Misogino: come riconoscerlo, come affrontarlo
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Misogino: come riconoscerlo, come affrontarlo

L'odio e il disprezzo per la donna sono atteggiamenti ancora troppo diffusi: conoscere la misoginia è la prima arma per combatterla

La parola misoginia deriva dal greco e significa avversione nei confronti delle donne: riguarda principalmente gli uomini, ma anche paradossalmente alcune donne.

Indice dell'articolo

Il significato della misoginia: cause psicologiche, familiari e sociali

Le cause della misoginia possono essere molteplici e spesso dietro questo atteggiamento mentale esiste una concomitanza di fattori. Ecco i principali:

Vicende personali traumaticheMadri abbandoniche, assenti o ambivalenti, incapaci cioè di soddisfare i bisogni primari di accudimento del bambino, possono fare da innesco al formarsi di un’avversione nei confronti delle donne già in età infantile. Questo vissuto emozionale traumatico può essere rinforzato nel corso della vita in seguito a delusioni affettive o a insuccessi nei rapporti sessuali, potenziando ancora di più le credenze negative e svalutanti nei confronti del mondo femminile.
Arretratezze culturaliLa repulsione per il sesso femminile nasce storicamente nelle società patriarcali, nelle quali lo squilibrio fra i ruoli sociali maschili e femminili era particolarmente marcato. Pur se il progresso storico, in particolare nel mondo occidentale, si è mosso negli ultimi anni verso il superamento di tali disparità, persistono tuttora sacche di arretratezza e società marcatamente misogine. È evidente che nascere in un ambiente paritario non favorisce la misoginia, che è facilitata invece se il bambino cresce in un contesto in cui le donne si occupano esclusivamente della cura della casa e dei figli e solo gli uomini lavorano. Di seguito, sono elencati alcuni esempi di pregiudizi di genere che ancora oggi, incredibilmente, possono essere tramandati culturalmente.
  • “Le bambine vestono di rosa e i bambini di blu”
  • “Gli uomini devono lavorare, le donne occuparsi della famiglia”
  • “Gli uomini decisi sono audaci, le donne forti sono prepotenti”
  • “Le donne non sanno guidare l’auto, mentre gli uomini sono fatti per questo”
Conflitti relazionali all’interno dell’ambito familiareCrescere in famiglie nelle quali la donna (madre o sorella) viene costantemente svilita proprio per le sue caratteristiche femminili e considerata di minor valore rispetto all'uomo (padre o fratello), porta a interiorizzare pregiudizi di genere e convinzioni disfunzionali che possono sfociare nella misoginia. Questa si aggrava quando la madre (o una sorella) subisce passivamente umiliazioni e offese, senza provare a difendersi.

Differenza tra machismo e misoginia

Detto che è difficile distinguere nettamente i due atteggiamenti psicologici, si può affermare che la misoginia sia in genere un fenomeno patologico individuale, mentre il machismo è un atteggiamento tendenzialmente culturale determinato da dinamiche relazionali "normalizzate" nel corso dei secoli, che attribuiscono all’uomo una superiorità nei confronti della donna. La misoginia, secondo gli esperti, è più pericolosa e comporta maggiori rischi e danni rispetto il machismo. I machisti credono che le donne siano inferiori agli uomini sotto l’aspetto fisico, culturale e intellettuale; i misogini oltre ad avere questi pregiudizi, nutrono odio, disprezzo e paura verso le donne. La misoginia è limitante e repressiva quanto il machismo, ma è più pericolosa e comporta un maggior grado di aggressività, fisica e verbale. La misoginia si manifesta in atteggiamenti di costante denigrazione e umiliazione, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla violenza e al femminicidio.

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L’uomo misogino: chi è, come si comporta

Psicologicamente la misoginia è una distorsione patologica di uno schema di difesa, quindi funziona come uno scudo che apparentemente aiuta l'uomo a nascondere insicurezze, fragilità o problemi riguardanti la propria mascolinità, portandoli al desiderio di essere crudeli con le donne come compensazione delle proprie presunte debolezze. Le aggressioni fisiche e verbali funzionano come una dimostrazione (anche a se stessi) di potere o come un’affermazione di un ruolo maschile "forte e spavaldo", identificato, secondo l’uomo misogino, da atteggiamenti costantemente aggressivi e prevaricanti. Questo atteggiamento è ovviamente aggravato da determinate credenze e convinzioni che governano la vita interiore dell'uomo misogino: l'ideale di donna deve essere limitato all'essere madre e moglie amorevole, sessualmente sempre disponibile e subordinata all’uomo, il cui ruolo e potere non deve essere mai messo in discussione. Qualsiasi donna che non rispetta questo falso ideale, provoca l'odio e il disprezzo dell’uomo misogino.

Il paradosso: la donna misogina

Paradossalmente, esistono forme di misoginia anche tra le donne, che esprimono un'avversione riguardo al proprio genere, simile a quelle dei misogini maschi. In questi casi, si parla di misoginia interiorizzata. Solitamente, la donna misogina ha imparato ad odiarsi sin da piccola, vedendosi come una persona inferiore. Spesso si identifica con schemi patriarcali, particolarmente evidenti ad esempio nei contesti familiari con una mentalità fortemente tradizionale, dove la donna viene confinata a uno specifico ed esclusivo ruolo domestico. La donna misogina condanna quindi la figura della donna moderna, assumendo, ad esempio i seguenti atteggiamenti:

  • Criticare le sue scelte, come quella di avere figli e lavorare contemporaneamente;
  • Giudicarla come promiscua, per il modo di vestire o per ogni atteggiamento anche solo velatamente seducente;
  • Denigrare in genere ogni suo atteggiamento indipendente rispetto all'uomo.

Le soluzioni: cosa fare contro la misoginia

Non è semplice affrontare singolarmente un problema complesso come la misoginia, che andrebbe fronteggiato anzitutto culturalmente; riconoscere il fenomeno e non sottovalutarne la presenza anche all'interno di società e contesti apparentemente evoluti è però il primo passo nella direzione del suo superamento. Se la politica deve definire un orizzonte normativo in grado di difendere le donne da ogni atteggiamento prevaricante e discriminatorio, a ognuno spetta il compito di fronteggiare e combattere la misoginia in ogni ambito, a partire da quello, privatissimo, del proprio mondo interiore.

L'importanza dell'educazioneL’essere umano può sempre modificare atteggiamenti e comportamenti appresi, quindi anche la misoginia può essere combattuta e superata. Uno degli strumenti più potenti per agire alla radice del pregiudizio è l’istruzione, sia familiare che scolastica. Vale la pena ricordare che i bambini sono naturalmente portati ad apprendere e imitare i propri genitori, i fratelli maggiori o i maestri (fenomeno universalmente noto come imprinting), quindi è molto importante diffondere e sostenere modelli e comportamenti paritetici, sin dalla primissima infanzia. Un primo passo che un individuo dovrebbe fare è essere consapevole dei propri pregiudizi, cercare di comprenderli per risolverli, così da evitarne la trasmissione automatica all’interno del contesto familiare e sociale. Attraverso la decostruzione del pensiero misogino e con una revisione costante delle credenze limitanti e riduzioniste, è possibile educare a considerare l’essere umano – sia uomo che donna – nella sua totalità e complessità.
La denuncia: imparare a difendersiÈ importante inoltre affrontare la misoginia denunciando sempre atteggiamenti violenti nei confronti delle donne, in primo luogo le molestie sessuali e le aggressioni fisiche/verbali/psicologiche da parte dei familiari. Non è ammissibile essere neutrali di fronte a simili episodi: il silenzio è un modo per perpetuare la misoginia, bisogna agire in fretta e con risolutezza.
Isolare il misoginoDi fronte a comportamenti misogini sul lavoro, nelle compagnie sociali o in ogni altro contesto non familiare (dove le cose sono, come spiegato sopra, più complesse), la regola d'oro è prosciugare l'acqua nella quale il misogino sguazza. Non dare spazio, non giustificare alcuna affermazione misogina come provocatoria o scherzosa, non controbattere: semplicemente, bisogna allontanarsi e uscire di scena, facendo sentire il misogino solo con i suoi pregiudizi.

Bibliografia essenziale

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
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