VIDEO Lo Psicoterapeuta, il poeta dell’anima

La terapia non è il luogo in cui si cercano le cause e si spiegano i motivi dei propri disagi, non è uno spazio per fare ragionamenti e nemmeno l’occasione per fare i conti col proprio passato: è invece la via per avvicinarsi sempre più al nucleo interiore della personalità, quel nucleo che contiene le nostre capacità e attitudini, che sa cosa è meglio per noi e che strada dobbiamo percorrere.

Leggevo qualche giorno fa alcuni testi del grande poeta Giorgio Caproni e pensavo che, in fondo, lo psicoterapeuta dovrebbe essere come un poeta, che di volta in volta crea qualcosa di nuovo. Lo psicoterapeuta non ama parlare di sé e nemmeno vuole che lo facciano i suoi pazienti. Qualcuno, in una trasmissione televisiva cui partecipavo, mi chiedeva: «Ma se in psicoterapia non si parla di sé, allora di cosa si parla?». Il problema è che quel “te” di cui vorresti parlare non esiste più, è già morto nel momento in cui ne parli.

Caproni scrive: «Il poeta (potremmo dire anche lo psicoterapeuta) è un minatore, che percorre le segrete gallerie dell’anima». Mentre tu vorresti parlare del “te” che pensi di essere, queste “gallerie” continuano a esistere e anzi è lì che in realtà vive il tuo nucleo più autentico. E solo lì puoi incontrare quei nodi di luce che vivono sotto gli strati superficiali dell’Io, diversi per ogni individuo.

C’è una guida dentro di te, un principio che tiene insieme tutte le cellule che ti compongono e che ti fanno l’essere unico che sei. I disagi emotivi nascono quando ti allontani da questo principio, quando ti identifichi con i pensieri, con le opinioni, con i giudizi: con tutto ciò che di esterno e superficiale ti circonda e che assorbi ogni giorno. Anche la psicoterapia rimane un esercizio narcisistico finché ci limitiamo a spiegare fatti esterni, a rovistare tra gli accadimenti, alla biografia, alla storia. Non siamo solo questo, siamo molto di più, siamo abitanti delle misteriose gallerie dell’anima di cui parla Caproni.

Inizi a stare bene, allora, quando smetti di dirti come devi essere, quando non hai più un parere precostituito, quando non ti identifichi con modelli di perfezione, quando non segui il gregge. Il narcisismo termina quando ti puoi inabissare tanto in te stesso da scoprire qualcosa di nascosto e luminoso. C’è una verità profonda che attende di essere svelata e come il seme della pianta crea l’essere che sei. Se invece ripeti le stesse frasi, i soliti discorsi, se continui a lottare contro te stesso, se vuoi migliorarti, fallirai.

Ogni sintomo (come ad esempio il panico o l’ansia) da una parte ti toglie qualcosa, ma dall’altra ti fa un enorme regalo: ti fa scoprire che sei debole, fragile, che in fondo non sei diverso dal bambino che eri. Perché sono proprio i lati di te che escludi, che combatti, che neghi a trasformarsi in sintomi.

Il Sé vuole condurti, ma può farlo solo se non lo sovrasti con i pensieri, con le spiegazioni, con il tuo parere. Inizia a dire a te stesso: «C’è un lato di me che non va bene, che mi fa soffrire? Lo lascio lì, non cerco di correggerlo». Le contraddizioni ci tengono in vita, perché distruggono il modello perfezione che è la nostra vera dannazione. «Io sono questo. Non ho commenti da fare su di me, né opinioni, né pareri»: ecco cosa dirsi per cominciare a cambiar rotta e stare bene.

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