Il 2 novembre, nel cuore dell'autunno, si ricordano i defunti: questa festa ci ricorda che senza la tristezza non c'è spazio per la vera gioia di vivere...
Oggi è la ricorrenza dei defunti. Con questo video cerco di rispondere ai tanti messaggi di chi cerca conforto e risposte al dolore della morte di una persona cara, un fatto che in questo lungo e difficile periodo storico ha colpito moltissime persone.
La festa dei morti è antichissima, già presente nel mondo egizio e poi in quello greco romano. Gli antichi dicevano: chiudiamo gli occhi e immaginiamo chi non c’è più. Dovremmo farlo anche noi. Chi custodisce l’immagine dei morti, chi li perpetua? Noi, ricordandoli e facendoli così rivivere. A chi ha perduto qualcuno, dico sempre questo: immaginalo più volte durante la giornata, mentre fai le tue attività quotidiane. Immaginarlo significa “ripartorirlo” come evento psichico. Bisogna farlo spesso, fino a quando il dolore della sua mancanza andrà sullo sfondo.
La ricorrenza del 2 novembre ci ricorda che esiste un tempo per la tristezza, sentimento spesso dimenticato in un epoca superficiale dove domina una specie di “dittatura” dell'ottimismo acritico da social e di trasmissioni televisive banali dove si deve ridere sempre. La tristezza invece ricorda che tutto è impermanente, che tutto tramonta, che tutto muta, incessantemente. La morte libera dall’identità: siamo esseri mortali e dovremmo ricordarlo più spesso. La vera gioia, come affermano i saggi ebrei chassidici, consiste nel prendere atto che ogni attimo, ogni momento, ogni istante è unico e non si ripeterà. Immaginate i vostri morti, fatelo spesso: non per compensare o colmare un’assenza ma perché si è completi soltanto quando i nostri morti vivono dentro di noi.