La felicità appartiene al regno del lampo: illumina per alcuni istanti la nostra coscienza e poi si allontana. Possiamo avvicinarla o contattarla? Possiamo sapere quali sono gli atteggiamenti mentali che la allontanano dal nostro mondo interiore?
I pensieri stanno agli antipodi della gioia di vivere, così come lo sforzo di raggiungere a tutti i costi gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Autocritica, giudizio, progetti stanno, come ricordava Bachelard, agli antipodi della felicità, la quale è invece a portata di mano di chi segue la propria natura, di chi non fugge il proprio destino, come ricordava Goethe.
Ogni individuo può raggiungere la pienezza solo se accetta di non far parte del branco, di non assomigliare a nessun altro uomo.
Felicità fa rima con spontaneità e naturalezza, ci ricordavano i Saggi Taoisti. Ma il fondamento del nostro essere felice è legato alla fantasia, alle immagini, al silenzio, all’abbandonarsi al mondo del sogno.
Più di tutto ancora non è l’idea di migliorare che può portarci ad essere felici, ma lo stare con se stessi, accogliendo le proprie contraddizioni. Così quando sappiamo stare con i lati del nostro carattere che non ci piacciono, diventiamo completi. Allora sgorga la felicità
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