Rancore, le regole d'oro per liberarsene
L'aiuto pratico

Rancore, le regole d'oro per liberarsene

Tutte le azioni che vorresti compiere ma rinunci a mettere in campo diventano aggressività repressa e rancore: per andare oltre, dai sfogo alla tua energia

Il lamento cronico caratteristico del rancore è simile a un vulcano il cui magma cova sotto la cenere e scalda un forno di rabbie inconfessabili. Ma quell’incendio è solo immaginario, un residuo del fuoco vitale che hai e che non usi, oppure che tieni al minimo.
Ne è un esempio il racconto di Filippo, che scrive a Riza Psicosomatica.

“Ho la testa piena di rabbia e rancore e sto male. Ripenso ai torti subiti, alle cose andate storte, ai miei studi interrotti per cause esterne, al lavoro che non mi valorizza, poi penso a chi ha avuto fortuna, a chi ha tutto senza essere migliore di me e mi sale il nervosismo. In certi momenti questo mi crea insofferenza, fastidio, aggressività. E mi sale la gastrite, mi sento soffocare e allora rispondo male e vorrei distruggere tutto quello che ho attorno. Alla fine resto con un cerino in mano, mi dico che sono solo acido e cattivo e che il rancore mi sta divorando da dentro”.

Nessun rancore dura, se non lo fai durare tu

Tolti rari casi veramente gravi, non ci sono problemi o situazioni che possono rovinarti la vita “per sempre”: esistono semmai accadimenti dolorosi a cui poi ci attacchiamo, restando vittime di noi stessi. Inizia il lamento, montano la rabbia e il rancore, i pensieri diventano stantii e ripetitivi e tutto si ferma. Questo non accade a causa dell’evento in sé, ma dell’atteggiamento mentale che assumiamo nei suoi confronti. Chi agisce così implode: non usa più le proprie capacità creative, non è protagonista, delega, si lamenta, restando però fermo e passivo, vittima di se stesso e del rancore che ne è la diretta conseguenza.

Se esci dagli alibi spegni il rancore

Tutto il rancore, la rabbia la frustrazione, la tristezza e il dolore, vengono così proiettati sugli altri, sull'esterno: il mondo diventa ostile, tutti sbagliano, nessuno ci capisce e la sfortuna sembra non finire mai. L’immobilità diventa la protagonista della vita: al lamento non seguono azioni, nessun piccolo passo, mentre aumentano le sensazioni fastidiose, i pensieri cattivi e le esplosioni aggressive, unica via di fuga per tutta l’energia trattenuta in un simile atteggiamento controproducente. Ma occorre ricordare una legge dell’anima, universale: ciò che di noi sembra cattivo e malvagio, utile solo a far danni, è in realtà un lato che abbiamo represso e che si ripresenta sotto forma di rottura e distruttività. Questa parte, in realtà, non vuole distruggere qualcosa all'esterno, ma solo i nostri blocchi interiori. Si lamenta per le cose che non stiamo realizzando, per gli alibi dietro cui ci nascondiamo. Lo fa perché possa nascere una nuova vita deve essere distrutta ed eliminata quella vecchia e morta. Perché possa accadere qualcosa di nuovo, occorre fare azioni nuove, come quelle che ti suggeriamo qui sotto.

Metti in moto la tua energia

Tutto ciò che non esprimi si accumula dentro di te per poi esplodere anche quando non vorresti. Per riuscire a sbloccare questo accumulo, il corpo è il tuo alleato più prezioso. Fare sport e fatica fisica aiuta a spegnere il cervello e a scaricare l’eccesso di energia accumulata sotto forma di rancore. Scegli qualcosa che ti piace, non preoccuparti della prestazione o del risultato, la tua attività deve portarti a sentire la forza che ti abita e poi lasciarti con quella piacevole sensazione di svuotamento che ne segue.

Assapora il vuoto e fai pulizia

Gli spazi in cui vivi a volte sono metafore del nostro mondo interno. Una mente ingombra di pensieri è molto simile a certi cassetti o armadi, alle cantine, ai box e ai solai. Dedica un po' di tempo a svuotare questi spazi, elimina ciò che da tempo non usi più, butta via le cose lasciate lì a prendere polvere e crea degli spazi vuoti. Mentre lo fai immagina di buttare via anche alcuni pensieri e ragionamenti che ingombrano la tua mente senza servirti a nulla.

Con le mani trasformi il rancore in creatività

Efesto, dio greco della fucina e del fuoco vulcanico, era una divinità particolare: rifiutato dalla madre e deriso dagli altri dei per la sua gamba zoppa, sfortunato in amore, è l’unica tra le divinità dell’Olimpo che lavora. Dopo essere stato scacciato dal monte sacro, impara a essere il più abile tra gli artigiani, capace di creare le armi degli dei e di tutti gli eroi. Rappresenta quindi simbolicamente la capacità umana di trasformare le emozioni più profonde, “vulcaniche” e dolorose in qualcosa di bello e utile. Attraverso il “fare delle mani” è dunque possibile canalizzare rancore, rabbia e tristezza in una direzione che pur dando loro spazio diventa creativa e non distruttiva.

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È il mensile di psicologia che aiuta a occuparsi di sé per vivere bene e migliorare la qualità delle nostre relazioni.

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