Secondo alcuni Autori, nella vita noi “richiamiamo” gli accadimenti - difficoltà e problemi compresi - che sono necessari al nostro processo maturativo.
In una suggestiva nota nel suo libro sulla “sincronicità”, Jung spiega che, in tedesco, il termine “accadere” si traduce con “zu-fall”, ovvero “cadere verso”. Ciò significa che le cose che ci succedono e che in genere, sottovalutandone la funzione, attribuiamo al caso, in realtà “vengono verso di noi” come se le attirassimo, come se fossimo sospinti da un reciproco feeling energetico. Un modo per dire che, nell’infinito “puzzle” dell’universo, la casella vuota richiama il pezzo mancante.
Pensiamo ora agli ostacoli, alle difficoltà, a ciò che di brutto e doloroso ci capita nella vita e proviamo a riconsiderarne il senso: forse che ci accadono, ovvero “cadono verso di noi” per svolgere un compito?
A questo proposito Nietsche sostiene che la loro funzione è irrinunciabile, che addirittura senza di loro rischiamo di non procedere lungo il cammino della vita. Sentite cosa scrive:
“Considerate la vita degli uomini… e chiedetevi se un albero, che deve elevarsi magnifico nel cielo, possa fare a meno del mal tempo e della bufera – se le ostilità e gli ostacoli esterni, se qualche forma di odio o di gelosia, di ostinatezza, di durezza, di avidità, di violenza, non costituisca circostanza favorevole, senza cui è impossibile una grande crescita.”
In primo luogo le parole di Nietsche, come quelle di Jung, ci spingono a liberarci della convinzione che le difficoltà, i problemi, i traumi della vita siano eventi che si presentano sul nostro cammino in modo casuale.
Se si palesano, quando si palesano, hanno un senso. E poi ci dice che qualcosa dentro di noi andrebbe cercando le difficoltà che gli servono da stimolo per schiudersi e maturare… tempeste e ostacoli compresi.
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