Insicurezza e ansia da social: come superarla
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Insicurezza e ansia da social: come superarla

I social possono generare in noi insicurezza e un senso di inadeguatezza. Ma quel personaggio a cui aspiriamo è solo un'illusione: in realtà noi non ci conosciamo

Quanti like ottengono le mie foto? Quanto vengono condivisi i miei contenuti? Come commentano amici e conoscenti quello che scrivo? Troppo spesso, da tutto ciò dipende la percezione della propria adeguatezza, di quanto si vale. Per vincere l'insicurezza che i social generano in noi dobbiamo riscoprire la nostra unicità.

Indice dell'articolo

Perché i social ci fanno sentire inadeguati?

Se il “successo non arriva”, se ci sentiamo invisibili (o peggio irrisi o molestati, basti pensare all’inquietante fenomeno del cyberbullismo), possono innescarsi sentimenti di disistima, paura, ansia e perfino depressione. Da sempre, gli esseri umani sono contesi fra espressione genuina di se stessi e omologazione, fra il bisogno di seguire una strada autenticamente propria e il desiderio di appartenenza a un gruppo, di essere accettati dagli altri.

Questo conflitto psicologico è particolarmente evidente durante l’adolescenza e tende a sfumare con il passare degli anni, ma esistono dei fattori che possono farlo durare ben oltre quell’età di passaggio: il primo, oggi, è senz’altro l’impatto dei social media nelle nostre vite. Fino a pochi anni fa, la vita sociale di chiunque era realmente sociale, quella privata, davvero privata: conoscersi significava incontrarsi, condividere un luogo e un tempo reali, interagire fisicamente.

I social media hanno rivoluzionato completamente il panorama, peraltro in tempi rapidissimi. Il confine fra pubblico e privato, fra intimità e condivisione si fa sempre più labile, e nasce un problema inedito: il peso della “reputazione social”.

Una vetrina di figure fittizie

Tutta la saggezza di Oriente e Occidente ha sempre insistito su un punto: il vero benessere psicologico proviene solo da dentro. Ma se la nostra esistenza è sempre più proiettata fuori, che cosa rimane dell’interiorità? Per quanto seducente, il mondo “social” è inevitabilmente superficiale, esteriore, legato alle apparenze, una vetrina da guardare o dove mostrarsi. Ebbene, in una vetrina, un negoziante mostra la sua mercanzia al meglio, a volte abbellendo artificialmente i prodotti.

Questo è ciò che facciamo in molti, troppi sui vari “social”: non c’è quel che siamo, con le luci e le ombre, ma un ideale di sé, un avatar fasullo. Fateci caso: tutti belli, tutti abbronzati, tutti in vacanza, sorridenti a bordo piscina. Certo, è una generalizzazione, ma è anche a causa del confronto continuo con personaggi apparentemente sempre perfetti, in forma, ricchi e felici che il senso di inadeguatezza può innescarsi e cronicizzarsi, specie tra giovani e giovanissimi.

La realtà è un'altra!

Come difendere noi stessi e i ragazzi? In primo luogo, ricordando e fissando nella mente quanto appena affermato: i social sono luoghi virtuali, mentre la vita vera è altrove. Nessuno è davvero come sembra dietro al vetro dello schermo: per usare un tipico frasario giovanile, più o meno siamo tutti “photoshoppati!”. Da ciò deriva che la “vita social” è per lo più una recita. Si sta su un palcoscenico, si mette in scena una parte. Averne piena consapevolezza può aiutare a mettere quella giusta distanza fra noi e questo mondo di pixel che troppo spesso assomiglia al paese dei balocchi di Pinocchio.

Come vincere l'insicurezza da social

Per stare bene, per trovare relax e benessere, bisogna saper rispondere ad alcune domande fondamentali: al di là dei diktat contemporanei, dei modelli e dei miti collettivi, cosa mi piace davvero? In quali abiti (reali e metaforici) mi sento davvero a mio agio?

Per rispondere adeguatamente, occorre fare prima un passaggio, di tipo rituale: isolarsi. Per un po’ di tempo, mettere una distanza fra se stessi e il mondo. Non come scelta esistenziale, ma come momento di depurazione, di pulizia. Staccare, disconnettersi, mettere l’interruttore su off. E ascoltarsi, semplicemente.

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All’inizio non sarà semplice, specie se ci siamo abituati a una connessione costante; una fastidiosa sensazione di vuoto, un senso di inutilità potrebbe pervaderci. Niente paura, è un fatto normale e transitorio. In poco tempo, quel vuoto, quel nulla appariranno sotto una luce diversa, come territori ignoti ancora da scoprire. Da quel terreno arriveranno intuizioni, sensazioni inedite, curiosità insolite che ci daranno nutrimento.

La vera autostima non dipende dal successo, non ha a che vedere con il guscio dell’uovo, ma con il tuorlo e quel tuorlo è l’unicità, l’esatto contrario di ciò che propongono con assiduità i modelli sociali che pervadono la rete. Allontanarsi da queste sirene non significa scegliere una via eremitica, abbandonare il mondo, rinunciare a vivere e a relazionarsi anche via web. Significa ricordarsi che noi siamo altro rispetto all’involucro che ci contiene, che dentro chiunque vive un nucleo unico, una fonte di energia perenne, che senza sosta ogni giorno ci crea e ci ricrea. Quel nucleo è spesso nascosto sotto il peso delle convinzioni, dei modelli sociali, delle appartenenze. Liberarlo da queste zavorre è la sola strada per sentirsi bene, armonici e appagati.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
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