Raffaele Morelli: Cosa fare se hai un tarlo nella mente
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: Cosa fare se hai un tarlo nella mente

Il Nucleo, il Sé, il punto più misterioso del nostro inconscio vive due energie opposte. La contraddizione è la sua regola. Sei troppo duro? Ecco un pensiero che ti fa sentire in balia della colpa

"Ho un tarlo nella testa, mi dura da 20 anni", mi dice Carlo, un uomo di 40 anni. "Mi racconti. In cosa consiste questo tarlo?" gli chiedo. "C’è un pensiero che tante volte nella giornata è più forte di me. Mio papà mi ha cercato prima di morire, io ero infastidito perché mi ha telefonato due o tre volte, mentre stavo guardando la partita. Mi sono detto che l'avrei chiamato dopo e invece lui stava male e aveva bisogno di aiuto. Soffriva di cuore". Carlo risponde all’ultima telefonata, quando il papà con un filo di voce gli dice che sta malissimo, di chiamare l’ambulanza. Lui pensa che stia esagerando come al solito. Prende l'auto e va da lui: quando arriva, è già morto. Da allora il senso di colpa, la rabbia verso se stesso, la pace che non arriva mai. "Anche quando sono felice con la mia compagna, anche dopo una serata piacevole, o appena dopo aver fatto l'amore puntualmente arriva il tarlo. È più forte di me, non sono mai tranquillo, rilassato".

raffaele morelli

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L'uomo forte che trema

Per 20 anni, dal giorno della morte del papà, il tarlo ha continuato a erodere la sua mente. Che cosa ci porta alla quiete, alla pace con noi stessi? Come si fa a trovarla? Carlo è un vero e proprio macho, ha un suo pub dove tutte le sere lavora fino a notte fonda, dove tutti bevono e lui da solo tiene a bada "i più facinorosi e i più bevuti". Pensate, l’uomo forte è indebolito, vittima di un pensiero, di una voce che lo assale: "Tu hai fatto morire tuo papà, tu non l’hai salvato, tu non gli sei stato vicino proprio all’ultimo...". Carlo è un uomo intelligente, funziona bene nel suo lavoro, si è fatto da solo con grande fatica. È fiero della sua forza. "Una sera c’erano 3 ubriachi che volevano menarmi, li ho messi a tacere e sbattuti fuori. Gli ho fatto paura". Eppure il tarlo lo fa tremare come un bambino, lo rende fragile, insicuro. I Taoisti amavano ciò che ci indebolisce: la forza fine a se stessa è deleteria, attraverso la fragilità troviamo il lato opposto. Il Nucleo, il Sé, il punto più misterioso del nostro inconscio vive di due energie opposte: la contraddizione è la sua regola. Sei troppo macho? Ecco allora un pensiero che ti fa sentire in balia della colpa, dell'errore, dell'insicurezza. Il papà morente non c'entrava niente. Era la scusa che lui si era trovato, l'alibi per aggredirsi, per insultarsi, per farsi del male, per sconfiggere "l'uomo forte" che dominava la scena della sua vita psichica. Ognuno di noi cerca un motivo per spiegare i suoi tarli e, così facendo, non ascolta il loro vero messaggio. "Provi a trattare il tarlo del papà - gli ho detto - come un amico, come se fosse un'energia femminile che la protegge, come fosse la sua sposa".

Persone a metà

All’inizio l’idea di "sposarsi col tarlo" lo aveva frastornato, non capiva, via via però cominciava la presa in carico dentro di sé della fragilità, della debolezza, dell’impotenza. Era incredibile vedere come un uomo forte, possente, tutto muscoli, venisse messo in crisi da un pensiero, da una voce che non gli perdonava di non essere stato vicino al suo papà negli ultimi istanti. Non si trattava di convincerlo che il senso di colpa non aveva nessun motivo di esistere: il tarlo lo costringeva a scoprire quanto affetto, quanta dolcezza, quanta tenerezza c’era dentro di lui. Tenerezza che non trovava mai spazio e di cui si vergognava. "Mostrarmi debole, per me, era la cosa peggiore - mi ha detto in un colloquio. - Non mi è mai piaciuto fare le coccole e men che meno farmele fare, soprattutto in pubblico". Il Sé gli mandava il tarlo non perché aveva rifiutato il papà, ma semplicemente per mostrargli l’affettività cui rinunciava, perdendo un lato di sé insopprimibile, se non pagando gravi conseguenze. Quando siamo unilaterali, quando di noi vediamo solo un lato (nel caso di Carlo la forza), siamo persone a metà e l’inconscio ci fa incontrare quello che rifiutiamo di noi. Bisogna "sposare" il lato di noi che non ci piace: così l’inconscio, riunendo gli opposti, trova la sua strada e ci conduce verso la nostra meta. Il tarlo di Carlo via via si è allentato. "Nel frattempo - mi ha detto - sono diventato più umano, non mi viene più la mosca al naso come una volta, quando una frase sbagliata mi faceva sbarellare". Oggi Carlo ha finalmente incontrato il suo lato dolce, di cui ha sempre meno paura. Il Macho e la Tenerezza stanno diventando compagni di viaggio. E il tarlo si è allontanato.

Bisogna sposare il lato di noi che non ci piace: così l’inconscio, riunendo gli opposti, trova la sua strada e ci conduce verso la nostra meta.

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raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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