Il mio compagno ama anche un'altra: che faccio?
Coppia e amore

Il mio compagno ama anche un'altra: che faccio?

Una situazione difficile, nella quale è facile cedere allo sconforto o prendere decisioni avventate: se percepisci bene il disagio, capirai presto cosa è giusto fare

Fra tutti i dolori che possiamo provare, le pene d'amore sono fra i più intensi. Così, quando la sofferenza è particolarmente acuta, è facile spostare l’attenzione dal dolore alle cause: si fa ricorso alla mente razionale, per tentare di dare una spiegazione a quanto succede e a quel che si prova, cercando di capire cosa fare. In questo modo non si riesce a prendere alcuna vera decisione e il dolore non passa. È quel che capita a Margherita, che in una lettera alla redazione di Riza Psicosomatica, racconta la sua storia. Mesi addietro, Margherita conosce un uomo e comincia una relazione. Dopo un inizio burrascoso (lui eccessivamente geloso, lei desiderosa di spazio ed evasione), la coppia sembra prendere il volo, ma un giorno ecco il fulmine a ciel sereno: il suo compagno le confessa di essersi innamorato di un’altra donna.

Un tradimento apparentemente insolito

Non è un tradimento fisico, ma di un profondo sentimento non ricambiato verso una donna a suo dire giovane, bella e intelligente, che non fa altro che raccontargli le pene d’amore col proprio uomo. Il partner di Margherita vivrebbe quindi con questa donna un ruolo da consolatore che si dichiara contento di avere. In più, non desidera lasciare Margherita, afferma di amarla e volerla ancora, ma desidera vivere liberamente quest'avventura parallela, alla luce del sole. Sconvolta, ma anche colpita dalla sincerità di lui, Margherita ci chiede: “È possibile amare due donne allo stesso tempo?”

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Quando le domande nascondono il vero problema

Ci chiediamo: davvero il problema di Margherita è capire se sia possibile amare due persone contemporaneamente? Se rispondessimo di sì, il suo dolore cesserebbe? Se dicessimo di no, si farebbe una ragione di quel che accade? Come spesso capita, le cose non sono semplici come appaiono. La maggior parte delle persone, di primo acchito, direbbe a Margherita di lasciare il suo compagno subito. Ma nella quotidianità le cose sono più complesse, non ci sono solo il bianco e il nero, ma moltissime varianti di grigio. Questo è precisamente quel che prova Margherita: una nube d'incertezza la avvolge, non sa cosa fare. Così, cerca di capire almeno se sia possibile provare i sentimenti che il partner afferma di sentire, nella speranza che questo possa fare chiarezza dentro il suo cuore. Ciò non avviene, perché la ragione e le spiegazioni non fanno passare il dolore.

Cedi al dolore e incontra la tua rabbia

Margherita non prende in considerazione un fatto: alla notizia di quanto accaduto, lei non ha provato solo dolore, ma anche una profonda paura, quella della fine di questa relazione, su cui ha investito molto e che non vuole veder tramontare. Ecco il motivo delle sedute di psicoterapia, mindfulness e yoga, che Margherita dichiara di usare per “concentrarsi sul presente e sforzarsi di allontanare il pensiero di lei, per riuscire in un modo o nell'altro a tenere in piedi la relazione”. Ma psicoterapia, yoga e ogni altra tecnica di rilassamento servono a ben poco e i suoi sforzi cadono nel vuoto: quel pensiero ritorna come “un chiodo fisso che mi tempra ma mi distrugge”. Perché avviene tutto questo? Perché Margherita sta recitando, non solo col suo compagno, ma anche con se stessa.

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Recitare ingigantisce la sofferenza

Questo dolore che la distrugge non è solo una reazione comprensibile di fronte a un tradimento subito, pur non fisico, ma un messaggio preciso della sua anima: “Margherita, smettila di domarti: sei piena di rabbia, sfogala!”. Margherita pensava che aver placato la sua voglia di evasione (quella che aveva all'inizio della relazione con quest'uomo) costituisse un'evoluzione verso una relazione felice. Ma ora che la coppia è in pericolo, cerca di sedare il profondo sconvolgimento emotivo che sta vivendo pur di salvaguardarla. Non riuscendoci, si convince che il dolore possa in qualche modo renderla migliore, temprarla. Questa convinzione è frutto di una cultura, la nostra, che ha idealizzato acriticamente il sacrificio. Non è così: un dolore negato, e per questo irrisolvibile, non ti fa evolvere, ti fa solo star male.

Basta domarsi: solo così risolvi

Che può fare dunque Margherita in una situazione del genere? Innanzitutto, come sta tentando di dirle la sua anima, smetterla di domarsi e cercando di razionalizzare le emozioni che sta provando. Poi mettersi in ascolto del suo spazio interno e GUARDARE bene: perché i numerosi sforzi di allontanare il dolore sono falliti? La persona che Margherita ha accanto è davvero quell’ideale di sincerità che afferma di essere o è piuttosto un uomo che, non potendo ottenere quello che realmente desiderava dall’altra donna, si è messo nei panni dell'amico comprensivo che suona quantomeno ipocrita? Quella che la ragazza loda come estrema sincerità, sembra piuttosto un sadico bisogno di potere sulla relazione: il suo compagno, non riuscendo a soddisfare il suo desiderio dell’altra, lo compensa col potere su Margherita. Concentrandosi sul dolore e vivendolo pienamente, anche lei riuscirà a comprendere cosa accade davvero e a questo punto quel che andrà fatto sarà chiaro anche ai suoi occhi.

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