Raffaele Morelli: Attento a chi ti dice 'bravo!'
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Raffaele Morelli: Attento a chi ti dice 'bravo!'

Dipendere dagli applausi, farsi misurare dai complimenti vuol dire alimentare l’occhio esterno, quello che ci vuole uguali a tutti e chiama 'imperfezione' l’originalità. Che invece è la più grande ricchezza...

Tra le recite che più ci affascinano c’è quella in cui ci dicono che siamo speciali. «Dimostri meno anni della tua età», oppure «Sei veramente in forma», che si associa puntualmente a: «Ti vedo bellissimo». Ognuno ha il suo complimento preferito e non vede l’ora che gli venga comunicato. «Mio marito non mi fa mai un complimento...», è invece una delle frasi con cui le donne amano lamentarsi del loro rapporto matrimoniale. Mi scrive Aldo, 50 anni:

«Sa perché sono insicuro? Perché mio padre non mi ha mai detto neanche una volta “bravo”. Eppure prendevo bellissimi voti e mi comportavo bene. Adesso ho sempre paura di sbagliare. Sa quante volte aspetto che il mio capo mi dica “Sei stato bravo”? Quando non succede, vado giù di morale ed entro in crisi».

raffaele morelli

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Sirene che incatenano

Mi soffermo sui complimenti e sull’energia che trasmettono. Il mio lavoro si basa sulle porte della nostra interiorità, porte che possiamo aprire e naturalmente porte che chiudiamo, e queste sono molte di più. Vorrei dire ad Aldo che collegare l’insicurezza ai “bravo” non detti dal papà è profondamente sbagliato. A chi servono i complimenti? A quale lato di noi arrivano? E cosa fanno di noi? I complimenti alimentano l’occhio esterno e possono posarsi sulla bellezza, sull’efficienza, sui codici etici e confluiscono più o meno in queste parole: «Sei proprio una bella persona», a cui si dovrebbe aggiungere «Proprio come me che ti dico queste parole». Tra chi fa complimenti e chi li riceve si crea un’intesa sul valore della “persona”, che i Latini chiamavano “maschera”. Insomma, quando facciamo complimenti stiamo adulando il lato finto di noi stessi e degli altri. Cosa accade allora a livello energetico nel cervello, nell’inconscio, nel mio mondo interiore? Cosa accade se il mio sguardo è focalizzato sui complimenti? Se le mie orecchie sono lì a cercare il suono che le gratifica?

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Di tutte le aspettative che abbiamo, i complimenti che desideriamo sono forse i più pericolosi. Sono le sirene che ci incatenano a comportamenti ripetuti. «Bravo, hai mangiato la minestra, sei stato buono, ecco il cioccolatino della nonna»: in queste parole è già scritto il passaporto per l’obesità. O ancora: «Truccata così sei veramente bella, non cambiare mai più». Finché non ci liberiamo dai complimenti, non possiamo conoscere il nostro destino e neppure affidarci a lui. Pensate quanti comportamenti dipendono dall’idea che, se li mettiamo in atto, dopo saremo gratificati, lodati, valorizzati. Senza saperlo quel “bravo” ci vampirizza e ci schiaccia dentro un modello di perfezione che ci inchioda a voler essere migliori e sempre più sul palcoscenico. Attribuiamo il nostro valore alle parole che ci arrivano dagli altri. Non dobbiamo diventare più bravi, migliori, perché verremmo catturati dallo sguardo della superficie e men che meno dobbiamo diventare perfetti.

Ogni volta che vi fanno un complimento bloccandovi in un’immagine fissa, cercate il Vuoto dentro di voi, il Nulla: questo vi porterà alla vostra spontanea auto-realizzazione.

Cerca i tuoi veri talenti

Il complimento è invece un invito a ripetere un comportamento, a indirizzare la propria energia psichica in una sola direzione e soprattutto a perdere di vista l’essere sconosciuto che ci abita. Restare ancorati alla gratificazione, ai complimenti, ci fa smarrire i nostri veri talenti, le nostre capacità psichiche più profonde. Per la nostra evoluzione è molto più importante riscoprire quelli che chiamiamo i nostri difetti, perché soltanto vedendo la luce e il buio insieme possiamo diventare completi. Se vi fanno dei complimenti, guardateli come suoni che stanno arrivando e che, come le foglie che cadono, devono allontanarsi da voi. «Ieri sera quando ho chiuso gli occhi - mi scrive Rosaria - ho cercato il vuoto, ma poi il mio sguardo risaliva in superficie, così sono andata avanti per 3-4 volte, finché il mio occhio è stato lì fermo nel mio sconosciuto e ho provato un senso di beatitudine. Non finirò mai di ringraziarla, mi sta aiutando tantissimo. Ogni giorno ascolto, leggo tutto ciò che lei pubblica e quando arrivano i disagi, li accolgo senza dirmi nulla». Ogni volta che vi fanno un complimento, cercate il Vuoto dentro di voi, il Nulla: questo vi porterà alla vostra spontanea autorealizzazione.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a raffaele.morelli@riza.it

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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