Bugie bianche e bugie nere: che differenza c’è?
Comunicazione

Bugie bianche e bugie nere: che differenza c’è?

Chi afferma di non dire mai bugie mente, ma esistono menzogne necessarie e altre che possono fare molto male

Facciamoci caso: chi di noi non ha mai detto una bugia? Eppure, nella vita quotidiana e nelle relazioni sociali ci sforziamo spesso se non sempre di mostrare agli altri un'immagine sincera di noi. Ci facciamo paladini della sincerità e dell’onestà, mentre stigmatizziamo le bugie come un qualcosa di sbagliato ed estraneo alla nostra persona. È una recita: anche se non vogliamo e ci pesa ammetterlo, tutti mentiamo. Ma attenzione: le bugie non sono tutte uguali e per questo si usa frequentemente la divisione fra "bugie bianche" e "bugie nere". Che cosa le dstugue?

Indice dell'articolo

Bugie bianche

Le bugie bianche sono in genere innocue, le diciamo senza sentirci troppo in colpa: inventare una scusa per giustificare un piccolo ritardo, dire a un’amica che ci piace il suo vestito o il suo nuovo taglio di capelli quando in realtà non è proprio così, annuire in ascensore alla signora del quinto piano che si lamenta della città sporca anche se noi pensiamo sia abbastanza pulita. Non solo: appartengono alle bugie "bianche" anche quelle dette a fin di bene, per evitare dolori inutili o verità che il nostro interlocutore farebbe - in quel momento della sua vita - molta fatica ad accettare. Fino a una certa età del bambino, i nonni non muoiono, vanno in cielo, diventano stelle, sono partiti per un lunghissimo viaggio. Questo tipo di bugie, di solito socialmente accettabili, servono come:

FUNZIONE DI PROTEZIONE

Salvaguardare i propri sentimenti e la propria immagine, proteggere la relazione con l’altra persona, i propri legami affettivi, non ferire o offendere i sentimenti dell’altro. Si può mentire per vergogna, per insicurezza, per paura del giudizio: le bugie bianche vengono spesso utilizzate come meccanismo di autodifesa e autoprotezione.

FUNZIONE AFFILIATIVA

Servono a non compromettere la relazione con l’altro, a non ledere l’immagine o l’aspettativa ha di noi: in un certo senso assolvono la funzione di collante sociale. Le ricerche dimostrano che quando incontriamo una persona per la prima volta siamo portati a raccontare almeno due o tre bugie, proprio perché vogliamo fare una “buona impressione” sugli altri.

FUNZIONE DI TUTELA DEL PROPRIO SPAZIO VITALE

Spesso si ricorre a questo tipo di bugie per difendere i nostri spazi, la nostra intimità.

Se non si eccede troppo, se ci si ricorda che si tratta comunque di bugie e se le si accetta nell'altro, le bugie bianche si rivelano spesso delle piccole alleate. Ricordiamoci di averle dette e diciamone poche: il problema delle bugie è la memoria.

Bugie nere

Dall’altra parte ci sono le cosiddette bugie nere, che suscitano disapprovazione e rispondono solitamente a obiettivi e interessi di tipo egoistico e manipolatorio. Sono bugie nere anche quelle che vengono costruite a regola d’arte per trarre un vantaggio personale a scapito di qualcun altro, per evitare una punizione, per arrecare danno. Socialmente inaccettabili, condizionano in modo negativo la vita altrui (e anche la nostra); chi le dice con regolarità non considera le conseguenze emotive e relazionali che le bugie nere possono produrre negli altri. C'è chi mente sapendolo e chi finisce col credere alle proprie bugie.

Questo tipo di bugie sono il prodotto di una precisa volontà: ingannare in modo deliberato l’altro, un comportamento che è inevitabilmente legato alla dimensione perversa del potere. Il potere di plasmare a proprio piacimento la realtà, di manipolare l’altro, inducendolo a credere e a fare ciò che si vuole. In certi casi particolarmente patologici la persona che mente in questo modo fa esistere ciò che lui afferma, induce l’altra persona a ritenere vero ciò che lui dice, diventa talmente convincente da mentire perfino a se stesso: è il caso di alcuni venditori particolarmente convincenti, e di molti politici.

Molto spesso questa forma di bugia risponde anche a un bisogno di delega, che si traduce in un comportamento manipolatorio atto a sottrarsi a delle responsabilità, alleggerndo il carico da se stessi. In genere, il beneficio che se ne trae è transitorio, poiché entrano in gioco altri aspetti e meccanismi, come, per paradosso, il farsi carico poi della responsabilità che la bugia stessa comporta.

Conseguenze delle bugie

Le bugie bianche, se non compromettono l’integrità psichica della persona e le sue relazioni sociali non sono negative, non hanno risvolti troppo dolorosi, consentono di smussare quegli aspetti della vita che si vogliono arginare. Tuttavia, se reiterate, possono produrre anche loro dei danni e far perdere il confine del proprio vero essere. Per esempio, dire frequentemente bugie bianche, seppur innocue, per motivi di tipo affiliativo, favorisce un continuo conformarsi alle opinioni altrui, al loro modo di essere, al loro modo di vederci. Quindi, ci fa approdare in una dimensione esistenziale "teatrale" nella quale indossiamo costantemente una maschera, nell’accezione junghiana del termine, allontanandoci progressivamente dalla nostra vera natura. Inoltre, distorcere continuamente la realtà in termini troppo favorevoli disincentiva il confronto, lo sviluppo, la crescita e il cambiamento. Le bugie sono parte integrante dell’interazione sociale: ciò che le distingue è la qualità e la quantità. La bugia occasionale per affrontare in modo più leggero una situazione per noi scomoda in un determinato momento può essere funzionale, ciò che è importante è avere ben chiaro il confine tra realtà e bugia, non ledere l’altro e la relazione con l’altro, non identificarsi con la bugia e con l’immagine che da essa deriva.

Non si deve poi scordare che le bugie sono caratterizzate da altri aspetti che a volte possono essere difficili da sostenere e possono innescare una reazione a catena: spesso una bugia richiede un’altra bugia e quindi entrano in campo altre abilità, come la memoria, la capacità di previsione, il controllo delle emozioni, la capacità creativa. Le bugie implicano un’abilità di tipo creativo, la capacità di immaginare visioni alternative della realtà. Le bugie già di per sé inglobano un aspetto ambivalente e ambiguo, ben rappresentato dal seguente esempio: "Non devi dire bugie piccolo mio, se le dici ti si allunga il naso come quello di Pinocchio”. Se ci si ragiona, si chiede al bambino di non dire bugie dicendo una bugia! Dunque, la bugia ricopre una funzione positiva nella misura in cui si stabiliscono i confini tra ciò che si è realmente e ciò che si sta proponendo agli altri, tra la propria autenticità e quella dimensione apparente che si sta mostrando agli altri e quando non diventa un’abitudine che alla fine può portare a creare un’identità diffusa, che si allontana dalla propria vera natura.

Alle origini delle bugie

L'essere umano ha una predisposizione naturale alla menzogna: mentire è un comportamento universale comune a tutte le epoche storiche e culture. Già la mitologia greca ci propone un illustre esempio della capacità di mentire con il dio Ermes, il messaggero degli dei, che fin dal primo giorno di vita fu creativo, attivo e imbroglione. La leggenda narra che, ancora in fasce, uscì dalla culla per andare di nascosto a rubare qualche giovenca al fratellastro Apollo. Il giovane trovò le mandrie di Apollo che pascolavano e ne prese cinquanta capi, poi incominciò a sospingerle indietro, in modo da far sembrare che si fossero allontanate nella direzione opposta. Per cancellare le proprie orme si costruì dei calzari di rame. Apollo scoprì il furto della mandria e notate le impronte che sembravano condurre nella direzione opposta non si lasciò ingannare. Furibondo, si recò alla grotta di Maia e chiese ad Ermes di confessare dove fossero nascosti gli animali. Il piccolo Ermes, facendo il finto ingenuo, negò di sapere qualcosa dei capi mancanti e domandò: “Ti sembro forse un uomo forzuto che ruba gli armenti? Sono impegnato a fare ben altro, io, a dormire, a bere il latte di mia madre, a giacere avvolto nelle fasce, a fare il bagno caldo. Sono nato ieri, i miei piedi sono delicati e la terra è dura”. Infine, giurò sulla testa di suo padre di non sapere nulla del fatto. Apollo sorrise di fronte a quella esibizione di innocenza e lo definì “un astuto imbroglione che parlava come un ladro incallito”. Qualche secolo dopo anche Charles Darwin non ebbe dubbi: osservando il comportamento del figlio, notò che i bambini iniziano a mentire intorno a due/tre anni, quando iniziano a prevedere o immaginare il pensiero dell'altro e in base a questo cominciano a inventarsi bugie. All'inizio sono semplici, spontanee, con la crescita le bugie diventano sempre più elaborate e complesse: tutti ne sappiamo qualcosa.

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