VIDEO Trasforma la solitudine in un'alleata

Non è una prigione, ma una porta che apre all'accettazione completa di sé: imparare ad accogliere la solitudine ci fa entrare in contatto col mondo interiore, la nostra vera guida

Buongiorno a tutti, sono Chiara Marazzina, psicologa e psicoterapeuta, ricevo presso il Centro Riza di medicina Naturale di via Anelli 1 a Milano e curo anche una rubrica sulla rivista Riza Psicosomatica, dedicata al mondo dei sogni. Oggi vorrei parlare di un tema ricorrente nel mio lavoro, quello della solitudine, vissuta spesso come una sorta di prigionia psicologica. Molte persone la ritengono una condizione che può favorire stati di squilibrio mentale; attraverso di essa, in realtà, si possono velocizzare importanti processi di contatto con il mondo interiore, capaci di chiarire il senso profondo delle emozioni e delle sensazioni che proviamo. Quando riconosciamo e accogliamo queste sensazioni, l'interiorità si rivela un alleato capace di darci dei "suggerimenti" molto utili per la nostra quotidianità.

Solitudine, la porta verso il mondo interiore

A tal proposito Maria Louise Von Franz, psicoterapeuta e allieva di Jung, narra di essersi interessata a un certo punto del suo percorso di studi, alle esperienze di monaci buddisti che si recavano ciclicamente nel deserto per amplificare il loro contatto con la solitudine e la spiritualità. Al termine di queste letture, decide di vivere direttamente un'esperienza simile di isolamento dal mondo, ritirandosi in una baita di montagna. Durante la prima settimana in realtà, la vita della Von Franz procede nel modo consueto: recandosi al villaggio vicino, facendo la spesa o parlando con le persone, si accorse di aver creato una specie di nuova routine che le impediva di vivere pienamente l'esperienza della solitudine. Decide così di rendere la propria condizione di isolamento più rigorosa, facendo scorte di cibo e chiudendosi davvero in casa. Trascorso qualche giorno, la Von Franz comincia a provare una certa inquietudine: il tempo trascorre lentissimo, lettura e scrittura non la coinvolgono come prima, non vede l'ora di dedicarsi a piccole cose come la cucina per riempire le giornate che non passano mai.

L'incontro con l'Ombra ti porta a casa

A un certo punto, subentra in lei una sensazione di grande paura, il timore di essere saccheggiata, che dei ladri possano derubarla e farle del male. Così spranga la porta e si barrica dentro, sentendo però l'angoscia salire. Trascorsi altri due giorni, non potendone più, decide di tornare a casa ma proprio in quel momento si accorge che l'esperienza le ha dato modo di entrare davvero in un contatto profondo con alcune sensazioni fino ad allora poco esplorate come l'inquietudine e la paura, attraverso le quali il nostro mondo interiore si mostra. Così, si ferma e inizia ad accogliere questa paura, a personificarla trasformandola in un'immagine, una presenza con cui "dialogare". Grazie a questa semplice tecnica, la Von Franz riuscì a fermarsi altre due settimane nella baita. Ricorderà poi l'episodio come una svolta della sua vita, grazie alla quale imparò a sentirsi "a casa" con se stessa, trovando nel mondo interiore un alleato, un compagno di viaggio, una presenza saggia che poteva prenderle la mano e condurla nel cammino della vita. Per paradosso, nella solitudine aveva imparato a non sentirsi più sola.

Chiunque sia solo, isolato dalla folla e non possa unirsi agli altri, troverà un amico interiore che lo guiderà

Questa frase attribuita agli antichi alchimisti ci spiega come l'angoscia dei momenti di solitudine sia solo una prima fase, una tappa del viaggio verso se stessi: imparare ad accoglierla ci regala l'incontro con la guida interiore, il compagno di viaggio capace di supportarci in ogni momento della vita.

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