VIDEO Dimenticare è indispensabile per la nostra salute mentale

In occasione della trentunesima giornata mondiale della salute mentale, voglio farvi presente una regola di vita essenziale per poter star bene, ovvero utilizzare di più e meglio la nostra capacità di dimenticare.

Che cosa dobbiamo dimenticare? Il passato, i torti subiti, gli abbandoni, i tradimenti, i traumi che si sono verificati nella nostra vita e che hanno creato e ancora creano in noi tanto dolore e tanta sofferenza.

Non va bene sforzarsi di tenere a mente i traumi vissuti, ripescarli dal passato, ragionarci, parlarne, analizzarli, indagarli. Così facendo si favorisce solo una sofferenza inutile, aggiungendo danno a danno, perché non è tanto il trauma che crea il disagio, quanto ricordarlo di continuo.

Le più recenti ricerche eseguite con le tecniche di neuroimaging (tecniche di diagnostica per immagini che, applicate allo studio del cervello, permettono la visualizzazione in tempo reale della struttura, del funzionamento e anche delle relative caratteristiche biochimiche e molecolari dello stesso) dimostrano che ripensare ad un evento traumatico attiva a livello cerebrale le stesse aree del cervello interessate dal trauma.

Diversamente che in questa nostra epoca moderna, saper dimenticare nell’antichità significava lasciar fare all'oblio, che ha un grande valore terapeutico di cui non siamo ben consapevoli. L'oblio per gli antichi era considerato un vero tesoro, un dono degli dei, una delle principali cure dell'anima.

Secondo i greci il dio Ermes si prendeva cura degli uomini quando erano in crisi, facendoli scivolare nel sonno e poi, appunto, regalandogli l’oblio: li avvolgeva in una sorta di nube soporifera e terapeutica facendo perder loro la memoria relativa al fatto in questione. E al risveglio il ricordo delle sofferenze e dei disagi era svanito.

Honoré de Balzac scrive:

«Dimenticare è il grande segreto delle esistenze forti e creatrici, dimenticare alla maniera della natura, che non conosce passato, che ricomincia ogni ora i misteri delle sue infaticabili creazioni.»

Quindi se non ci ostiniamo, se non frapponiamo resistenze culturali, ideologiche o morali, la nostra mente dimentica progressivamente il trauma subito e la ferita, ben curata dall’oblio, si rimarginerà.

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