Tradimento: vendicarsi serve a star meglio?
Coppia e amore

Tradimento: vendicarsi serve a star meglio?

La vendetta sembra attraente ma lega a doppio filo ad un passato che così non può transitare: come è meglio comportarsi

“Sono Chiara, ho 37 anni e ho scoperto che mio marito mi ha tradito con una donna più giovane. Questa situazione mi tormenta, sto male e mi è venuto il desiderio di ricambiare con la stessa moneta. C’è un vecchio amico che mi fa la corte da moltissimo tempo, lui mi è sempre piaciuto, ma sono sempre stata fidanzata e poi sposata e quindi l'ho sempre respinto. Adesso credo sia giunto il momento di potermelo concedere: pan per focaccia dico io. Voi che ne pensate?"

Molte persone come Chiara, travolte dalla scoperta del tradimento, sperimentano il desiderio di vendicarsi per il torto subito, per pareggiare i conti con chi le ha fatte soffrire. Ma accade proprio così? La vendetta "ripara"? Le cose sono più complesse.

Indice dell'articolo

Vendetta: un falso amico che imprigiona

La vendetta, a un primo sguardo appare un impulso innato e naturale, una sorta di desiderio primordiale, qualcosa che ha a che vedere con i meccanismi di difesa e la salvaguardia del proprio spazio vitale. Basti pensare agli animali che quando sono aggrediti si difendono con le unghie e coi denti o ai tempi antichi in cui vigeva ovunque la legge del taglione per cui chi subiva un danno aveva il diritto di rispondere con lo stesso comportamento subito. Anche l’origine della parola “vendetta” è rappresentativa; deriva, dal latino vindicta che indicava la verga con cui si punivano gli schiavi e non è per niente difficile individuare la vendetta in molti miti, leggende, tragedie antiche e contemporanee.

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Vendetta o perdono? C'è una terza possibilità

Potremmo così pensare che la vendetta sia la scelta dell’istinto e altre, come il perdono, siano legate a riflessioni diverse, magari a dogmi religiosi come il porgere l'altra guancia del cristianesimo. Da un punto di vista psicologico, se il perdono è qualcosa di moralmente obbligatorio, che "si deve fare perché è cosa buona e giusta", allora siamo in un territorio innaturale: perdoneremo per adesione a un dogma, non per intima convinzione. Se invece lo intendiamo nel senso greco antico, ovvero il saper chiudere una pagina e andare oltre, allora dovremmo considerare con attenzione questa opzione.

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La vendetta è una prigione invisibile

Chiara ci scrive dicendo che suo marito l'ha tradita e per questo desidera rendergli la pariglia. Può farlo, naturalmente, nessuno lo vieta, ma così facendo non andrà con quell'uomo pronta al piacere e alla condivisione, ma psichicamente legata mani a piedi all'evento tradimento. Mentre sarà con lui penserà che lo sta facendo perché lo ha subito e non trarrà minimamente beneficio del piacere che la relazione con l'altro uomo potrebbe darle. Inoltre, farlo per vendetta la legherà doppiamente al tema del tradimento, che è solo un evento nella storia, per quanto sgradevole. Un tradimento può portare alla fine della relazione oppure a una sua ripartenza, o essere solo un episodio in un percorso, dipende da caso a caso. La vendetta invece t'imprigiona in una situazione di stallo, nella quale si blocca ogni evoluzione, soprattutto quella di chi lo ha subito.

La vera felicità dipende solo da te

Detto questo: che fare? Che cosa suggeriamo alle persone che vivono una situazione simile a quella di Chiara? Percepire, non commentare, prestare la massimaattenzione a quel che si prova e la minima a quel che si pensa, poiché il pensiero è sempre legato al mondo esterno e alle sue regole, che l'anima non sempre condivide. Quando una relazione è giunta al termine, lo si sente. Accade lo stesso se, nonostante un tradimento, quel legame ha ancora ragion d'essere. I compagni della vita sono importanti, ma l’unica persona con cui starai per sempre sei tu, quindi è con te stessa che devi stare bene, qualunque cosa sia accaduta.

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