Il segreto della felicità consiste nell'accogliere e contemplare ogni emozione che ci attraversa: così facendo, le trasformeremo nelle alleate più preziose
Vi parlo del nuovo numero di Riza Psicosomatica, intitolato “Impara a gestire le tue emozioni”. Si tratta di un titolo ambizioso perché mai come nella cultura contemporanea si è data un’importanza tanto significativa alle emozioni, dimenticando che le emozioni, per loro natura, sono come colpi di vento, onde del mare, fatte per durare pochissimo. Arrivano e vanno. La rabbia, la tristezza, la paura, la gelosia vengono per essere guardate, non per essere spiegate, capite, o controllate.
Le emozioni hanno bisogno del nostro occhio contemplante, più di tutto. A tal proposito, vi parlo di quel che mi ha scritto una signora che ha partecipato ai gruppi del giovedì che conduco presso il Centro Riza di Milano. Mi dice questo: “Io devo star bene, perché mio marito ha sempre dei disagi”. Un'altra persona mi racconta: “Io seguo sempre tutti i suoi consigli, ma mia moglie no. Si lamenta continuamente e io le dico frasi del tipo: ma guarda che bella giornata, perché ti lamenti? Invano, glielo ripeto più volte al giorno". A questo signore ho risposto così: “Le cose si dicono una volta, anche una di più cronicizza il disagio. Lasci che sua moglie si lamenti, non la riguarda”. Allo stesso modo, se devi vivere bene per far felice tuo marito, sei fuori strada, perché dimentichi la cosa più importante: che il disagio vuole il tuo sguardo, e non altro, e riguarda solo te.
Di fronte a un'emozione che prorompe, dovremmo dirci: “Ecco, mi accorgo che dentro di me è comparsa la rabbia. Non viene perché io prenda delle decisioni, ma perché mi riguarda”. Aggiungo che non viene perché se ne parli con qualcuno, ma perché ci si occupi di quell’emozione, quale che sia. “Io sono la tristezza, guardami. Sono la paura, guardami". Così facendo, le emozioni, come onde del mare, arrivano e vanno e soprattutto tramontano i ragionamenti che facciamo su di loro.
Il vero grande nemico delle emozioni, ciò che le fa diventare "farmaci tossici" è il ragionamento su di loro: metterlo in campo è uno dei virus della mente. Ogni disagio non è fatto per durare, si presenta perché, guardandolo, tu ti ricordi di te e di cose di te che hai scordato. Una signora mi racconta: “Ogni mattina litigo con mio marito e rimango irrequieta tutto il giorno. Più ci ragiono e peggio sto”. Alla signora ho detto: “Quando arriva l’ansia, l’irrequietezza, non si soffermi su suo marito che l’avrebbe causata ma provi a lasciar lì l’emozione senza attribuirla a nessuno e a cercare dentro di lei un’immagine di felicità". Inizialmente la mente si ribella, ma poi tutti la trovano. Nel caso di questa signora, l’immagine comparsa era quella di lei che da piccola suonava il violino.
Col disagio, l'anima sta dicendo che nascosto in te c’è un amico che vuole entrare a far parte della tua vita. Le cosiddette emozioni negative creano un dolore, perché le idee che ti sei fatta su di te e sul tuo matrimonio che non funziona svaniscano, e che tu trovi o ritrovi un’energia misteriosa (la violinista in questo caso) e la faccia scendere in campo. La signora mi ascolta e tempo dopo conferma: “Ora quando arriva l’irrequietezza, io mi soffermo sull’immagine della violinista e tutto svanisce. Ma non le sembra folle che, seguendo tutto questo, a 45 anni io mi sia messa a cercare un maestro di violino?” No, affatto. Quel che mi sembra folle è che le emozioni ci disturbino per giorni, mesi, anni. Andare a imparare il violino significa consegnare la propria identità non al mondo esterno, ma quell’amico interiore che veglia su quella signora come su tutti noi. Allora le emozioni diventano l’occasione per orientare l'esistenza nella giusta direzione che non è mai quella che pensiamo debba essere. Qualsiasi cosa accaduta, tu cerca l’amica interiore. Buona lettura.
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