VIDEO Vincere l'ansia senza psicofarmaci

Ritrova lo sguardo incantato e sognante dei bambini: solo lontano dai pensieri razionali puoi dire addio all’ansia

Nel nuovo numero di Riza psicosomaticaVincere l'ansia senza psicofarmaci” vi parlo delle regole indispensabili per superare questo disagio così diffuso. La più importante è l’incanto. Da quanto tempo non ti incanti più, osservando un panorama, un albero, o mentre stai facendo qualcosa che ami?

Pensate a una cosa in apparenza banale come truccarsi, l’operazione che le donne fanno ogni mattina. Quando si trucca, una donna si immerge completamente in quell’azione, è incantata: non ci sono suoni, rumori, non ci sono ritardi che tengano... Per un attimo quell’azione sospende tutto il mondo intorno. In quel momento, truccando la propria pelle, è come se stesse accarezzando la pelle del mondo. Mi viene in mente Gaston Bachelard, filosofo e grande studioso della psiche, che ci ricorda che la parola “cosmesi” ha la stessa radice di “cosmo”: quando una donna si trucca, si sta truccando, senza saperlo, l’intero Universo...

Ogni disagio, quindi anche l’ansia, è figlio della mancanza di infinito dentro di noi. L’ansia è sempre collegata a giudizi rivolti verso noi stessi, al voler correggere qualcosa che non va bene, qualcosa che pensiamo di aver sbagliato, o un’azione che non abbiamo fatto. Se continui a coltivare quei pensieri, l’ansia si cronicizza. Il mondo interno invece ha bisogno di quello sguardo cosmico che hanno le donne quando si truccano, quando sono totalmente immerse nell'azione, quando sono lì, ma anche altrove, quando accarezzano la pelle del mondo, quando ricercano la bellezza che permette di riconoscersi come uniche.

L’ansia è sempre figlia di un pensiero dominato dai doveri, dal dover essere, dall’assomigliare, dal volere appartenere e soprattutto del non riuscire più a immaginare. Un buon esercizio da fare durante la giornata, allora, è cercare l’incanto; quell’incanto che vediamo nei bambini che iniziano a fantasticare appena viene loro raccontata una fiaba. I nostri disagi interiori segnalano che abbiamo perso la magia. La maschera che indosso, il personaggio che credo di essere, persino la mia storia personale, devono svanire per lasciare spazio al “me che si incanta”.

Marco ad esempio, un mio paziente, mi racconta di essere uscito dagli attacchi d’ansia immaginando di essere un guerriero che combatteva in tempi antichissimi; Adele immaginava di essere una nutrice che allattava i bambini nell’antica Grecia. Rossana si incantava immaginando di essere la ninfa dei boschi e così via.

In questo numero di Riza psicosomatica parliamo molto delle tecniche che portano a incantarsi, a uscire dalle prigioni mentali dell’Io cosciente. Nessuno può star bene se continua a raccontarsi la sua solita storia e se continua a credere che sia il suo modo di essere il problema da risolvere. Noi non siamo al mondo per risolvere i problemi, ma per seguire quello spazio incantato che ci porta là dove dobbiamo andare. Buona lettura!

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