Raffaele Morelli: Non esiste nessuno al mondo uguale a te!
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: Non esiste nessuno al mondo uguale a te!

I disagi interiori arrivano perché ci siamo allontanati dalla nostra unicità, dalla nostra natura. Ed è sempre un atteggiamento mentale sbagliato a tenerli in vita. Solo smettendo di ragionare come tutti gli altri possiamo finalmente ritrovare la nostra strada

Molti dei nostri disagi dipendono semplicemente dal fatto che ci stiamo allontanando dalla nostra unicità. Spesso non ce ne accorgiamo perché siamo presi dal voler assomigliare agli altri. Ognuno di noi ha un modo speciale di essere nel mondo che non somiglia a quello di nessun altro: se ci allontaniamo dalla nostra natura non possiamo star bene.

Il compito della psicoterapia prima di tutto e più di tutto è quello di far trovare a ciascuno la sua strada, di non indugiare sulle vicissitudini, sui traumi, su cosa è andato bene o male nella nostra esistenza. Ciascuno ha un destino da seguire che gli appartiene. Questo destino è scritto nel lato più antico della nostra personalità: spesso i nostri disturbi nascono dall’aver dimenticato il fatto che non c’è un altro al mondo uguale a te. «L’uomo animato dal desiderio - dice Martin Buber - può giungere alla perfezione solo a partire dalla sua natura, non dalla natura estranea. Chi afferra il gradino del compagno e lascia andare il suo, non realizzerà né questo né quello».

Mi sembra opportuno riportare una email che rivela come frequentemente riteniamo, quando c’è un disagio, che non vi siano vie d’uscita. Dimentichiamo che in noi esiste una profonda capacità di autoguarigione che si attiva quando smettiamo di ragionare come tutti gli altri, di affidarci all’esterno, quando comprendiamo che esistono sempre le risorse terapeutiche per venirne fuori. A volte pensiamo che non ce la faremo mai a tornare a stare bene e dimentichiamo che è il nostro atteggiamento mentale a tenere in vita i disturbi. Ecco cosa scrive Giulia.

Gli svenimenti di Giulia

«Salve Raffaele, mi chiamo Giulia, ho 21 anni. Da qualche mese ho degli svenimenti che avevo avuto in alcune occasioni quando ero più piccola, a 14/15 anni. Mi sono ritornati in situazioni di ansia o stress o quando provo delle emozioni che non so gestire, purtroppo mi è capitato di svenire per strada da sola o al lavoro e di sbattere la testa facendomi molto male. Praticamente non sono più serena, mi capita ai colloqui, non riesco a trovare più un lavoro, non riesco a uscire da sola, ho perennemente paura di cadere e di farmi male, sono sempre accompagnata dalla mia famiglia o dal mio ragazzo o da amiche e amici. Devo dipendere dalle persone, non posso iscrivermi in palestra da sola, pensavo che continuando a vivere normalmente e provando comunque a fare finta di niente sarebbe passato, ma sta peggiorando. Non ho soldi per pagarmi uno psicologo, non avendo un lavoro, non posso fare una passeggiata da sola per paura, non riesco più a vivere, più passa il tempo più la mia testa si riempie di pensieri negativi. Non riesco a stare bene nelle mie giornate perché non posso seguire le mie passioni o condurre la vita come voglio e quindi ci sto male e penso sempre al problema, non trovo soluzione. Ho bisogno di un suo consiglio. Guardo sempre i suoi video e lei fa sembrare i problemi meno gravi, più risolvibili e normali. Grazie e buona serata!».

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Non dominare, arrenditi

Questa prima email di Giulia arriva ad aprile 2023 e occorre soffermarsi sul significato profondo degli svenimenti. Appurato che non vi sono disturbi organici, la domanda è: cosa vuole l’anima quando ci fa crollare, cadere, quando la coscienza improvvisamente si oscura come accade quando si sviene? Forse è il nostro modo di vedere il mondo che non corrisponde alla nostra natura più profonda.

Ho visto molte persone che cercavano di essere forti, indipendenti a tutti i costi, di dominare le emozioni, che a un certo punto della loro esistenza crollavano, perdevano l’orientamento, arrivavano crisi vertiginose oppure svenivano. Tutti, come Giulia, seguivano modelli che non appartenevano loro e l’anima li indeboliva facendo in modo che si aggrappassero agli altri, si facessero accompagnare da un posto all’altro. Solo così la debolezza veniva accettata, a discapito del modello di forza che volevano trasmettere al mondo.

È interessante notare che solo qualche mese dopo, a fine dicembre, via via che Giulia si è avvicinata sempre di più al suo modo di essere nel mondo, quando ha eliminato i comportamenti centrati sull’assomigliare agli altri, tutto è cambiato. Ecco cosa ha scritto.

Conta solo l’adesso

«Salve Dottor Morelli, le ho scritto ad aprile di quest’anno una email perché avevo degli svenimenti causati da emozioni che non sapevo gestire o qualcosa del genere, comunque sia, il motivo non importa, perché sono guarita! Questa email la sto inviando più per me che per lei, ma le voglio dire che rileggendo la mia vecchia email dove le chiedevo aiuto mi sono emozionata, perché riguardandola è passato tanto, senza accorgermene. Dal momento in cui ho smesso di pretendere qualcosa da me o di pretendere di assomigliare a qualcun altro o che la mia vita assomigliasse a quella di un’altra persona, la mia vita è andata a meraviglia. Non le dico che non ho più ansia, quella c’è anche se meno e va bene così. Perché ora quando devo affrontare una situazione, non penso più a come dovrei comportarmi, a chi dovrei assomigliare, in quale personaggio immedesimarmi per affrontarla, no, penso ad affrontarla e basta, come Giulia la affronterebbe, magari un po’ spaventata, imbarazzata e impacciata, ma l’importante nella mia testa è quel momento. Cosa sta accadendo e non cosa potrebbe succedere o accadere, l’importante è sopravvivere a quella singola esperienza perché in quel momento conta solo quella. Né passato né futuro, conta solo quel momento presente, pur agitato che sia, brutto che sia, o sconvolgente, ma è quello, e allora cosa faccio? Faccio di tutto per affrontarlo. Noi abbiamo tutto dentro di noi, e quando succede qualcosa mi accorgo di quanto riesca a cavarmela e, in automatico, a tirare fuori cose da me stessa, solo fidandomi del mio istinto. Sono passati otto mesi, prima non riuscivo nemmeno a uscire a fare una passeggiata da sola. Ora lavoro, vado in palestra da sola, vado ovunque io voglia, e tutto questo solo vivendo il presente, senza pretendere che qualcosa migliori oppure cambi, ma accettandolo e cercando di stare nel presente il più possibile».

Quando stai male, quando soffri di ansia, di attacchi di panico, di disagi psicosomatici, chiediti sempre: che cosa mi sono dimenticato di me? A chi sto cercando di assomigliare? Quando lo comprendi fai scattare l’intervento del Sé, il Signore dell’autoguarigione. Così è successo a Giulia.

Vuoi raccontarci la tua esperienza, i tuoi dubbi, i tuoi successi? Manda una mail a [email protected]

raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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