Ansia da prestazione: come riconoscerla e superarla
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Ansia da prestazione: come riconoscerla e superarla

Questa forma di ansia emerge quanto ci sentiamo in obbligo di raggiungere a tutti costi le mete prefissate, ma qualcosa ci frena. La soluzione? Mettersi in ascolto

L’ansia da prestazione è caratterizzata da un’eccessiva e sproporzionata preoccupazione per una situazione futura in cui è richiesta una certa performance. Le più tipiche sono:

  • Ansia da prestazione relazionale
  • Ansia da prestazione scolastica, lavorativa, sportiva
  • Ansia da prestazione sessuale

In tutte e tre i casi, la persona che prova quest’ansia si sente inadeguata, teme di fallire, di risultare impacciata o di essere valutata negativamente. Quando si deve affrontare un esame, una gara sportiva, un’importante riunione di lavoro oppure un incontro intimo, è normale essere un po' agitati, ma se il malessere sale al punto tale da incidere negativamente sulla performance o da farci rinunciare a quel che vorremmo (o dovremmo) fare, allora possiamo dire di essere vittime di ansia da prestazione. Come nasce questo fastidioso disturbo?

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Sto seguendo il corso con vivo interesse... è vero, l'ansia mi sta ricordando la mia natura ribelle che soffoco da un po'... Mai snaturarsi per avere più consensi. Grazie dottore per avermelo ricordato !

Ansia da prestazione: cosa la innesca

Pensare solo all'obiettivoI motivi per cui davanti a una prova si può diventare insicuri e sperimentare una grande paura di fallire sono molteplici. Un fatto certo è che oggi viviamo immersi in una pervasiva cultura della prestazione, che impatta persino nella sfera intima dell'eros. Accade che nel momento in cui si è raggiunto un traguardo, si guarda subito verso il prossimo. Non ci si ferma mai e non ci si pone limiti su ciò che si può raggiungere: una carriera soddisfacente, una famiglia di cui prendersi cura, tanti interessi cui dedicare il proprio tempo. Si perde così il piacere del viaggio che si compie per il raggiungimento della meta, la quale diventa il solo obiettivo cui dedicare i propri pensieri e le proprie energie. Molte persone vivono così, senza mai riuscire a fermarsi sui buoni risultati raggiunti e in perenne ricerca di qualcos’altro. Nella sessualità, questo diventa "culto della super prestazione", a discapito degli aspetti più dolci e meno muscolari dell'eros.
Dare troppa importanza agli eventi del passatoIn altri casi, sono i ricordi del passato a farci cade vittima dell'ansia da prestazione. Attenzione: non stiamo parlando del normale sorgere di certi ricordi, ma del peso che diamo loro nella nostra vita di oggi. L’avvicinarsi di un esame fa naturalmente riaffiorare alla mente i rimproveri del nostro insegnante delle elementari, la riunione di lavoro ci ricorda di quell’occasione in cui il nostro impegno e le nostre idee non sono state apprezzate e l’imminente incontro con una persona pone l’attenzione su tutto ciò che non ha fatto funzionare la nostra precedente relazione. Il problema è che crediamo che questi ricordi vengano per metterci in guardia, o per ricordarci i nostro limiti: in realtà, sorgono per essere guardati... e gettati alle nostre spalle! Dovremmo guardarli bene, e poi non pensarci più, mentre spesso attribuiamo a questi ricordi la causa dei nostri insuccessi presenti e futuri. Non è così: nasciamo nuovi ogni giorno, e pensare che quel fallimento di ieri causi cadute attuali è solo una convinzione che paradossalmente rischia di diventare un pericoloso alibi. Se accettiamo che il passato è passato e che non ha più a che fare con la persona che siamo oggi e che il futuro è imprevedibile e per questo incontrollabile, potremo finalmente concentrarci sul presente e sul viaggio che stiamo affrontando, che è importante tanto quanto la meta.
Resistere ai cambiamenti naturaliTalvolta l’ansia da prestazione arriva per comunicarci che la strada che stiamo a tutti i costi perseguendo non è quella che fa per noi. Il nostro apparato percettivo non è in grado di coglierlo, ma tutti noi cambiamo migliaia di volte nell’arco di una sola giornata. Numerosissime cellule nascono e muoiono ogni istante e ciò significa che non siamo mai uguali a com’eravamo, nemmeno dopo un’ora. Non accorgersene ha a che vedere con i limiti delle nostre percezioni, ma anche con un mito duro a morire, quello della stabilità. Se una cosa fino ad ora c’è venuta bene, dovrà essere cosi per sempre. Ma la realtà non funziona in questo modo: se cambiamo continuamente non c’è nulla di strano nel modificare gusti, tendenze, attitudini e sentimenti. Quando ciò accade, spesso dentro di noi c’è qualcosa che resiste, che non vuole accettare i mutamenti in atto: ecco dunque arrivare l’ansia, l’agitazione e l’angoscia.

Ansia da prestazione: cosa la spegne

Senti l'ansia nel corpoQuando davanti a un esame, un incontro importante o un appuntamento, provi un’ansia crescente che ti blocca per paura del fallimento, è importante non combattere la sensazione ma provare ad accoglierla nel corpo. Prendiamoci un momento per fare un profondo respiro e percepire bene in quale punto l'agitazione è più forte. SI chiudono gli occhi e si sosta semplicemente con la sensazione, senza dirsi nulla, ma aspettando che la sensazione si palchi. E si placa, sempre.
Perdi tempoLa continua rincorsa che genera ansia nasconde la paura di fermarti e incontrare te stesso. Abituati a dedicare, ogni giorno, una piccola finestra del tuo tempo per non fare assolutamente nulla o, se la cosa ti pare impossibile, per fare cose senza alcun fine immediato, cioè non per ottenere un beneficio o un risultato, ma motivate solo dal piacere che farle ti procura. In poco tempo ti accorgerai che in te non c'è solo una persona super prestazionale che credi di dover essere, ma anche un uomo o una donna meditativo e contemplativo.
Accetta le tue contraddizioniSiamo tutti forti e fragili, sicuri e timorosi, calmi e incendiari: le contraddizioni, così care a Carl Gustav Jung e a tutta la psicologia analitica, sono la quintessenza dell'anima, ciò che ci rende così unici. Se diventiamo unilaterali (ad esempio solo ed esclusivamente esseri "in corsa"), dentro di noi si formerà una controspinta verso la stasi. Lo stesso capita con ogni aspetto del nostro carattere. Accettare la paura ci rende più forti, accettare l'insicurezza ci farà ottenere molto più facilmente di quanto pensiamo quel che fa davvero al caso nostro.

andrea nervetti
Psicologo e psicoterapeuta, collabora dal 2001 con l’Istituto Riza di Medicina psicosomatica di Milano dove esercita la libera professione. Vice Direttore e Docente presso la Scuola di specializzazione in Psicoterapia a indirizzo psicosomatico dell’Istituto Riza. Membro del Consiglio direttivo della SIMP (Società italiana di medicina psicosomatica), scrive per le riviste Riza Psicosomatica, Antiage ed è responsabile del sito www.riza.it. Svolge anche attività libero professionale presso l'Istituto stesso e a distanza via internet. La scheda completa dell'autore
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