La felicità vera nasce dentro di noi, è spontanea, imprevedibile e lontana da schemi, mete e appartenenze. Non si cerca: arriva quando smetti di cercarla.
Vi voglio parlare di un libro allegato a Riza Psicosomatica, che nasce da un pensiero condiviso: Impara l’arte di vivere felice. Con gli autori di Riza abbiamo sentito il bisogno di raccogliere in un volume le parole dei grandi saggi. Parole che aiutano a stare bene ogni giorno.
Sì, perché i grandi saggi, quelli dell’antichità, ma anche quelli dei nostri tempi, ci hanno indicato la strada per la felicità. Ed è una strada diversa da quella che immaginiamo noi.
Per noi, felicità vuol dire essere euforici, stare con gli amici, magari bere insieme qualcosa, ridere, scherzare. Oppure sentiamo di essere felici quando tutto va bene, quando fila tutto liscio. Ma non è questa la felicità profonda.
La felicità vera è un’altra cosa. È spontanea, arriva da sola, senza un perché. Viene da dentro. Dai luoghi più nascosti dell’anima. Sono felice adesso. Così, senza motivo. E guai a volerla trattenere. Più cerchi di afferrarla, più se ne va. Sono felice adesso. E basta.
C’è un segreto, piccolo ma fondamentale: la felicità ama l’incertezza. Quando tutto è chiaro, quando è tutto programmato, lei scappa. E soprattutto, ed è importante, la felicità va scorporata dall’oggetto. Non è: sarò felice quando raggiungerò quell’obiettivo, quando avrò quella cosa. No. La meraviglia e la bellezza accadono sempre nell’adesso.
Vi faccio un esempio, no? Oggi va di moda fare il cammino di Santiago di Compostela in Spagna. Lo fanno in tanti. Ma spesso chi lo intraprende non si rende conto che sta entrando nella psicologia del branco. Nel branco non c’è felicità, c’è solo appartenenza. E l’appartenenza dà un piacere, certo, ma è una felicità artificiale. La verità è che non possiamo fare la strada di un altro per sentirci felici. Non possiamo copiare un’esperienza, sperando che ci dia le stesse emozioni. Pensateci. Quante volte passate una bellissima serata con la vostra compagna, con il vostro compagno, e poi cercate di ripeterla? E non funziona. La felicità non sopporta la ripetizione. La detesta. E più ancora detesta… la preparazione.
Se volete vedere com’è fatta la felicità, guardate i bambini. In ogni momento sono pronti alla magia. A un gesto imprevisto, a un’esplosione di sorpresa. Non seguono schemi. Non seguono il branco.
Qualche giorno fa un mio paziente mi ha detto che voleva fare il cammino di Compostela. Gli ho chiesto:
perché prima non provi a fare qualcosa di diverso? Cammina per qualche giorno senza meta. Senza uno scopo.
E lui:
ma senza meta? Non saprei nemmeno da dove cominciare…
Appunto. È proprio lì che nasce il bello. Un giorno, senza pensarci troppo, ha preso la macchina. È andato a Milano, in zona Navigli, in una zona tranquilla. E ha cominciato a camminare. Senza meta. Come gli avevo suggerito. Guardava l’acqua, i riflessi del tardo pomeriggio… Ha camminato tre ore. Senza accorgersene. Mi ha detto: ero io. Ma non ero più io. Erano le gambe che andavano. Sentivo la gioia dentro. Ecco. Questo è un bell’esempio di quello che troverete nel libro.
Un libro che ci insegna che dentro ognuno di noi esiste un luogo non prevedibile. E solo lì, in quel luogo sconosciuto, abita la felicità. I bambini lo sanno. Perché sono vicini all’essenza. Hanno negli occhi quella luce speciale, quella gioia autentica. Perché? Perché sono sempre pronti alla vita nuova. Non seguono quello che fa il branco. Non ripetono. Vivono. E la felicità, la vera felicità, arriva proprio lì. Quando smettiamo di cercarla. Quando ci lasciamo sorprendere.
Buona lettura!
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