Infarto del miocardio

L'infarto è la necrosi di una zona più o meno estesa del cuore causata dall'occlusione dell'arteria coronarica.
Infarto del miocardio

Infarto del miocardio: cos’è

L’infarto è la necrosi di una zona più o meno estesa del cuore. Patologia di ampia diffusione, è causata dall’occlusione dell’arteria coronarica che porta il sangue a quell’area di tessuto cardiaco. L’occlusione può essere dovuta a uno spasmo della muscolatura coronarica o alla presenza di un coagulo di sangue (trombo). La mancanza di ossigeno che ne deriva produce la morte (necrosi) delle cellule cardiache, in seguito alla quale il cuore non riesce a pompare il sangue necessario o produce aritmie più o meno gravi. I sintomi dell’infarto possono essere vari. I più frequenti sono: dolori al petto e al braccio sinistro; senso di oppressione a torace, collo e bocca dello stomaco. Talora, tuttavia, è possibile avvertire sintomi più lievi e sfumati.

Infarto del miocardio: che cosa vuol dire?

Nella maggior parte dei casi, l’infarto simboleggia un’intensa difficoltà nel vivere le emozioni e/o gli affetti. Sono soprattutto tre i momenti peculiari nei quali si è maggiormente a rischio:
1) in occasione di un’attività fisica intensa o di stress;
2) una fase di completo riposo subito dopo un periodo molto stressante;
3) un periodo di stasi sia fisica (sedentarietà) che esistenziale, in cui l’energia vitale non scorre in modo fluido e lineare.

L’infarto dovuto alla presenza di un trombo è generalmente simbolo di una stasi delle emozioni: nel cuore si crea un ingorgo dal quale esso non può liberarsi. Di solito, la persona è caratterialmente sanguigna, appare quasi “sovradotata” di un’emotività che però non riesce per qualche motivo a esprimere; oppure ha una vita emotiva e sentimentale che ristagna o è assente da troppo tempo. Non solo è sedentaria in senso fisico, ma anche e soprattutto inattiva da un punto di vista emozionale.
Nell’infarto da spasmo coronarico prevale la componente dello stress: tale patologia rappresenta il “no” che il corpo oppone all’utilizzo esasperato del proprio cuore, inteso sia in senso affettivo, che come modo di darsi alle varie attività della vita.
In entrambi i tipi di infarto il cuore non riesce più a irrorare e nutrire se stesso e ciò rimanda all’idea di un “ritiro dalla vita” attraverso un’azione cardiaca che si fa meno valida ed efficace. Questo avviene soprattutto a seguito di una perdita affettiva importante o anche della perdita di se stessi (per esempio, perdendo il posto di lavoro viene a mancare il ruolo in cui ci si è a lungo identificati). L’infarto in corso di cardiopatie già presenti, come lo scompenso, rientra nel quadro generale di una resa esistenziale, di una depressione delle emozioni molto profonda e talora irreversibile.

Infarto: chi è più a rischio

-Persone che soffrono di ansia e/o di depressione: nel primo caso, l’energia vitale sta prorompendo in modo eccessivo e caotico; nel secondo, rimane imbrigliata e non riesce a dispiegarsi.
-Persone sopra i 50 anni che vivono riducendo al minimo l’espressione della propria dimensione emozionale.
-Persone tra i 35 e i 50 anni, nel pieno della vita familiare (matrimonio, figli, incombenze economiche, lavoro…), che affrontano ogni cosa con un’eccessiva partecipazione e/o disponibilità emotiva (dal “cuore grande” o che vivono tutto “di petto”) e una tendenza all’iperattività.
-Persone che hanno vissuto lutti o separazioni o che hanno dovuto far fronte a cambiamenti improvvisi, nei quali sentono di aver perso una parte importante di sé. 

Infarto: i suggerimenti per la prevenzione e per la cura
– I fattori di rischio di infarto sono: sedentarietà, stress, fumo, alimentazione sbilanciata. Non vanno trascurati neanche i prolungati stati ansiosi e/o depressivi.
– Non è mai tardi per provare a vivere le emozioni in modo più diretto e aperto: commuoversi, innamorarsi, esprimere eventuali contrarietà e, soprattutto, non ignorare la sofferenza in seguito a eventi negativi, anzi, darle spazio, elaborarla, manifestarla.
– Per chi è invece troppo emotivo, il consiglio è di imparare a farsi coinvolgere in modo graduale: alcune situazioni, infatti, richiedono che ci si dia al cento per cento, altre necessitano di una partecipazione più distaccata. Riconoscere queste differenze è fondamentale, per non affrontare tutto di petto.
– Chi ha già avuto un infarto del miocardio, è importante non deve vivere nella paura di averne un altro: i fattori di rischio si riducono in chi segue una vita sana tanto che la possibilità di un altro evento simile è uguale a quella di tutte le altre persone.

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