Panico: perché colpisce di più d’estate?
Attacchi di panico

Panico: perché colpisce di più d’estate?

Durante la bella stagione ansia e attacchi di panico sono più frequenti: scopriamo perché e cosa fare per combatterli in modo efficace

La stagione estiva, simbolo di leggerezza e di benessere, è alle porte: tutto ci appare più bello, luminoso e sereno, ma questa sensazione di libertà e di spensieratezza non coinvolge tutti allo stesso modo. Le persone che soffrono di ansia e attacchi di panico possono vivere questo periodo con disagio e difficoltà. Vediamo perché accade e cosa fare per stare meglio.

Indice dell'articolo

Perché il panico aumenta in estate: cosa dice la scienza

L’esperienza clinica rivela un significativo aumento dei sintomi correlati agli attacchi di panico in primavera e in estate. Le alte temperature, l’elevato tasso di umidità, l’aumento delle ore di luce e della sua intensità, contribuiscono all’insorgenza e all’aumento di sintomi (sudorazione, debolezza, tachicardia, difficoltà a respirare) che sono tipici dell’attacco di panico. L’alternarsi delle stagioni ha dunque un’incidenza significativa sull’umore della persona e sul suo stato energetico, aspetti che colpiscono maggiormente le persone più vulnerabili. Già a partire da Ippocrate, padre della medicina, si attribuiva un ruolo primario all’influenza dei ritmi biologici sulle condizioni di salute. Variazioni ritmiche giornaliere, stagionali e annuali agiscono sia sulla produzione di alcuni ormoni (ACTH, cortisolo, GH, gonadotropine, prolattina, TSH, TRH e melatonina) che dei neurotrasmettitori, le sostanze del benessere prodotte dal cervello (serotonina, dopamina, noradrenalina), diminuendone la produzione.

Cosa accade nell'inconscio di chi ne soffre

La parola chiave, quanto parliamo di ansia e panico è "cambiamento", particolarmente impegnativa per le persone che soffrono di questi disturbi. Chi ne è vittima avverte in modo più intenso le sensazioni inviate dal corpo, l'organismo va in allarme, il passaggio alla stagione estiva è vissuto con forte tensione. Le sensazioni somatiche che derivano da questi cambiamenti climatici sono spesso percepite come precursori dell’attacco di panico, e dunque la perdita di controllo sembra dietro l'angolo. La persona vittima del disagio metterà quindi in atto comportamenti protettivi o di evitamento, come ad esempio evitare di frequentare luoghi affollati o di prendere i mezzi di trasporto pubblici.

Le normali sensazioni fisiche e corporee sono percepite e vissute in modo esagerato, quasi catastrofico, e considerate una minaccia per la propria salute. Si tende inconsapevolmente ad acuirle, ingigantirle, scatenando nuove reazioni e creando un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. L’attacco di panico diventa un disagio che si autoalimenta. Chiaramente a contribuire a questo stato non sono solo fattori ambientali, climatici e atmosferici: a modificarsi è tutta la routine quotidiana. Chi soffre di questi disagi vive con sofferenza il cambiamento che implica il venir meno delle certezze e delle abitudini cui la persona si aggrappa nella vita quotidiana per trovare un equilibrio ed esercitare in qualche modo il controllo sulla propria vita.

Attacco di panico: come si manifesta

L’attacco di panico si esprime nel corpo, con una sensazione acuta di malessere e disagio fisico che altera l’equilibrio della persona. La sensazione fondamentale nell’attacco di panico è di non poterne uscire, di rimanere ingabbiato, prigioniero del proprio malessere: più questa falsa consapevolezza aumenta più l’attacco di panico diventa intenso. Il panico colpisce in modo improvviso, inaspettato, annullando la dimensione razionale con una paura incontrollata che assale e pervade la persona in tutti i suoi aspetti, influenzando anche la sua vita sociale e lavorativa.

Del resto, la parola panico deriva dal greco “panikos”, letteralmente “del dio Pan", immaginato dagli antichi come metà uomo e metà caprone, un essere che viveva nei boschi selvaggi dell’Arcadia. Compariva all’improvviso, seminando il terrore tra le ninfe oggetto dello sfogo della sua esuberanza sessuale e fra i viandanti che attraversavano per caso i suoi boschi contro i quali lanciava terribili ululati per poi scomparire velocemente. Le vittime rimanevano incredule, non riuscivano a comprendere cosa fosse accaduto e a gestire la forte emozione negativa provata.

Il panico nel mito antico

La mitologia greca classica narra che il dio Pan emerse all’improvviso nel momento finale della battaglia degli dei contro i Titani, ma non in forma corporea, non in modo tangibile e visibile, ma attraverso un urlo spaventoso, terrificante, capace di atterrire i Titani e metterli in fuga. Ciò che più sconvolge del Dio Pan è una voce alla quale non è possibile associare un corpo. Il racconto mitologico offre una buona rappresentazione del disagio legato all’attacco di panico: questo emergere dal nulla, dal vuoto, in modo improvviso, inatteso e terrificante è proprio ciò che alimenta il panico, di fronte al quale si annulla ogni capacità, ciò che si avverte è solo una sensazione acuta di un malessere e di un disagio fisico fortissimo che paralizza. Il disagio provocato dagli attacchi di panico induce la persona a provare un senso di vergogna data dalla sensazione di fornire agli altri e al mondo un’immagine di sé debole e vulnerabile.

Il panico rompe i falsi equilibri: la prospettiva psicosomatica

Chi ne soffre di più? La fascia di popolazione più a rischio panico è rappresentata da donne tra i 20 e i 40 anni di età, e il dato interessante è che ad essere colpite sono soprattutto le donne apparentemente più sicure di sé, controllate ed equilibrate. Questo dato ci rimanda alla prospettiva psicosomatica secondo la quale il disturbo da attacco di panico ha radici profonde nell’inconscio e deve essere concepito come un tentativo di riportare alla luce un’energia che è stata soffocata, un lato di noi che è stato compresso, che è stato ingabbiato in un’immagine fasulla di sé, dimenticando la propria autenticità e lasciando spazio ad una recita, all’assunzione di un ruolo fisso, uno stereotipo. Ad un certo punto questa energia psichica esplode improvvisamente con tutta la sua violenza, senza un motivo apparente, senza un volto, come l’urlo terribile del dio Pan, non corporeo, invisibile ma presente.

Cosa fare subito

  • La prima cosa da fare in caso di attacco di panico è ricordare che passa da solo, quindi è importante accogliere il disagio, lasciare che ci attraversi senza opporre resistenza;
  • Prendere consapevolezza dei sintomi che precedono l’attacco di panico, come il respiro che comincia a farsi affannoso, l'aumento della sudorazione, un sottile senso di angoscia che si fa via via maggiore: questo aiuta a comprendere come funziona la paura che agisce dentro di noi.
  • Imparare a controllare la respirazione, che si rivela un valido strumento di gestione del disagio, imparare a inspirare ed espirare in modo regolare ogni giorno, anche quando si è sereni e tranquilli, per fare in modo che questo meccanismo diventi automatico anche in momenti complessi e difficili.
  • Svuotare la mente attraverso l'uso delle immagini, come in questo esempio.
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