Raffaele Morelli: La distrazione è la vera cura
L'aiuto pratico

Raffaele Morelli: La distrazione è la vera cura

Mai ragionare sui problemi emotivi, e mai cercare di risolverli. L’anima attiva le vere energie terapeutiche solo quando sposti l’attenzione: allora ti accorgi di fare cose di cui non ti pensavi capace e il dolore e le crisi possono sfumare

Tutte le persone che vengono in psicoterapia hanno un problema da risolvere. Un matrimonio che non funziona, un lavoro insoddisfacente, un figlio trasgressivo, oppure lotte famigliari con i genitori o ricordi, rancori che incombono. Insomma, tormenti che occupano la totalità della mente, che dominano la vita interiore. Io però faccio un patto con i miei pazienti: non parliamo del problema, del conflitto, di quello che secondo lei non funziona.

Per i latini “persona” significa maschera, quella che indossavano gli attori Romani per recitare. Così, io ritengo che i nostri disagi cambino completamente in base alla persona-maschera che recitiamo. Il grande psicanalista Moreno, che ha inventato lo psicodramma, si era accorto che in base al ruolo, si attivava un modo diverso di parlare, di essere nel mondo. Come figlio dico cose che come padre o madre non mi sognerei mai di pronunciare. Ma vado più in là: bisogna uscire dal ruolo, cercare il Vuoto, il distacco, la quiete, la distrazione anche nel pieno di un litigio, o quando un problema ci assilla. Come fanno i bambini che, anche nei grandi dolori, si distraggono giocando.

L’anima ha tanti territori, tante stanze: se vediamo sempre solo il problema, finiamo per chiudere le porte delle stanze della gioia, del benessere, della tranquillità, dell’Immenso, del Senza Tempo, dove scorrono energie terapeutiche. Queste stanze contengono saperi inimmaginabili, come dicevano i Taoisti, e sono presenti anche nei più grandi conflitti, ma la nostra ostinazione a rimuginare sui problemi chiude le loro porte e si inaridiscono o spariscono. Così escono dal nostro mondo interiore e finiamo per credere che siamo solo il conflitto da risolvere. Distrarsi è trovare la cura, la guarigione… Sentite Mara.

Una visione può rapirti

«Scrivo questo pensiero perché credo sia una delle cose più straordinarie che mi siano capitate negli ultimi anni. Ero nel bel mezzo di un litigio molto acceso con mia madre, uno di quei litigi sul denaro e sul lavoro che mi fanno sudare le mani dal nervoso e mi riempono la testa di pensieri… Tutto sembrava come sempre: le solite parole, la solita conclusione - trovare un nuovo lavoro per riuscire a condurre una vita migliore - e tanti inutili progetti… Quando a un tratto una sensazione meravigliosa è partita dallo stomaco fino a farmi percepire una vera e propria ondata di felicità… Ad un tratto non c’erano più mia madre, né il lavoro, né i soldi e neppure io… C’era una donna che stava indossando il più bel paio di calze mai viste, che si sistemava i capelli e che accendeva una candela mentre si intravedeva da una finestra il sole tramontare. Questa magnifica e inaspettata visione mi ha dato una felicità mai conosciuta… Una felicità vera… Non dettata né da qualcuno né da qualcosa… A un tratto non ero la ragioniera disperata, ma ero semplicemente una donna che indossava un paio di calze. Mi piacerebbe se ne potesse parlare in uno dei vostri articoli, per sapere il vostro punto di vista da esperti. Grazie».

raffaele morelli

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Azioni che riportano al nucleo

Marcella (32 anni) ha vissuto un episodio simile quando, dopo una litigata furiosa con il marito, mentre decidevano di separarsi, ha sentito un terribile dolore al petto.

«Mi sembrava di morire» mi dice «ma improvvisamente ero altrove, come da un’altra parte. Ho detto semplicemente “basta” alla discussione. Sono andata a fare il bucato. L’odore dell’ammorbidente, le mani che preparavano il bucato, mi hanno regalato in pochi istanti la gioia di vivere»

Entrambe, Mara e Marcella, si sono distratte attraverso il corpo: lo stomaco che gioisce e il dolore al petto le hanno chiamate verso altre energie. Il litigio svanisce e compaiono azioni semplici, nitide, azioni che curano… Il bucato è una di quelle piccole cose, come fare il pane, tirare la pasta, pulire la casa, dove ci si può perdere, dove si smette di pensare e si è altrove.

Per Mara «il più bel paio di calze mai viste» mentre si sistema i capelli alla luce di una candela, è un’immagine della “donna eterna” che abita da sempre il mondo del femminile. Le immagini sono energie terapeutiche, ricordava Jung. Per tutte e due il conflitto è cessato e il dolore del litigio è svanito, sostituito da un attacco di felicità. Dietro la “maschera” che litiga, dietro il personaggio identificato nel disagio, nella rabbia, nel rancore, ci sono altre stanze dell’anima.

Come ben sapevano gli antichi, queste “stanze senza temposcendono in campo solo se ci distraiamo dal problema, che ci annebbia la vista. Ecco che il fare le cose con le mani, come Chaim de Tolschow, che cercava la pace interiore lavando i piatti e perdendosi nel gesto, diventa una vera azione terapeutica, che innesca la metamorfosi, il cambiamento, l’uscita dalle relazioni tormentate. Così, immaginare la donna che si trucca e indossa l’abito della bellezza chiama l’energia di Afrodite, che cura il femminile più di qualsiasi farmaco.

Sia Mara che Marcella sono state capaci di interrompere discussioni dolorose e inutili e hanno aperto le stanze antiche del Nucleo, dell’essenza. Mai ragionare sui problemi, mai cercare di risolverli. Occorre immaginare e fare cose semplici: ci penserà le la stanza dell’energia perenne del cervello.

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raffaele morelli
Psichiatra e Psicoterapeuta. Fondatore e Presidente dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Direttore responsabile delle riviste Riza Psicosomatica, Dimagrire, MenteCorpo.
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