Quando la vita che conduciamo improvvisamente diventa insostenibile, l’ansia ci sta avvertendo che ci siamo smarriti ma ci indica anche la via per ritrovarci
Giada, giovane lettrice di Riza Psicosomatica, ci scrive per parlare del periodo che sta vivendo, che definisce il peggiore della mia vita. Ecco le sue parole: "Ho sempre sofferto di ansia e manie di perfezionismo, anteponendo lo studio e il dovere a tutto. Ma adesso sono in totale blocco: la mia mente non risponde più come prima e mi sembra insostenibile il semplice svegliami al mattino, incontrare le persone o riuscire a terminare il mio percorso universitario. A volte il cuore sembra voler uscire dal petto e lo stomaco si contorce dall'ansia. L'unico momento di tregua è la notte, quando rimango sola con me stessa e mi affido al buio, ai sogni. Sento che nel mio corpo è in atto una guerra ed è la mia smania di confrontarmi con gli altri che mi ha portato a questo, impedendomi qualunque autenticità. Ne è prova il fatto che alla mia età, nonostante sia ritenuta una bella ragazza, non ho mai avuto e voluto nessuno accanto a me. Ora vivo questa cosa con grande malessere, sempre più insostenibile…”
Il momento che Giada sta vivendo, che definisce il più brutto della sua vita, è allo stesso tempo anche il più importante. Quando ci sentiamo bloccati e impossibilitati ad andare avanti è segno che la vita che stavamo conducendo non era "la nostra" e che non era più possibile continuare a fingere, pena un'ansia insopportabile e insopprimibile. Per Giada è arrivato il momento di evolvere e nel suo caso evoluzione significa il prorompere di quell’interiorità profonda da cui si è sempre tenuta lontana. Ora che è gli studi volgono al termine, la "resa dei conti" con se stessa si avvicina e lei non regge più quel ruolo per tanto tempo recitato, quel modello maniacale di perfezione nel quale si era identificata: “prima il dovere e poi il piacere”. L'ansia le sta impedendo di continuare a portare avanti la finzione, il prezzo è troppo alto...
La stessa Giada ne è consapevole, in fondo sa che la voglia di apparire perfetta agli altri e a se stessa le ha impedito di essere anche altro dalla persona ligia ai doveri, le ha impedito di essere Giada nella sua autenticità e in ogni suo volto. Ma a volte la consapevolezza non basta e se la mente non vuole ascoltare, l’anima si affida al corpo: il cuore sembra uscire dal petto, lo stomaco si contorce, il blocco persiste... Sono sintomi d'ansia che da tempo si presentavano, ma a cui non era stato dato il giusto ascolto. Per fortuna, l’anima non si arrende e per riportarci a noi stessi è disposta anche a scatenare una guerra interiore, quella che Giada stessa sente di vivere: è la battaglia per l’autenticità.
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Interessante è la predilezione di Giada per la notte, il buio e il sogno, i soli momenti - racconta, dove può rimanere sola con se stessa e, probabilmente, sentirsi se stessa. Un fatto che fa riflettere perché il blocco insuperabile di cui lei parla è portatore di un'ansia simile a quella che si può provare nell'ora più buia della notte, quando ci si sente persi perché la luce è lontana. Dunque, se Giada come ha imparato ad affidarsi alla notte, può imparare ad affidarsi a questo blocco, viverlo pienamente, senza cercare di superarlo o di mandarlo via con la forza del ragionamento, del tutto inutile. Se lo farà, la luce seguirà il buio naturalmente, senza sforzo. Del resto, il buio è il necessario contraltare alla luce diurna. Il blocco d'ansia di Giada era il messaggio potente e irresistibile di cui aveva bisogno per prendere finalmente contatto con i suoi veri bisogni: il piacere, l’amore, il sentirsi perfetti così come si è, senza dipendere da un risultato. Se sarà capace di farlo allora l’alba potrà finalmente risorgere. L’alba della vera Giada...