Raffaele Morelli: Quando soffri, qualcosa sta nascendo
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: Quando soffri, qualcosa sta nascendo

Più ti concentri sul “tuo problema”, più diventa cronico. Sposta invece l’attenzione su qualcosa di insolito che si affaccia

In psicoterapia attribuisco scarsa importanza ai racconti dei miei pazienti. In genere si ostinano a vedere sempre lo stesso problema, a parlare dello stesso disagio e si convincono sempre di più che sia causato da eventi esterni, separazioni, fallimenti, matrimoni sbagliati, lavori insoddisfacenti. Io invece vado alla ricerca di ciò che capita loro di eccezionale, qualcosa che non c’entra niente con i disturbi, che non ha nessun legame con la storia, con la loro vita passata.

Ci sono sempre cose che ciascuno fa e continua a fare indipendentemente da quello che lo disturba o dalle cose che gli capitano e che sembrano vere e proprie sorprese. Se accade qualcosa di eccezionale vuol dire che il paziente sta allontanandosi dalla “norma”, mentre noi facciamo di tutto per essere normali, vale a dire come tutti gli altri. C’è qualcosa che non hai previsto nella tua vita e che pure sta prendendo spazio dentro di te? È questo che bisogna osservare, perché l’eccezionalità viene sempre dal Sé, dal centro della nostra essenza e capita spesso, solo che noi, presi dai nostri pensieri, non la vediamo.

Un giorno Marco (64 anni) mi dice: «Scusi posso andare via 10 minuti prima? Perché devo andare dalla mia cavalla Lucy. Se non mi vede sempre alla stessa ora, comincia a nitrire e va avanti finché non arrivo. Come la coccolo e la tiro fuori dalla stalla è felice. Mi mette il muso sulla spalla...». Marco è un uomo molto razionale e parlava sempre, durante le sedute, delle sue ossessioni, come controllare il gas, la porta chiusa e così via... Non ama gli animali, ma prendersi cura di Lucy è per lui «qualcosa da fare assolutamente, senza tentennamenti, perché senza di me lei sta male».

Salvato da un incontro inatteso

Il cavallo non c’entra niente con lui, con la sua vita, con i suoi interessi, con il suo lavoro. Eppure alle 18 di ogni giorno va al maneggio, fa uscire Lucy dalla stalla e la porta in giro per tutto l’agriturismo. Nella sua vita Marco non ha mai cavalcato: passeggia semplicemente con Lucy. «Se non ci vado - mi dice - sto male anche io, le parlo, lei è contenta». Gli dico che la sua cavalla è il suo talismano che lo protegge. «C’è stato un periodo in cui ero depresso, andavo tutti i giorni al bar a bere con gli amici. Senza Lucy sarei diventato un ubriacone».

È interessante notare che per tutti, ex moglie compresa, lui è “il gelido, l’uomo senza emozioni”. Lucy l’ha presa in consegna perché sua figlia si è trasferita in un Paese lontano. Per un bel po’ ha tentennato, ma un giorno è andato a pagare il proprietario del maneggio e lì è nato il feeling con Lucy. E da quando la va a trovare tutti i giorni, le ossessioni sono pressoché scomparse. Con Lucy, Marco ha incontrato la tenerezza, il prendersi cura della femminilità, cose che nella sua vita non erano mai accadute. Senza saperlo ha riscoperto quella dolcezza che aveva sempre rimosso e attraverso Lucy ha incominciato a viverla.

L’uomo irruento, focoso, ha trovato la pace nel suo opposto. «Mi sono visto diverso con Lucy, prima di tutto ho scoperto la pazienza, il silenzio. Io e lei abbiamo un’intesa spontanea». Forse le ossessioni erano le voci della sua dolcezza, della sua femminilità repressa. Tra i grandi simboli del cavallo c’è quello dell’unione degli opposti: il lato focoso e la femminilità materna della luna. Certamente, conoscendo Marco, ci si accorge che il rapporto con Lucy è stato qualcosa di eccezionale, di imprevedibile: è stato bravo a non scappare di fronte ai sentimenti che nascevano dal rapporto con la cavalla. Bisogna smettere di credere che noi siamo soltanto i disagi che ci affliggono, che la nostra vita sia soltanto quella realtà. Ci sono tanti stati d’animo e tanti incontri eccezionali che possono venire a trovarci e cambiarci la vita. Bisogna saperli aspettare.

Cosa fare quando soffri

Molte volte il disagio viene alimentato proprio dal nostro atteggiamento mentale. Scopri la via per uscirne in Cosa fare quando soffri di Raffaele Morelli.

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Le sorprese vengono dall'anima

Tutto si modifica solo se cambi la percezione, lo sguardo, l’atteggiamento mentale. In questo senso mi piace molto l’e-mail di Rossana. Anche lei scopre un altro mondo al suo interno, quello delle immagini e quello della percezione del dolore fisico.

«Mi chiamo Rossana, ho 58 anni, sono abbonata a Riza psicosomatica da pochi anni, seguo tutti i suoi interventi su Youtube trovandoli sempre molto interessanti. Pensi che mi piaceva seguirla fin da ragazzina, nelle trasmissioni di Maurizio Costanzo! Di recente ho partecipato al suo incontro online su “cosa fare quando soffri”; pur pensando di non avere la piena consapevolezza di soffrire, quell’argomento mi attraeva senza un perché. Ho provato, con grande difficoltà, l’esercizio immaginativo che lei ha proposto: il mio dolore era concentrato sull’anca sinistra, dolore reale che mi affligge da anni. Questa sera mi ritrovo a scriverle perché sto guardando la mia sofferenza, in questo preciso momento, mentre sto scrivendo: sono una donna che soffre per aver chiuso un rapporto di sedici anni con un narcisista. Ho letto tanto su questo argomento, rivedendomi in tutto. Ho detto basta a questa lenta tortura fatta di inganni, denigrazioni, aggressioni verbali, sparizioni e chi più ne ha più ne metta. Doppiamente soffro perché ho capito che è stato bugiardo fino all’ultimo. Dovevo incontrare un amore tossico per capire che il motivo per cui mi ero agganciata a un narcisista non era amore, ma attaccamento, una dipendenza. Con mio grande stupore, la mia zoppia non c’è più, il dolore all’anca è scomparso e da giorni cammino benissimo. A cinquantotto anni, ricomincerò da quel suo: “a te cosa piace?”. Ho il sacrosanto dovere verso me stessa di dimenticare ciò che è stato, per poter rinascere».

Anche i dolori fisici hanno bisogno che si modifichi l’atteggiamento mentale. Rossana si è accorta che il dolore all’anca è scomparso e ha ripreso a camminare senza problemi nel momento in cui ha lasciato andare via la sua identità legata al narcisista. Senza l’amore tossico ha ricominciato a camminare verso la sua indipendenza. Come ricordava Groddeck, il grande fondatore della psicosomatica, spesso certi nostri disturbi della deambulazione mimano i nostri blocchi mentali. Forse l’anca soffriva perché Rossana non riusciva a scappare da una “relazione tossica”. Oggi ne è libera e il dolore è scomparso. Questo è il grande mistero del linguaggio del corpo.

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raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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