immediatamente frutti visibili, ma immancabilmente te li porterà quando meno te lo aspetti, perché l’anima crea i suoi frutti silenziosamente.